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Ancora due mesi per chiedere rimborso ad Acea ATO 5

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Acqua


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L’appello dell’avv. Angelo Terrinoni

Riceviamo e pubblichiamo.

Ancora 60 giorni di tempo per richiedere ad Acea ATO 5 spa la restituzione della quota di tariffa riferita al servizio di depurazione, che migliaia di utenti hanno indebitamente pagato nel periodo compreso tra il 2003 ed il 2008.

Scaduto tale termine, il diritto al rimborso sarà irrimediabilmente prescritto.

È l’avv. Angelo Terrinoni, Presidente dell’OTUC della Provincia di Frosinone nonché responsabile del servizio idrico dell’associazione Codici Onlus, a lanciare l’allarme.

Cifre considerevoli: oltre 25mila utenti ciociari aventi diritto; un ammontare complessivo di circa 3 milioni e mezzo di euro.

Una vicenda che prende le mosse dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 del 2008, con la quale la il Giudice delle leggi dichiarava l’incostituzionalità dell’obbligo del pagamento della depurazione

anche nel caso in cui manchino impianti di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi.

Una battaglia giudiziaria lunga e travagliata, che ha visto in prima linea il Codici – Centro per i diritti del cittadino. Infatti, solamente a seguito di tre distinti ricorsi al TAR del Lazio, 2011 – 2012 – 2013, promossi dall’associazione dei consumatori, Acea ATO 5 ed Assemblea dei Sindaci si decidevano finalmente ad avviare, con grave ritardo, le procedure di restituzione.

Ad oggi, pochissimi utenti hanno presentato l’istanza di rimborso. La stessa Acea ATO 5 spa certifica che, nel corso dell’anno 2018, ha provveduto a rimborsare solamente 100 mila euro, stimando

che le richieste di rimborso avranno carattere residuale.

Prosegue l’avv. Terrinoni:

Per questo credo sia necessario lanciare, da queste colonne, un appello a tutti i cittadini ed alle amministrazioni locali. È possibile verificare se si ha diritto al rimborso e scaricare l’apposito modulo, direttamente sul sito di Acea ATO 5 spa. Per gli utenti si tratta di un’opportunità che non può essere persa per la mancanza di informazioni.

Per le amministrazioni locali, invece, rappresenta un vero e proprio obbligo di legge. È evidente, infatti, che la mancata richiesta dei rimborsi per le utenze pubbliche potrebbe integrare un danno erariale, censurabile dalla Corte dei Conti.

In alcuni casi i rimborsi potrebbero valere oltre 20mila euro, da reimpiegare per alleviare il disagio sociale dei nuclei familiari in difficoltà, per contrastare fenomeni di ‘povertà energetica’ o per specifiche iniziative di sensibilizzazione, rivolte agli studenti, sulla sostenibilità ambientale, sulla riduzione dei consumi e degli sprechi idrici, sull’economia circolare.

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