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Aquilegia e Melagrana

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Aquilegia e Melagrana di Vincenzo Cacace


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Dittico olio su tavola, mis.cm.80×50

“Ora… che io sia… aduso a inumidire… le mie assetate labbra ed anche… l’animo inaridito dalla fatica d’essere, con l’acqua raccolta dalle tue coppe… fresca… rugiada… che, dai cerulei sepali decorre… questo è palese…
e tu che… quell’Acqua leghi… trasudata dall’umido Cielo… e… poi secreto amor ti fai… e in un motivo sì “discreto” Aquilegia o trasalpina Encolia… solo per pochi la tua qualità si fa palese… ed io… tu ben lo sai che, son tra questi…
e… anche tu ridente frutto che, della mela prendi forma e nome… incoronandoti in un regno di “alloggiati” grani… di perle rosse in un sorriso aperto all’autunnale Sole… rubini di succo, linfa agrodolce della terra in sotto la coriacea pelle, atta a nasconder di Proserpina… i “denti”… candidi chicchi… orquando il “Tenebroso Sposo “ghermendola”… s’appresta…

“ed anche tutto questo… tramandato dal mito… è ora… a noi palese…

Io però mentre dipingo, cercando la tua immagine o sembianza… modellandoti con le “evanescenze” dell’Idea… sempre vorrei chiamarti col nome tuo più vero… l’arcaico fonema, per dire “giovane”… o… “fanciulla”, e… ora che tu mi ispiri… ancor ti vedo correre… giocare… e ridere argentina con le ninfe cortesi tra prati in fiore e ombrosi boschi… oh Kore… figlia di dea che, ad ogni Primavera torni, a far rifiorire non solo di Demetra il cuore… ma… credimi, anche il mio, riprende a battere più forte…”

… Come si potrà notare… il dipinto testimonia… la sua uscita dall’Averno all’Aria del Mondo, con ancora indosso quel color degli inferi… la cinerea “grisaglia” e non la rosea o abbronzata “carnicina” di chi invece vive alla luce del Sole… torna alla vita porgendo il frutto che più la rappresenta e quindi, tra un momento non sarà più “Persefone”… muterà il suo nome di regina dell’Ade… conosciuta anche col nome di “Persefatta”… colei che “porta”… e… che alternativamente “vince” attraverso il pervenire alla Luce e… fa fuggire “Thanatos”… cioè la Nemesi, la Morte… la Nera Signora… che, del suo interno timore… è la “proiezione” oscura.

Tornerà per me e per tutti ad essere… Kore!

Nella mia opera è intesa invece nella sua catarsi… opera in Luce… rigenerazione della Terra e monito al Chaos terreno, generato dagli uomini che, alterano, violentando, la Natura… velleità di Potere per il “possesso” di un po’ di terra, di uno o più popoli, di un Tempio per il proprio “dio”… o di un Tempo… pretendendolo eterno… come loro strumento egemonico.

Ma… non è mai morto quel seme che… pur sepolto in assenza di Luce… sugge alimento dalla terra, fertile madre… e… poi germoglia… e… fiorisce!

Spesso un nome… nella sua “forma” è simbolo, considerato… “Catarsi”… oppure Rigenerazione… Palingenesi o addirittura… Metempsicosi.

Kore è quel nome che, rappresenta la giovinezza… la fanciulla che sorride alla vita e…che ad ogni stagione rinasce… ed al suo apparire fa rinnovare tutte le “cose” intorno a sé… e… poi quell’altro nome, a lei dato ancora più tardi dal popolo latino… “Proserpina” (da proserpire – emergere) esprime ancor meglio il pensiero che ho voluto esprimere nel dipinto.
Perché finito della Natura il sonno… ella “emerge” a nuova vita.

Il Tempo e il Mito… sono come abilissimi “sarti” che, hanno sempre saputo cucire insieme, Sogno e Pensiero filosofico, come monito al senso amaro della vita mortale dell’Uomo alla perenne e disperata ricerca di una aurea, luminosa “Emersione” esistenziale.

E nonostante ciò… l’uomo ancora “plumbeo” purtroppo parte sempre in quel “viaggio” non per tornare a se stesso… ma, una volta ritrovata la sua vera immagine… per allontanarsene… dilaniato o illuso e mai pacificato… tra l’Apparire e… l’Essere!

Tutto ciò spinge alla riflessione… in questo caso sul senso “arcano” dei nomi… e su quel mentale “meccanismo” che traendone il senso dalla Memoria o inventando altri “neologismi”… usando le “tessere” di un “mosaico” composto da fonemi o come da una “materia” plasmabile… li elabora… li determina e quindi sceglie a chi, o… a come conferirli, assecondando scopi augurali, attraverso riti religiosi o misterici… nomi
che, sono come le speranze che in essi si ripongono… attendendo poi che le stesse “proposizioni” esistenziali si realizzino….

Ho anche ragionato spesso… ipotizzando sul fatto che, comunemente… si ritenga di essere noi, di generazione in generazione, a scegliere, secondo una sorta di “razionalità fatta in casa”… tendente a servire le tradizioni… la continuità del “sangue” o quella più effimera… come, il rifiuto della “Traditio” e l’adattamento alle “mode” del momento… riferendosi a nomi e “nomignoli” che hanno consenso e successo nella cronaca di oggi, della carta “patinata” o del mondo mediatico ed in generale in quei “modelli” della società umana… contemporanea che continuamente assimiliamo.

In un “mondo” invaso appunto dagli stereotipi più fatui, l’omonimia e… la allineata “piattezza” delle idee, sopprimono ogni autentico ed originale valore costruttivo mentre, ognuno di essi invece, potrebbe offrire al mondo, quella sana diversità nella quale ogni Essere Vivente con le proprie originali peculiarità… potrebbe essere un nostro dialogante e fraterno Simile e non un seriale “altro”… banalmente uguale… un’esigenza del nostro progredire… per ricollocare il principio stesso di “Uguaglianza” al piano, forse “illuministico” ma… certamente Luminoso, previsto per essa, dalla Vera Ragione, in un contesto più Civile e al contempo Ideale del Diritto Umano.

Quindi alla lunga… emerge ciò che negli individui è più insito e connaturato nel proprio “Ancestro” e… ciò infine, non riesce a modellarsi nella forma richiesta… una forma o meglio una “allotropia” adattata all’esperienza più varia e casuale e… che, non corrisponde affatto a ciò che nel nome si è voluto enunciare.

“Così mi trovai un tempo a ragionare su Kore tramutata dal suo destino in Persefone…”

La vidi “emergere” ed affacciarsi al parapetto dal quale poteva assistere alla follia degli uomini… ebbri della loro arroganza.

Ma da quel mortale dinamismo volli distogliere lo sguardo… cercando di ritrovare in quella mia “assenza” la mia stessa “Essenza’… stringendo tra le mani, concentrato nella “atarassia” quel libro al contempo “chiuso e muto” nel quale avevo serbato in un giorno lontano, una tenera e cerulea Aquilegia… e… sapevo bene per aver aperto il libro in quelle pagine che essa era ormai disseccata e… la sua linfa aveva impresso sulla carta come in un sudario la propria evanescente immagine…

“Come la “Sindone” di un secreto amor che, ad ogni volta… aperto il rilegato “scrigno”… di quelle amalfitane carte… ancora a me… senza scemar nel mio ricordo… al cor… si palesava”.

Avevo visto versare sulle ormai infertili pianure della classicità… ad ogni stagione il doloroso pianto di Demetra… la Bellezza che nell’Arte cercavo, si ornava d’aquilegie dai teneri petali, imperlati di rugiada.

Tutto domina il Fato anche i destini umani nel varcare l’Oltre… per alcuni c’è l’Ade tenebrosa di Persefone per altri il Walhalla luminoso di Freja… per alcuni inseguitori di eroismi il buio… per altri… la Luce…

L’ombra che può lenir Proserpina, riportando alla via di una mitica Arcadia… è al contempo luce sul “campo morto” e sulla luttuosità di una battaglia perduta, la Primavera… è solarità… non è la luce “siderea” che, gelida si spegne tra un coro di guerrieri ebbri di birra… o… di idromele, come nei miti norreni… tutto è nel nome e in esso si gioca il “costrutto” dell’Essenza o il suo crollo… ed infine, all’uomo che abita la Terra, nessun mascheramento può servire… o plagio sostanziale… perché, solo gli dei, ne sono esenti… in quanto numinosità che, non son fatte di carne.

La loro concreta tangibilità è in quelle marmoree statue che, adornano i templi, disegnate, scolpite dalle Iper-uraniche intuizioni filosofiche di uomini operosi.

E… pur essendo noi “sotto” la carne… anime “fatte con la stessa sostanza dei sogni…”
… nessuno può incoronarsi Re dell’Olimpo o di Asgard e dominar gli eventi oppure gli Elementi se non è nato da “numinosi lombi” come il tonante Zeus o il sapiente Wothan… conoscitor di “rune”… ed anche loro infine non sono Eterni e… pur si muovono nel solco di un Disegno imperscrutabile a loro stessi Superiore.

Una “linea” congiunge l’Origine al Divenire… e… nella mia pittorica visione, passa attraverso quel “frutto korifeo” e la rorida aquilegia, ormai essiccata tra le pagine di un chiuso testo ermetico… linea che scorre a penetrare il Tempo… e i nomi in gioco son come quei “cavalli” scalpitanti sullo sfondo.

Nomi?… Urne “canopiche” che, nella scena del Mondo trasportano il carico delle anime raminghe… trasferendole nella Vita umana… e… se ascoltiamo bene con il nostro “orecchio interno”… la sentiamo… l’eco del loro vociare… che, arriva a noi come un malinconico canto…

La sento… si fa più “chiaro”… ed essa mi dice:

“… ma se poi, Kore ti insegue? Recando nel grembo profumati e vivaci fiori di campo, per adornarti con gaiezza il capo… ed in quel libro che, mai non abbandoni… anche il fiore appassito dell’Amor Secreto vuol risvegliarsi dalle ingiallite pagine?

Tu… fermati… rimani immobile… mentre il disgelo avanza… lascia che prima torni con la Primavera, la rugiada del cuore… poi guardala ancora… e richiamala indietro… col vero nome suo, e dille…
regalami oh Kore ancora un “briciolo” della mia gioventù…
… per una stagione ancora…!”

Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.