Viaggio alla scoperta di una disciplina affascinante e poco conosciuta
Come per molte altre discipline scientifiche, l’antropologia fisica è un altro strumento capace di allargare l’orizzonte dello studio analitico sui dati archeologici. Ovviamente, anche per l’antropologia, l’informazione antropometrica è esaustiva solo se inserita all’interno di un discorso storico.
Questo è il meraviglioso incipit del Professor Canci, espresso durante la sua prima lezione di Antropologia fisica presso le aule di Aquileia, in provincia di Udine, dove residenzialmente ha preso piede, da ormai diversi anni, la Scuola di Specializzazione in Archeologia frutto della collaborazione tra i tre prestigiosi Atenei di Udine, Venezia e Trieste.
Il Professor Alessandro Canci insegna e ha insegnato presso le Università di Viterbo, di Udine, Pisa, Trieste e fa parte di numerosissimi gruppi di ricerca disseminati in giro per il mondo. È impressionante la quantità e la qualità della casistica espostaci in rassegna durante le lezioni attraverso i suoi internazionali PowerPoint.
Un viaggio affascinante nella biologia, nella paleopatologia, nella tanatologia, nei disparati stili di vita di moltissime popolazioni antiche, nei loro usi e costumi, nelle loro credenze e organizzazioni, ma soprattutto nelle tecniche e nei metodi di studio dello scheletro umano.
L’interdisciplinarità è un valore per Alessandro Canci, del quale la ricostruzione storico – archeologica non può fare a meno e attraverso la quale si dispiegano modelli culturali che dall’antico tornano a parlarci e a raccontarci storie di uomini, donne, bambini, in alcuni casi di interi gruppi sociali o etnie.
Attraverso il riconoscimento e lo studio dei resti umani è possibile diagnosticare il sesso dei defunti, l’età alla morte, le patologie dalle quali erano affetti e, di conseguenza, è possibile risalire alle loro abitudini alimentari, alle attività svolte in vita e alla qualità di quest’ultima. Ulteriori dati e informazioni possono poi ricavarsi dallo studio analitico e archeometrico in laboratorio grazie a tecniche chimico – fisiche in grado di caratterizzare in dettaglio i componenti dei reperti ossei nelle loro qualità e quantità.
Un approccio scientifico, insomma, che concorre allo sviluppo, all’arricchimento e alla completezza del discorso storico impreziosendolo di informazioni altrimenti inaccessibili con i soli strumenti bibliografici e tipologici della ricerca archeologica.
L’osso è composto da una matrice organica consistente in complessi proteico – mucopolisaccaridici, da collagene e da glicoproteine al 30%. La restante composizione è caratterizzata da una matrice inorganica costituita da idrossiapatite di calcio al 70%.
La matrice organica è quella che consente le analisi diagnostiche per la determinazione di informazioni quali, ad esempio, la dieta degli individui. Esistono ossa che forniscono informazioni immediate per la determinazione del sesso, dell’età alla morte, ma è importante sottolineare che tutte le ossa danno informazioni utili, anche se diverse, e solo se queste vengono lette, analizzate e interpretate all’interno di un quadro complessivo.
Per il sesso e l’età è preferibile lo studio dell’insieme di ossa del bacino e quindi del sacro, dell’anca. Gli arti inferiori, soprattutto il femore, forniscono informazioni utili per una buona stima della statura. Marcatori del dimorfismo sessuale maggiormente diagnostici sono il ramo ischiopubico e il ramo ileopubico, molto più sottili e taglienti nelle donne rispetto a quelli degli uomini più corti e spessi. Il sacro maschile, inoltre, è più triangolare, stretto e lungo di quello femminile che è più largo e basso.
Per quanto riguarda le stime dell’età alla morte, diagnostici sono il grado di usura dentaria, le variazioni morfologiche della sinfisi pubica, lo stato di usura dell’estremità sternale delle costole dalla terza in poi, altro marcatore può essere lo stato di usura della superficie auricolare dell’ileo. Inoltre, il corpo vertebrale, in base al suo grado di saldatura ci fornisce informazioni sul livello di crescita e maturità dell’individuo. Il cranio e le sue suture possono essere un marcatore dell’età alla morte, ma bisogna fare attenzione perché in alcuni giovani la saldatura delle ossa del cranio può essere completa anche molto presto.
Alla fin fine, la stima dell’età si ottiene grazie all’osservazione complessiva di tutti questi indicatori, sapendo però, che potrebbe non essere mai del tutto precisa.
Per quanto riguarda la statura e ancora la stima dell’età alla morte, può tornarci utile sapere che il massimo tasso di accrescimento avviene in età precoce. Dalla nascita al primo anno il tasso di crescita corrisponde a 18 – 25 cm per anno; da uno a due anni il tasso di crescita corrisponde a 10 – 13 cm per anno; in periodo puberale il tasso di crescita corrisponde a 6-13 cm per anno. La componente genetica influenza in modo significativo la statura ma l’elemento che ha la maggior importanza è il buono stato nutrizionale durante la fase di crescita. La setacciatura della parte addominale degli scheletri delle donne è fondamentale per rintracciare l’eventuale presenza delle ossa dei feti.
Indicatori delle attività svolte dal defunto in vita sono le deformazioni. Le cause delle deformazioni ossee sono determinate da un insieme di condizioni protratte nel tempo: lavoro usurante, attività con stress da carico o anche predisposizione genetica. La colonna vertebrale, per esempio, è particolarmente indicativa delle attività svolte in vita. Serve innanzitutto a sorreggere il peso del corpo, ma è utilissima per lo studio in ambito archeologico per la comprensione di moltissimi altri dati.
Le vertebre sono composte da un corpo e un arco vertebrale. Le esostosi sono proliferazioni ossee intorno ai bordi delle vertebre determinate dal trasporto di pesi.
Il disco intervertebrale, morbido ed elastico, composto da acqua e un nucleo polposo dalla consistenza fibrosa e cartilaginea ammortizza lo stress da peso. Con il tempo e le pressioni da carico l’acqua interna si disperde, le fibre si erodono, erodendo con esse anche il disco intervertebrale, provocando, infine, lo schiacciamento vertebrale.
Un caso interessante, a questo proposito, è quello relativo alla necropoli datata all’età del Bronzo di Olmo di Nogara, in provincia di Verona: tutti gli scheletri femminili, anche quelli più giovani mostravano, dopo essere stati riportati alla luce, i segni da spondilolisi e cioè il distaccamento delle vertebre causato dal continuo e reiterato movimento da taglio e da carico, dei cereali. Questo dato fornisce due informazioni molto importanti: la differenziazione di genere e dei ruoli rispetto all’attività agricola di un antico gruppo umano, e l’inizio dall’infanzia protratto nel tempo di tale attività, avendo ritrovato segni di spondilolisi su scheletri femminili anche in età prepuberale.
Le vertebre sono in totale trentatré, quelle cervicali superiori, diagnostiche sono l’Atlante, in diretta connessione con il cranio, e l’Epistrofeo. Entrambe possono essere indicative di eventuali fratture da impiccagione, soprattutto l’Atlante nelle sue estremità. Fratture multiple sono indicative del fatto che ci sono voluti più tentavi per arrivare al buon esito dell’esecuzione. Anche le decapitazioni provocavano fratture sulla colonna cervicale, oblunghe e lungo le faccette: tutte le lesioni da strumento metallico lasciavano linee di frattura di questo tipo, oblunghe, rettilinee e potevano interessare tutte le vertebre.
L’epistrofeo, inoltre, può essere interessato soprattutto da artrosi e presentare deformazioni o anche fusioni con l’atlante. Tutte le deformazioni da osteoartrosi vertebrale manifestano particolari segni di disidratazione e usura dei tessuti fibrosi e sono relative soprattutto ad individui particolarmente anziani. È possibile, inoltre, evidenziare sul tratto lombare la presenza di fratture, compressioni, fusioni. Dei tessuti cosiddetti molli, altresì, resta sulle ossa soltanto la memoria dello stress subito.
Un’altra patologia interessante per il riconoscimento di alcune abitudini alimentari in vita di uomini antichi è l’iperostosi idiopatica che colpisce e colpiva soprattutto gli uomini di una certa età con una storia diabetica alle spalle, in questo caso specifico, caratterizzata da una dieta ricca di grassi animali. Molti monaci morti in età medievale manifestano casi di tale malattia, in cui, gli spazi Intervertebrali sono mantenuti, ma mostrano difformità e fusioni alle estremità.
Effetti di schiacciamento e di deformazione anatomica dei resti ossei possono essere causati anche dalla pressione del terreno o dalla infiltrazione e fluitazione dell’acqua. Questi fattori sono portatori di importanti fenomeni di diagenesi insieme alle conseguenze relative a una giacitura in ambiente più o meno acido o più o meno basico. Possono verificarsi perforazioni causate dall’azione di insetti, esfoliazione dell’osso compatto, spaccature, cracking, sulla superficie dello stesso causate dalla evaporazione dell’umidità a seguito dell’esposizione al sole o a fonti di calore. Le radici di alberi e piante possono rilasciare impronte lineari sull’osso quando intercettano una deposizione imitando una modificazione patologica o perforando l’osso.
Bisogna sempre distinguere le deformazioni patologiche da quelle dovute alle condizioni di giacitura del morto. Danneggiamenti possono essere provocati da insetti, da mammiferi: i suini rosicchiano i bordi delle ossa, i canidi rilasciano fori per azione dei canini che possono confondere l’osservatore, e infine i roditori, altamente distruttivi, rilasciano sulle ossa segni a strie parallele e ben visibili. In ultimo, gli invertebrati, in particolar modo i lombrichi, possono alterare sensibilmente, le sepolture e l’originale disposizione dei resti scheletrici umani attratti dai liquidi e delle sostanze di decomposizione.
Autore Marilena Scuotto
Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.