Fine della latitanza per Marcello Dell’Utri. L’ex senatore Pdl è stato fermato pochi giorni fa, nella mattina del 12 aprile, in un lussuoso hotel di Beirut.
L’intelligence locale, dopo aver ricevuto segnalazioni dalla polizia italiana, in collaborazione con l’Interpool e la Dia, è riuscita a scovare il “nascondiglio” , se così può esser definito, del fuggiasco. L’ex senatore aveva fatto perdere le sue tracce dalla metà di marzo. Successivamente, il 24 marzo, venne avvistato sul volo Parigi-Beirut, ed una volta arrivato nella capitale libanese, non si sarebbe più spostato. Per giustificare questo allontanamento dall’Italia, Dell’utri avrebbe dichiarato che, in conseguenza ad un intervento di angioplastica, doveva recarsi all’estero per cure mediche. Ma dalle dichiarazione rilasciate dal fratello dell’ex senatore, Alberto Dell’utri, si ipotizza che la scelta della città non sia stata casuale, ma dovuta alle influenti conoscenze, anche in ambito politico, che Dell’Utri intratteneva nella capitale. L’arresto è avvenuto con modalità estremamente semplici: innanzitutto si è riuscito a trovare il “nascondiglio” grazie ad una carta di credito e ad una scheda cellulare attivate dal latitante, ed inoltre è bastato confrontare i nomi di tutti coloro che alloggiavano negli alberghi di Beirut, visto che Dell’Utri si era registrato usando il suo vero nome. L’irruzione è avvenuta verso le 9:30 e nella camera sono stati trovati un passaporto e dei soldi, 30 mila euro in banconote da 50, su cui però l’indagato non ha rilasciato nessuna dichiarazione. Quale sarà il futuro dell’ex senatore? Si aspetta l’incontro con il giudice libanese che dovrà convalidare l’arresto, a seguito del quale si potranno avviare le pratiche per l’estradizione. Quest’ultima è regolata da un accordo Italia-Libano, entrata in vigore nel 1975: il documento stabilisce che l’estradizione può essere negata solo se la condanna è conseguenza di un reato politico oppure se il paese richiedente non fornisce tutta la documentazione entro 30 giorni; ma la richiesta è già stata firmata dal ministro degli interni, Orlando. Nel frattempo si attende martedì, quando la Cassazione, si pronuncerà rispetto all’accusa di concorso estrerno in associazione mafiosa, per cui l’ex senatore rischia fino a 7 anni di reclusione.Monica De Lucia
Autore Monica De Lucia
Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.