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Approccio al greco e stili cognitivi

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Il greco ed il latino sono notoriamente considerate materie ostiche. Non appena gli studenti si approcciano al loro studio, subito dopo la scuola secondaria di primo grado, si ritrovano proiettati dinanzi a difficoltà talvolta insormontabili, dovute non solo alla novità delle materie, e provano un senso di smarrimento e, quando lo studio si riduce ad aride nozioni, di profonda frustrazione.

Agli studenti del biennio molto spesso è richiesto, infatti, di memorizzare in breve tempo una sconfinata quantità di regole di grammatica e di sintassi, di cui devono servirsi per entrare in possesso di una buona tecnica di traduzione e capire testi sempre più complessi.

Le difficoltà di apprendimento affrontate dagli studenti indicano, pertanto, un’esigenza di ripensare e riformulare le pratiche didattiche del greco e del latino.

Un pregiudizio profondamente radicato, che ha ripercussioni sul piano didattico, è probabilmente la convinzione che il greco ed il latino siano materie “morte”, dai contenuti “statici” e fermi, per cui si ritiene che i metodi tradizionali, che molto spesso sono i medesimi con i quali noi docenti siamo stati formati, siano gli unici possibili.

Punto di partenza della questione può essere lo stile cognitivo dei discenti: se si accetta il principio della centralità del discente, i docenti dovranno orientare le loro azioni didattiche e stabilire strategie di insegnamento non per individui astratti, ma in relazione a persone che hanno personali e variegati profili cognitivi. Differenziare i percorsi formativi in base al ruolo centrale degli studenti e ai contesti in cui ci si trova ad operare diventa, pertanto, una strategia indispensabile.

Veniamo così alle fasi iniziali dello studio del greco e del latino, che costituiscono un momento decisivo della formazione classica. Va purtroppo anche constatata la rigida separazione, contemplata addirittura dalle indicazioni nazionali, tra lo studio della lingua e quello della letteratura, come se fossero due settori a sé, senza comprendere che la lingua non va appresa in modo passivo, attraverso la semplice memorizzazione di norme grammaticali, ma è funzionale e indispensabile alla comprensione dei testi letterari. Non si può tuttavia prescindere, nelle fasi iniziali, da un approccio “grammaticista” che preveda solo una serie di lezioni sui fondamenti linguistici; quanto prima, però, lo studio della lingua deve convergere con la lettura diretta dei testi, che dà accesso alla cultura classica e dà senso all’educazione linguistica.

Nella fase di approccio al greco ed al latino l’azione educativa va, dunque, tarata sulle esigenze degli studenti, tenendo innanzitutto in considerazione il loro bagaglio culturale e di conoscenze. Il docente deve innanzitutto considerare il livello di preparazione della classe ed adeguare  l’intervento alla situazione, evitando tecnicismi che risulterebbero di ardua comprensione per gli studenti. Senza dubbio lo studio di un argomento di grammatica non può prescindere dalla memorizzazione, ottenuta anche attraverso il ripasso, di alcune nozioni – aspetto che rientra in un paradigma comportamentista -, come la fissazione delle desinenze delle parti nominali o dei verbi. Tuttavia, affinché lo studio non risultasse meccanico ed arido, aiuta instaurare collegamenti con argomenti grammaticali affini che facilitino la comprensione e la memorizzazione dell’argomento spiegato.

 

Carmelo Cutolo

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Autore Carmelo Cutolo

Carmelo Cutolo, giornalista pubblicista, dottore di ricerca in Filologia classica, docente di lettere nelle scuole di secondo grado, appassionato di poesia, di ciclismo e di calcio.