Purtroppo non abbiamo ancora finito con le strutture narrative. Dopo aver parlato di spazio/tempo e di analisi del testo, ci sono altri due aspetti narratologici che dobbiamo esaminare: l’analisi del narratore (oggi) e l’analisi del personaggio, cui faremo accenno la prossima settimana, e poi capirai perché uso di proposito il vocabolo “accenno”.
Che cos’è dunque l’analisi del narratore? Se ricordi, in passato abbiamo già chiacchierato del narratore (che non è detto coincida con l’autore, anzi non coincide quasi mai) parlando di narrazione in prima e in terza persona, di narratore onnisciente o limitato, di tempi verbali del narratore e via dicendo. Qui dobbiamo però approfondire la questione.
In narratologia si distingue fra narratore e narratario: il primo è, passami l’espressione, colui che narra una storia; il secondo il “destinatario”, colui che ascolta/legge la storia.
Spiegando appunto che l’autore e il narratore sono due entità differenti, un semiologo che “forse” conoscerai, Umberto Eco, disse che il narratore non deve essere considerato una persona reale ma una vera e propria strategia testuale. Cosa significa tutto questo?
Semplicemente, che per narrare una storia l’autore mette in atto, in maniera più o meno consapevole – dipende dal grado di maturità artistica che ha raggiunto – una strategia comunicativa atta a trasmettere i contenuti (visibili e invisibili) del suo impianto narrativo. E la parola stessa “strategia” dovrebbe farti riflettere sul fatto che si tratta, in definitiva, di un qualcosa che andrebbe studiato prima di mettersi a scrivere, pianificandone tutti gli aspetti con cura. Anche per chiarire le idee a se stessi, il che non è mai scontato.
Un concetto che si lega a tutto ciò è quello di punto di vista. Ma attenzione, non si tratta (come forse stai già ipotizzando) di raccontare o riprodurre il punto di vista di un certo personaggio, cioè la prospettiva degli eventi della storia vista con gli occhi di questo o di quel personaggio fittizio. Il discorso è molto più complesso perché, come sosteneva Seymour Chatman – altro critico letterario, considerato fra i padri della narratologia statunitense ed esponente di spicco della branca strutturalista della narratologia – narrare è molto più difficile rispetto al comunicare.
Vedi, quando comunichi ci sei soltanto tu (comunicatore) e la platea, il tuo pubblico che ascolta. Pensa al parroco a messa, o a un politico durante il comizio, oppure all’autore di un saggio scientifico. Lì, l’unico punto di vista è quello della scienza, o per meglio dire la visione teorica del saggista riguardo a un certo argomento.
In narrativa le cose si complicano e questo succede a causa dei molti, troppi punti di vista di una storia. Che sono tutti diversi e, in ogni caso, complementari.
A tal proposito bisogna fare una distinzione fra autore, narratore e lettore, in seno a essi, ulteriori distinzioni che complicano ancor di più la questione!
Ciascuno di questi, chiamiamoli, soggetti ha un proprio punto di vista, che si va poi a sommare a quello dei singoli attori, i personaggi della storia. Tutto questo equivale a dire che una storia potrebbe essere raccontata, in teoria, con decine e decine di punti di vista differenti. Qual è quello migliore? Non lo so. È una scelta che spetta allo scrittore, in definitiva. È il suo modo di raccontare la storia, la strategia narrativa menzionata da Eco.
Per aiutarti, ti presento uno schema riassuntivo tratto da un’opera di un insegnante e studioso tedesco di nome Hermann Grosser, un testo intitolato, guarda un po’, Narrativa e che si basa sullo studio… de ‘I promessi sposi’. Ancora loro! L’ho riadattato secondo le mie considerazioni, ed eccolo qua:
Autore reale | La persona fisica dello scrittore | Alessandro Manzoni nato a Milano il 7 marzo 1785… |
Autore implicito | L’immagine dell’autore creata attraverso la lettura dell’opera, l’idea di autore che il lettore desume dal testo. | L’immagine del Manzoni come uomo di ideali cattolici e pacifici, che esprime una critica alla società del Seicento, legati ideologicamente ai problemi di unità dell’Italia dell’Ottocento. |
Narratore | Colui che racconta in prima o in terza persona le vicende. | a) Renzo narra la storia all’anonimo b) L’anonimo narra tramite documenti scritti la storia al pubblico del Seicento. c) Il Manzoni utilizzando lo stratagemma narrativo del ritrovamento dei documenti seicenteschi, rifà la dicitura per il pubblico ottocentesco… |
Narratario | Il personaggio che compare nel testo come destinatario della narrazione. | I venticinque lettori a cui il narratore si rivolge con ironia e che designa come pochi, e quindi bisognosi di spiegazioni ed anche annoiati dalla lettura. |
Lettore implicito | Colui che corrisponde all’idea di pubblico implicato dalle scelte linguistiche, stilistiche e contenutistiche della storia. | Un pubblico che comprende “popolo”, borghesia e terzo stato: lo si può dedurre dalle scelte linguistiche (fiorentino parlato dalla classe colta), e dai contenuti (storia di due umili). |
Lettore reale | Tutti coloro che leggeranno l’opera, anche quelli che l’autore non avrebbe potuto prevedere. | Tutti i lettori effettivi di tutti i tempi. |
Personaggi | Tutti i personaggi che si muovono, recitano e parlano o hanno un ruolo nella storia. Ciascuno di essi ha il suo punto di vista. | Renzo, Lucia, Don Abbondio, ecc.. |
Esercizio
Tenendo presente lo schemino quassù riportato, creane uno analogo indicando per ciascuna voce (punto di vista) della tua storia il target di riferimento.
Autore William Silvestri
Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.
- Web |
- More Posts(52)