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Anche a Napoli e in Campania celebrata la Giornata del Ricordo

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Rosario Lopa


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Lopa e Catapano: ‘Il terrore, l’ingiustizia, la pulizia etnica, la discriminazione non hanno colore politico, sono solo il frutto della ignoranza e della malvagità’

Riceviamo e pubblichiamo.

La dichiarazione degli esponenti del Movimento Nazionale per la Sovranità, Rosario Lopa e Alfredo Catapano. a margine della ricorrenza della Giornata del Ricordo.

Come è noto il 10 febbraio è la Giornata del Ricordo ma ricorre anche l’anniversario del trattato di pace di Parigi con cui, nel lontano 1947, l’Italia cedette alla Jugoslavia di Tito le provincie di Pola, Fiume e Zara e parte di quelle di Trieste e Gorizia.

Come conseguenza di questo diktat gli italiani che vivevano in quelle terre, da sempre, furono costretti a scegliere definitivamente, firmando un documento di opzione, se restare dove avevano vissuto o partire, abbandonando casa, lavoro e affetti.

Furono oltre 350mila i nostri connazionali che scelsero l’esodo per ragioni di fede, di libertà, di amore verso l’Italia e di rifiuto della dittatura di Tito. Un esodo silenzioso, drammatico iniziato già nel 1943 con le prime persecuzioni verso gli italiani e terminato nel 1954. Furono oltre 5mila gli italiani gettati nelle foibe, le grandi cavità carsiche, dopo essere stati arrestati e massacrati.

Un’operazione di scientifica pulizia etnica accaduta solo mezzo secolo fa che domenica non può continuare ad essere rimossa dalla memoria collettiva.
La data del 10 febbraio è stata scelta ed è diventata una legge nazionale, proprio per ricordare e commemorare quegli italiani, “colpevoli” solo di essere e voler continuare ad essere italiani, che dovettero fuggire dalle loro terre o lì vennero uccisi. Un olocausto, una tragedia ignorata totalmente nell’Italia del dopoguerra, per motivi ideologici e politici, di real-politik, l’amicizia verso la Jugoslavia comunista di Tito. E chi da quelle terre dovette fuggire dovette affrontare il silenzio, l’indifferenza, quasi il fastidio.

Sulle migliaia e migliaia di infoibati il silenzio più assordante. Non è passato molto tempo da quando, per la prima volta, un Presidente della Repubblica si recò alle foibe di Basovizza per rendere omaggio a chi lì era stato ucciso e gettato. Ma da alcuni anni, per fortuna, la Storia, quella con la “S” maiuscola, sta tornando a raccontare la verità, dopo un periodo troppo lungo in cui veniva piegata, manipolata – e Orwell con il suo ‘1984’ lo ha spiegato mirabilmente – alle contingenti volontà politiche.

Ricordare non per vendette o ritorni improbabili, ma per ristabilire la verità storica e così facendo contribuire a impedire che possano ancora ripetersi queste tragedie. E perciò questo nostro Olocausto deve essere “raccontato”, spiegato specie nelle scuole, ai ragazzi che continuano a non sapere nulla di quel periodo e di quanto avvenne tra il 1943 e il 1947 in quelle terre.

E questo al di là e al di sopra di ogni ideologia perché il terrore, l’ingiustizia, la pulizia etnica, la discriminazione non hanno colore politico, sono solo il frutto della ignoranza e della malvagità.