Autore: Jared Diamond
Titolo: Armi, acciaio e malattie
Editore: Einaudi
Collana: Super ET
Anno di pubblicazione: 1997
Prezzo di copertina: €14,00
A sentir parlare continuamente di razzismo, mi è venuto in mente uno dei libri più illuminanti in merito che abbia mai letto.
Non che sia recentissimo, la sua prima edizione è datata al 1997, ma ‘Armi, acciaio e malattie’ di Jared Diamond resta una pietra miliare della letteratura etnografica e antropologica mondiale che non smetterà mai di gettare luce su alcune questioni di non poco conto che hanno determinato, e determinano ancora, la supremazia della cosiddetta razza bianca sugli altri popoli, in particolar modo, sugli africani, i nativi americani e la restante parte della popolazione mondiale che non rientra nei due terzi evidentemente dominati dagli europei.
In un’opera di enorme divulgazione nell’Ottocento, e più propriamente nel ‘Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane’, il diplomatico francese Joseph Arthur de Gobineau edificava le imponenti strutture del razzismo moderno teorizzando e promulgando l’intrinseca superiorità delle genti dalla pelle bianca, e soprattutto la purezza assoluta della razza ariana, sulle altre popolazioni del globo e diffondendo tra i suoi contemporanei diffidenza per la mescolanza etnica che avrebbe indotto inesorabilmente al declino e alla sopraffazione della tanto acclamata civiltà occidentale.
I tedeschi non mancarono di cavalcare l’onda nazionalista, già crescente in quel periodo, portando all’apice del movimento nazionalsocialista personaggi quali Wagner, Nietzsche e Hitler.
Il libro di Diamond, attraverso una dispiegata rassegna storiografica, ottenuta grazie a studi approfonditi e a ricerche sul campo, mette in luce tutti quegli aspetti tecnico – scientifici, geografici, biologici e culturali che, con il passare degli anni, hanno smentito e confutato la visione di Gobineau.
Non esistono fattori intrinseci che per natura conferiscano ai bianchi una superiorità rispetto ad altri popoli, il colore della pelle, così come le caratteristiche fisiche in generale, altro non sono che la risultanza dei meccanismi di adattamento al clima e all’ambiente circostante.
Oggi non è possibile mantenere una posizione razzista dal punto di vista biologico, non è corretto scientificamente, ma continua ad essere diffuso un pensiero discriminatorio di tipo culturale. Si fa riferimento alla propria cultura d’origine in termini di superiorità per giustificarne la ricchezza economica e legittimare, di conseguenza, sfruttamento e atti di sopruso sulle popolazioni altre.
Per anni in Italia abbiamo assistito alla diatriba tra nord e sud per il mancato adeguamento di quest’ultimo ai ritmi produttivi della macro – industria settentrionale, relegando la cultura meridionale alla stregua dell’incapacità e dell’ignavia, senza tenere conto di altri fattori quali quelli storici, ambientali ed etnici che in profondità permeano i caratteri socioculturali di interi gruppi umani. E così pure continuiamo a definire primitivi popoli che scelgono, nonostante la ormai virale globalizzazione, di vivere lontano dai centri propulsivi di un capitalismo scevro di contenuti, che non siano di tipo economico, ed efferato.
Negli ultimi secoli, le popolazioni europee hanno letteralmente occupato due enormi continenti, l’America e l’Australia, sterminando o riducendo in schiavitù interi gruppi etnici che per secoli in quei due continenti avevano vissuto. Hanno deportato migliaia e migliaia di africani nei campi a coltivazione americani ed europei, hanno imposto regole e istituzioni e, ancora oggi, molti credono che il motivo sia la superiorità intrinseca, l’intelligenza della razza.
Jared Diamond, attraverso ‘Armi, acciaio e malattie’ nel 1997, e ‘Collasso’ nel 2005, finalmente restituisce all’enormità e alla complessità dell’argomento, la giusta dignità. Chiarisce ed istruisce a riguardo, riportando il punto del discorso sulle reali condizioni ecologiche, geografiche e storiche che hanno determinato e che ancora oggi condizionano, i vantaggi, se così possiamo definirli, di alcune popolazioni sulle altre.
L’autore riscrive la storia dell’uomo e del mondo moderno partendo dalla sua comparsa, descrivendone tragitti e traiettorie, seguendone le tracce tra i diversi continenti e in diverse epoche. Durante la sua espansione, l’uomo ha ridotto all’estinzione intere specie animali, introdotto un modo stanziale di vivere insieme all’allevamento. Ha imparato a selezionare i migliori capi di bestiame, così come gli alberi, i cereali, gli arbusti e le leguminose. Ha capito che poteva usare gli animali non solo per ricavarne prodotti, ma per impiegarli come forza lavoro, per battersi in guerra. Ha inventato la ruota, i metalli, la scrittura e mai per nessun popolo si è ripetuta simmetricamente la stessa storia o la storia di altri.
Le diversità e le differenze, gli aspetti molteplici dell’ambiente terrestre si riflettono in maniera evidente nello sviluppo delle culture e delle società umane. E alla fin fine, è l’insieme di tutti questi aspetti ciò che ne costituisce l’enorme complessità e l’infinita bellezza.
Autore Marilena Scuotto
Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.