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Argo, di Ben Affleck

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Nel 1979 in Iran il regime monarchico dello Scià fu ribaltato da una rivoluzione che portò il paese a divenire una Repubblica Islamica che a poco a poco si dimostrò uno Stato oltranzista e oscurantista che con a capo l’Ayatollah Khomeini iniziò a governare secondo i dettami religiosi della sharia, la legge coranica.

Poco prima di perdere il potere lo Scià era fuggito dall’Iran e, con il peggiorare delle sue condizioni di salute per colpa di un cancro, si era rifugiato negli Stati Uniti.

Tale asilo fu considerato oltraggioso dall’opinione pubblica iraniana e dai fautori della rivoluzione e la richiesta agli Usa era di riavere lo Scià per processarlo, anche se la sua condanna all’impiccagione era già scritta.

I numerosi rifiuti del Governo Usa portarono ad una crisi che sfociò nell’assalto all’Ambasciata americana di Teheran da parte di centinaia di studenti islamici che presero in ostaggio 50 dipendenti della diplomazia a stelle e strisce: solo sei dipendenti erano riusciti a scappare e mettersi in salvo nell’abitazione iraniana dell’Ambasciatore canadese, ma quella salvezza per loro era divenuta alla stregua di una prigionia visto che non solo non potevano pensare di poter tornare in alcun modo nel loro Paese ma nemmeno di uscire da quella casa se volevano rimanere in vita.

Se la liberazione degli ostaggi in mano agli studenti poteva essere frutto di contrattazioni diplomatiche, quella dei sei dipendenti fuggiti non poteva che essere affidata ai servizi segreti anche perché il Governo iraniano non sapeva e non doveva sapere dell’esistenza di queste persone che avrebbe prelevato e ucciso come spie senza starci troppo a pensare.

Così la CIA iniziò a vagliare diverse possibilità per andare a riprendere quei dipendenti in Iran e, stranamente, quella che poteva sembrare più assurda divenne la missione da attuare: il piano di salvataggio era di fingere che quei sei dipendenti non fossero altro che una troupe arrivata dal Canada per fare sopralluoghi e chiedere permessi per girare un film di fantascienza intitolato ‘Argo’.

Ma tutto questo significava creare una vera e propria produzione cinematografica, acquistare una sceneggiatura, stampare delle locandine, fare una reale promozione, far pubblicare articoli su riviste di settore sulla lavorazione prevista di tale film, ma anche creare nuove identità agli americani che dovevano essere riportati a casa.

Tutto ciò, oltre all’intermediazione e al lavoro sul campo, viaggio in Iran, dell’agente Tony Mendez non era possibile senza il supporto di reali lavoratori del Cinema e per questo motivo vennero chiamati a far parte del progetto i truccatori John Chambers, Oscar per ‘Il Pianeta delle Scimmie e Robert Sidell.

Il film ‘Argo’ è la storia della missione che tra il ’79 e l’80 riportò in USA i sei dipendenti dell’Ambasciata di Teheran senza spargimento di sangue o dichiarazioni di guerra: in pratica, la sceneggiatura di un film che non è mai stato fatto divenne il progetto per un film finto che non sarebbe mai stato girato e poi, l’intreccio di cui sopra, è divenuto un film vero e proprio.

Gli eventi storici raccontati in precedenza vengono narrati attraverso il supporto d’immagini d’epoca e di notiziari di allora, la tensione cresce fino a raggiungere il culmine nella fase finale come nelle migliori spy story.

Però, c’è ironia sparsa qua e là per merito soprattutto di due formidabili attori come John Goodman e Alan Arkin, nella realtà il suo personaggio era il truccatore Robert Sidell, nel film trasformato in un produttore, e c’è una notevole capacità di non appesantire il racconto con eccessivi particolari spionistici nonostante la missione venga descritta e seguita minuziosamente.

Ma veniamo a Ben Affleck: ‘Argo’ mi ha dato conferma di una opinione che con gli anni si era consolidata in me e cioè che Ben Affleck è decisamente molto meglio come regista che come attore.

‘Gone Baby Gone’, ‘The Town’ e ‘Argo’ sono ottimi film, egregiamente girati e nei primi due casi, in cui Affleck era anche sceneggiatore, scritti ancor meglio dell’ultimo: come attore a mio parere lascia ancora parecchio a desiderare e alcuni frangenti di ‘Argo’ subiscono il peso di un protagonista non all’altezza della storia e del resto del cast.

Finché si è trattato di spalleggiare i personaggi principali di una pellicola Ben Affleck faceva la sua parte, anche una discreta figura come in ‘1KM da Wall Street’ e ‘Will Hunting’, ma purtroppo il ruolo da protagonista mostra tutte le sue lacune espressive e l’andatura poco propensa al camaleontismo di cui necessitano gli attori per diventare grandi e notevole differenza, per esempio, sta nella crescita avuta sotto questo punto di vista dal suo amico fraterno Matt Damon.

Al contrario, come regista aveva già mostrato all’esordio di essere dotato di straordinarie qualità tecniche e narrative e nessuno dei film girati fin qui, compreso ‘Argo’, ha il sapore del Cinema fatto esclusivamente per fare cassa.

L’originalità e la voglia di osare potrebbero rendere Ben Affleck uno dei registi di riferimento del cinema americano del futuro. Emblematici, a riguardo, i Golden Globe ricevuti da ‘Argo’ come miglior film drammatico e proprio per la regia di Ben Affleck e i tre Oscar per film, sceneggiatura non originale e montaggio.

Tornando alla trama dell’opera, va sottolineato che l’evento raccontato nel film ha fatto Storia per essere stata una delle poche missioni fatte dalla CIA in maniera astuta e senza uccidere nessuno, che è stata rivelata solo un bel po’ di anni dopo visto che, inizialmente, il merito della liberazione fu dato al Governo canadese.

I dipendenti dell’Ambasciata, ostaggi degli iraniani, sarebbero infatti potuti divenire vittime di rappresaglia qualora fosse stato detto che i servizi segreti americani avevano agito indisturbati in Iran, invece poi furono liberati grazie ad un accordo con Ronald Reagan nell’81 che, in perfetto stile USA, si fece restituire i connazionali in cambio di armi da utilizzare nella guerra con quell’Iraq finanziato e armato sempre dagli americani.

La critica alla CIA e alla politica estera americana nel film è velata, sottintesa, dimostrata dai fatti, eppure c’è, in alcuni momenti, quella strana sensazione del “noi possiamo tutto se lo vogliamo” che disturba non poco, soprattutto perché non si può evitare di associarla alla Storia del secolo passato e di quello appena cominciato… sì, voi potete tutto quello che volete… peccato non sia sempre la cosa più giusta.

Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.