L’Associazione Oncologica Milanese, attiva all’Ospedale San Carlo Borromeo, offre gratuitamente assistenza completa, assidua e affettuosa al malato e ai familiari prima durante e dopo la cura, nel segno della massima umanizzazione della cura, e contribuisce alla ricerca
Riceviamo e pubblichiamo.
L’Associazione Oncologica Milanese – AMO, attiva al quarto piano area D dell’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano, nel 2020 compie 40 anni, ma non li dimostra, nonostante sia al servizio di un bacino di oltre 300mila abitanti, quanti risultano nei Municipi 6 e 7 che gravitano sul nosocomio in zona San Siro. Senza contare quelli che arrivano dai paesi limitrofi e altre regioni.
Il segreto è l’amore per la vita
dice il vicepresidente dott. Mauro Moroni Direttore della Divisione Oncologia dell’Ospedale San Carlo e Direttore del Dipartimento di Emato-Oncologia della ASST Santi Paolo e Carlo.
Un amore che attraverso la struttura organizzativa composta da professionisti, personale sanitario e una ventina di volontari, si traduce per AMO in servizi e attività complementari alle cure mediche, mirati sostanzialmente a salvaguardare la qualità della vita degli ammalati e la continuità della cura in ogni fase della patologia, nella sala d’attesa dove si ricevono fatidiche diagnosi, nell’area day hospital dove si fa la chemioterapia, in reparto e a casa.
Dall’accoglienza, al trasporto, alla semplice compagnia per distrarre e portare un sorriso, fino ai due simpatici appuntamenti dell’angolo bar al mattino nella sala d’attesa del day hospital e dell’happy hour la sera per degenti e familiari, AMO offre ogni tipo di supporto utile per il corpo, la mente e l’anima.
Mi piace pensare al day hospital per la chemioterapia come ad una nave dove tutti stiamo navigando insieme, siamo in viaggio insieme, ciascuno per la propria meta
commenta un volontario ‘storico’, sciur Lino, che ogni mattina arriva in reparto con un cesto pieno di succhi di frutta e merendine.
Spiega il dott. Moroni:
Specie per gli anziani con multimorbilità e politerapie, le persone sole o colpite più drammaticamente, il passaggio tra ospedale e territorio è un momento critico e allo stesso tempo cruciale, in cui può emergere la particolare fragilità del paziente.
Problemi di comunicazione inefficace o incompleta tra il personale ospedaliero, terapie spesso complesse e farraginose, necessità di un monitoraggio dei sintomi e dei parametri, gestione dei dispositivi medici a domicilio, difficoltà a seguire le numerose visite specialistiche: AMO colma, gratuitamente, le lacune e mantiene i legami.
La parola chiave è ‘umanizzazione’ della cura. Quindi anche facilitazione, con progetti di assistenza su misura.
Racconta Giuseppe Villarusso, Counselor, facilitatore della cura:
Ogni mattina partecipiamo al briefing con medici e infermieri.
Per noi è fondamentale per conoscere a fondo lo stato del paziente, quello clinico, ma anche quello sociale e parentale per poter sopperire a tutte le sue necessità, dal prelievo a domicilio, all’accompagnamento, alla telefonata per ricordare una terapia, etc..Per esempio, un paziente di 140 chili che abitava al settimo piano di un palazzo senza ascensore e indigente con il nostro aiuto non ha mai avuto problemi a seguire la sua cura; nel periodo estivo in collaborazione con i servizi comunali attiviamo la consegna dei pasti a domicilio.
Il nostro è un lavoro di coordinamento, tra il paziente e la famiglia, lo staff medico interno e i medici di medicina generale, assistenti e custodi sociali presenti sul territorio.
Commenta il dott. Moroni:
L’Associazione ci dà una grande mano e ormai fa parte della nostra organizzazione contribuendo perfino alla ricerca coprendo i costi di due coordinatrici di ricerca clinica: figure professionali di datamanager che non sono previste dalla struttura ospedaliera, ma che sono preziose in particolare per la sperimentazione di farmaci innovativi.
Grazie al loro lavoro abbiamo sviluppato nostri progetti di ricerca. Inoltre AMO è sempre pronta a risolvere alcune emergenze, come nel caso delle donazioni di mascherine e di saturimetri durante l’emergenza Covid, o di televisori per alcuni reparti dell’Ospedale.
L’Associazione Oncologica Milanese prosegue ora la sua missione quale eccellenza dell’Ospedale San Carlo, dove anche la chiesetta disegnata da Giò Ponti testimonia il ruolo importante per Milano di questo ente, con la sua architettura a monoblocco che 70 anni fa costituì una felice intuizione velocizzando il trasporto in verticale dei degenti.
Prossimo obiettivo: la filodiffusione. Portare nei cuori dei sofferenti i benefici influssi della Translational Music del biologo molecolare e compositore Emiliano Toso: una sonorità rilassante a frequenza 432Hz; e, per rimanere in tema, la ricerca e il posizionamento di un pianoforte all’ingresso per creare una sana atmosfera a chi entra in Ospedale.
L’Associazione Oncologica Milanese offre quotidianamente una assitenza completa, assidua e affettuosa al malato e ai familiari prima durante e dopo la cur grazie alla sensibilità dei sostenitori attraverso la sottoscrizione del 5×1000 (CF. 04764100154) e alla generosità di tante persone, per questo donazioni, contributi e volontari sono sempre graditi.