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ASMEL lancia l’allarme: sulle concessioni balneari il tempo stringe

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ASMEL - Coordinatore nazionale del turismo Marrazzo


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Il Coordinatore nazionale del turismo Marrazzo: ‘Il 31 dicembre incombe e per i comuni bagnati dal mare non ci sono certezze. Dobbiamo coinvolgere immediatamente gli imprenditori del settore’

Riceviamo e pubblichiamo.

La tesi del governo che ritiene si possa disapplicare la direttiva Bolkenstein sulle concessioni in essere per mancanza del requisito della scarsità delle risorse in considerazione del fatto che avremmo il 67% delle spiagge libere a mio avviso in U.E. non reggerà

è quanto afferma il Dott. Vincenzo Marrazzo, Coordinatore nazionale del Partenariato Asmel Turismo e Coordinatore regionale dei Distretti Turistici della Campania.

Continua il Coordinatore:

Il criterio della scarsità della risorsa naturale disponibile, valuta solo uno dei tanti aspetti della tematica in questione. Va da sé che in termini di equilibrio del principio della libera concorrenza con l’efficace ed efficiente affidamento in concessione di suolo pubblico, la qualità delle spiagge ancora non assegnate è tutta da verificare.

I parametri utilizzati dal tavolo sono oggettivamente opinabili.

ASMEL fa sapere che nei comuni ad alta vocazione turistica di spiagge libere davvero ve ne sono poche. In Campania, il 68,1% delle coste basse è occupato da concessioni.

In alcune aree del Paese si supera il 90% e rimangono liberi solo pochi metri spesso in prossimità degli scoli di torrenti e/o in aree degradate. Le spiagge cui fa riferimento il Governo dunque nella maggioranza dei casi non sono appetibili per il mercato del turismo balneare e non trovano il favore di eventuali richieste di affidamento.

Ecco spiegato il dato nazionale che limita al 33% le spiagge date in concessione o con richiesta in corso. Per la restante parte si rileva che la richiesta effettiva non ci sia per ‘impraticabilità di campo’.

Conclude il coordinatore nazionale:

Invece di cercare alibi e cavilli, con il rischio non solo di multe e contenziosi con la UE, ma di trovarsi con Giudici che disapplicano le norme italiane in contrasto con quelle europee, meglio coinvolgere maggiormente gli imprenditori balneari nei sistemi di sviluppo turistico con procedure di gara che valorizzino il territorio giustificando il perdurare dell’utilizzo delle spiagge da parte dei concessionari uscenti.

In altre parole la collaborazione di questi ultimi con gli enti locali e le loro comunità può condurre a un ragionevole equilibrio tra le esigenze della collettività: servizi, attività manutentive su impianti ed arenili liberi.

Il nuovo Codice appalti, prevede, espressamente, la messa a gara di proposte di partenariato giudicate di interesse pubblico, con riserva di adeguati rimborsi agli uscenti.

I quali però ben difficilmente risulteranno tali se, in virtù dei loro legami sul territorio, saranno in grado di far squadra per presentare anche in forma associata proposte adeguate e tali da giustificare l’utilizzo esclusivo di beni demaniali da responsabili, qualificati e accorsati concessionari balneari.

Intanto il 31 dicembre incombe e per i comuni bagnati dal mare non c’è certezza al di là delle responsabilità in termini di danno erariale degli amministratori e dirigenti comunali in caso di mancato avvio delle procedure di gara, attesa la procedura di infrazione avviata dalla Commissione UE a danno dell’Italia.

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