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Appunti di viaggio con Maximilian Nisi

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Maximilian Nisi


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I personaggi terribilmente umani del Bardo in scena con ‘Shakespeare amore mio’ il 24 maggio all’Annunziata Maggiore di Napoli

Io, di Maximilian Nisi, per ora, ho conosciuto solo la voce, ma, a volte, la voce, anche se un attore ne fa un uso più consapevole e professionale, sa mentire di meno.

Eravamo entrambi in viaggio, io e Maximilian, immersi in un flusso di pensieri e di impressioni, dentro e fuori di noi, mentre scambiavamo chiacchiere ed informazioni che fanno da ossatura a questa intervista on the road.

Lui, a dire il vero, in viaggio lo era anche fisicamente, mentre si spostava in auto verso Napoli, per partecipare alle prove dello spettacolo che andrà in scena venerdì 24 maggio, ore 20:30, all’interno della rassegna ‘Tutto il mondo è palcoscenico’ dedicata all’opera di William Shakespeare, con la sua opera ‘Shakespeare amore mio – Un viaggio emozionante lungo i tortuosi percorsi esistenziali dei personaggi shakespeariani’, inserita nell’ambito del Maggio dei Monumenti 2019 – XXV edizione, con la direzione artistica di Gianmarco Cesario, presso il Succorpo della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore di Napoli.

Io, invece, ho viaggiato dentro le sue parole, punteggiate dalle sue risate spontanee e accompagnate dalla sua gentilezza nel rispondere alle mie curiosità.

Sì, perché Maximilian è un uomo gentile, anche nella consapevolezza del suo valore.

Quando poi gli ho chiesto di parlarmi brevemente di sé si è auto descritto come una persona semplice e diretta, rispettosa degli altri ma prima di ogni altra cosa, di se stesso e delle sue passioni.

La sua schiettezza e chiarezza nel raccontarmi cosa lo appassiona del suo lavoro e cosa lo ha portato a decidere di dedicare la sua intera esistenza all’arte teatrale aderiscono alla definizione che dà di sé.

Figlio di genitori curiosi e intelligenti che gli hanno trasmesso l’amore per il bello declinato in varie forme artistiche, ha presto scoperto il suo interesse per la recitazione, tanto da decidere di frequentare la Scuola del Teatro d’Europa diretta da Giorgio Strehler, in cui si diploma nel 1993.

Successivamente, nel 1995, segue il Corso di Perfezionamento per Attori, presso il Teatro di Roma, diretto da Luca Ronconi. Studia inoltre con Marcel Marceau, Lindsay Kemp ed altri nomi eccellenti che tralascio qui per brevità, dimostrando una caparbietà e una forte motivazione nel perseguire le sue indubbie attitudini.

Durante la nostra lunga chiacchierata in itinere abbiamo ripercorso un pizzico della sua adolescenza, epoca in cui, stimolato dai mille interessi coltivati in famiglia, maturava la decisione di dedicarsi al teatro con serietà.

Ho adorato, per esempio, la descrizione di Graziella, un’amica di famiglia pittrice, con la sua bicicletta e la sua casa, i suoi quadri, i suoi gatti e la sua vita bella e colorata, ricca di fonti di ispirazione per un bambino curioso che si sente attratto dall’arte e cerca la sua strada nella vita.

E Maximilian la sua strada l’ha trovata e ne parla in maniera ispirata e convinta.

Passione. È un’altra parola che mi viene in mente se ripenso al nostro dialogo.

Mi ha confidato:

Passione è una parola che contiene anche il retrogusto di scelte non semplici… tutte le volte che scegli con il cuore, puoi ricevere un calcio in faccia, ma se ad essere messo in discussione è qualcosa in cui credi molto, allora fa molto più male…

Mentre lo ascoltavo, ho sorriso, ripensando a quante volte, nella vita, una passione può rasentare l’autolesionismo, ma spesso è l’unica cosa che rende la propria vita degna di essere vissuta.

Maximilian, che ormai, in uno slancio d’intimità partenopea ho deciso di chiamare Max, mi cita a tal proposito due frasi: una, di Sandor Marai che ci ricorda che

Ogni vera passione è senza speranza, altrimenti non sarebbe una passione ma un semplice patto, un accordo ragionevole, uno scambio di banali interessi

e l’altra, sua personale, che asserisce che

L’interesse (per qualcosa di speciale) è genetico ma la follia fa parte del carattere.

Ma se Max è folle, direi che lo è in maniera tranquilla, serena e costruttiva, dato che persegue i propri sogni e realizza il suo desiderio di vivere per l’arte e tramite l’arte da circa un trentennio, spaziando tra generi diversi anche se contigui, come la regia, la sceneggiatura, il cinema, la televisione, con le numerose fiction di grido a cui ha partecipato, tra cui La Squadra e Un posto al sole.

Sull’argomento, mi ha confidato anche la sua difficoltà iniziale nel conciliare teatro, cinema e televisione, tanto da aver dovuto a volte operare delle scelte tra l’una e l’altra cosa, nell’impossibilità di partecipare ad entrambe, specialmente nel primo passaggio dal teatro al cinema.

Diversamente, il suo ritorno alle tavole del palcoscenico dopo la partecipazione alle serie TV è stato molto più agevole, consentendogli di scegliere molto di più rispetto al passato a quali lavori partecipare. È la televisione, bellezza!

Ormai inarrestabile nelle mie curiosità, gli ho chiesto cosa significasse per lui recitare e mi ha colpito la sua umiltà e voglia di “sparire” ogni singola volta nel ruolo interpretato, paragonando questa capacità alla purezza dei bambini che, quando fingono un sentimento o immaginano una situazione di fantasia, finiscono per compenetrarsi completamente con quello che stanno vivendo, convincendo così anche chi gli è attorno.

Max afferma con convinzione che solitamente:

I personaggi che noi attori interpretiamo sono molto più interessanti di noi, e la nostra capacità di attori è, come affermava Strehler, il mio maestro, riuscire ad incontrarsi con il personaggio a metà strada, senza soverchiarlo né esserne completamente soverchiati.

Recitare, quindi, è mettersi al servizio di qualcosa di molto più grande ed importante di noi, sia esso un testo, un autore, un gruppo di lavoro. Io racconto storie e presto il mio corpo e la mia voce e la mia anima ai personaggi che interpreto.

Recitare, quindi per alimentare quella parte ludica presente in ognuno di noi, con un occhio di riguardo agli autori e una giusta equidistanza dal pubblico, presente e considerato, certo, ma senza esserne mai schiavo.

Ho terminato questa chiacchierata con mille domande ancora, appesa al desiderio di saperne di più e ho chiesto perché proprio ‘Shakespeare, amore mio’.

Max ha riflettuto un secondo e mi ha confidato il suo amore per la vita che diventa arte e per l’arte che prende vita, con personaggi, come quelli shakespeariani, terribilmente umani, come terribilmente umano è il mio interlocutore, e allo stesso momento capace di sognare, pensare con amore e amare con la testa. Quale migliore fonte di ispirazione, dunque, se non il Bardo immortale e la sua varia e tragica umanità?!

Ed ecco il perché nella pièce di estratti di opere diversissime, ma assolutamente rappresentative della genialità del drammaturgo inglese: ‘Come vi piace’ ‘Romeo e Giulietta’, ‘Amleto’, ‘Otello’, ‘Macbeth’, ‘Sonetti’, ‘Sogno di una notte di mezza estate’, ‘Riccardo II’, ‘Giulio Cesare’, ‘La tempesta’, ‘Sonetto CXXII’.

Scelta niente affatto facile, racconta, ma dettata dal bisogno impellente di mostrare, per quanto possibile, i vari aspetti dell’umanità che il Cigno dell’Avon ha così tanto scandagliato, approfondito, eternizzato. Quella da cui poter trarre perennemente ispirazione per fotografare, come fosse un’istantanea, i vari livelli di consapevolezza man mano acquisiti.

Max dipinge così i temperamenti più disparati, dalle multiformi sfumature, senza alcun riferimento cronologico o filo conduttore, se non l’Amore stesso. Percezioni, tinte, passioni etere: un ritratto appassionante e appassionato sulle emozioni scaturite dalla lettura dei testi originali, resi, ancora una volta vivi sulla scena.

Ma ora siamo quasi a Napoli e trepido insieme a Max per le prove dello spettacolo nel complesso monumentale dell’Annunziata. Lo attende Gianluca Rovinello, il bravissimo arpista che lo accompagnerà nel suggestivo spettacolo e una location favolosa.

Stasera sarà tutto perfetto. Anzi, lo è già. Grazie Max per le emozioni che ci regalerai.

Ingresso:
€12,00

Info e prenotazioni:
351-8208559

Autore Floriana Narciso

Floriana Narciso, napoletana. Un cuore sospeso tra Napoli e la verde Irlanda. Mediterranea nell'aspetto ma "Irish"nel midollo, vive costantemente in bilico tra due culture e pensa in due lingue fin dal primo vagito. Laurea in lingue straniere europee, dottorato in linguistica per scopi speciali su tematiche di politica internazionale, vive e lavora tra varie realtà. Pensa a buon diritto che i libri e i gatti siano i migliori amici dell'uomo. Nel suo sangue scorre prevalentemente un buon tè nero, forte e bollente anche sotto il solleone. Scrive perché non riesce a farne a meno.