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Alta Fedeltà

Alta Fedeltà


William Silvestri torna su ExPartibus con la rubrica più folle che possiate immaginare. E anche lui

Lo so: ora che il corso di scrittura creativa Digito, ergo sum si è concluso, non dovrei più pavoneggiarmi sulle pagine di questo splendido giornale.

Tuttavia, siccome temo profondamente le ire del Vicedirettore in questi mesi mi sono affezionato a voi, cari lettori di ExPartibus, ho deciso di spremermi le meningi per inventarmi una nuova rubrica.

Sì, ok: ma di cosa vi parlo?

Fra le mie innumerevoli passioni – di alcune delle quali non è lecito discettare in pubblica piazza – ce ne sono due che maestose si ergono sopra le altre, due mondi in apparenza slegati e dei quali, in passato, mi sono già divertito a scrivere in rete.

La prima è il calcio, solo che di pallone parlano tutti. E poi il Napoli sta andando male quest’anno, finirei per intristirmi e sicuramente dopo due o tre settimane inizierei a sfottere gli juventini come faccio nei miei libri. Quindi facciamo che mo’ me lo buco ‘sto pallone.

L’altra passione è la musica, e infatti di quello vi parlerò in questa rubrica che si chiama Alta Fedeltà, come “forse” avrete notato nel titolo di questo articolo introduttivo. Perché questo nome?

Procediamo dall’inizio. Tempo fa, parlando con il Direttore, pensai bene di metterlo in preallarme: «Pietro, guarda che col corso di scrittura io posso tirare altre 5 – 6 settimane, poi dobbiamo inventarci qualcos’altro. Certo, sempre se mi volete ancora.»

E siccome già sapevo che mi volevano, non ho aspettato la risposta del Direttore: «Avrei pensato a una rubrica musicale. Ma non voglio scrivere le classiche recensioni dei dischi in uscita, vorrei proprio cimentarmi in una contaminazione fra narrazione e musica» (non userò mai la parola storytelling. Ops).

Al che il Direttore replicò alla stregua della Sibilla Cumana: «Mettiti d’accordo con il Vicedirettore.»

Non mi ricordo se ve l’ho già detto, ma dovete sapere che io ho un po’ paura del Vicedirettore e il Vicedirettore abbiamo spesso discussioni… creative, diciamo. Vicedirettore, sto scherzando! Lo sai che ti voglio bene!

Torniamo seri, va. Dato che anche lei me ne vuole, è stata felice della mia idea legata a questa nuova rubrica. Rimanevano però ancora due nodi da sciogliere:

  1. Il mio compenso. Le dissi che un milione di euro poteva bastare, e devo dire che il Vicedirettore non batté un ciglio, purché accettassi un pagamento dilazionato in comode rate da pagare sotto forma di pranzi e/o cene presso la Pizzeria Trattoria San Carlo 17 ogni qualvolta scenderò a Napoli – e fidatevi, non so perché ma adesso sono motivato a farlo più spesso del consueto;
  2. Il nome della rubrica.

Io vi dico la verità, dei nomi non mi sono mai preoccupato, a partire da quelli dei miei figli (li ha scelti mia moglie) fino a quelli dei libri che ho scritto. Ho sempre pensato: «Vabbè, prima o poi mi verrà l’ispirazione» e infatti così è successo, ogni volta. Solo che poi si stava avvicinando la fine dell’altra rubrica e, di conseguenza, il momento di varare quella nuova, e l’ispirazione si era presa un periodo di ferie.

Questo fino a ieri. Yesterday, come direbbe Sir Paul McCartney, mi sono detto: «William, pensa a quello di cui vuoi scrivere. Pensa alla musica che ti piace. Non vorrai mica parlare di Sfera Ebbasta?»

A me piace la musica vintage, è risaputo. Allora mi sono messo a visualizzare con l’occhio della mente le immagini che il mio cervello proiettava riguardo alla mia visione della musica, e ho visto i vecchi vinili di mio padre, il braccio del giradischi, che una volta ruppi e le presi di santa rag… no, questa è una storia che non racconterò!

Poi da un cassettino della memoria pieno di ragnatele ho recuperato la celebre immagine de La voce del padrone, quella del cane incuriosito dal grammofono. Così ho iniziato a giocare con le parole, inventando titoli improbabili per la nuova rubrica che sono durati il tempo di scartarli. Fra le peggio cose che mi erano venute in mente:

  • La voce del terrone, visto che io sono originario di Napoli;
  • Però vivo al nord da una vita, quindi forse meglio La voce del polterrone;
  • La voce del polpettone ma poi ho pensato che secondo me in qualche canale on demand esisteva già un programma di cucina, e io non voglio finire davanti a un giudice.

Mandati al diavolo il cane, il grammofono e il terrone (cioè me stesso), mi sono concentrato sui dischi in vinile, e ho avuto l’illuminazione: com’è che si chiamava quel negozio di musica nel libro di Nick Hornby? Championship Vinyl. Che nome figo! Sì, ma chi l’avrebbe capito?

Poi ho pensato che sono un pirla, giacché il libro in questione si chiama Alta fedeltà. Un romanzo bellissimo, forse migliore di Fever Pitch – Febbre a 90°, che gioca proprio sul tema della fedeltà del protagonista e della sigla Hi-Fi (High Fidelity, “Alta fedeltà” appunto).

Cavolo, quel titolo è perfetto per la mia rubrica! Appena l’ho pensato, mi sono venute in mente immagini degli impianti Hi-Fi con cui sono cresciuto: il piatto, le manopole e le levette cromate, l’equalizzatore grafico, lo stereo verticale di mio zio Rino che zia Giulia gli permetteva di usare solo la vigilia di Natale, il braccio del giradischi di casa mia, che una volta l’ho rotto e mio padre… aridaje, non fatemi dire cose per cui non sono pronto! Meglio tornare alla rubrica.

Sì, ma posso mai io, William Silvestri, rubacchiare il titolo di quello che probabilmente è il romanzo più famoso di Nick Hornby? Cioè, avevo paura di una fantomatica ciofeca televisiva inneggiante al polpettone, e poi mi metto a plagiare il titolo di un capolavoro della letteratura contemporanea?

Sì.

Mi piace. E poi ci sono delle differenze fra il titolo della mia nuova rubrica e quello del romanzo di Nick Hornby. La mia rubrica si chiama infatti Alta Fedeltà, con entrambe le maiuscole! Basta, ho deciso. Poi, se il vecchio Nick mi fa causa, vuol dire che gli passerò pari-pari il mio milione di euro in cene alla Pizzeria Trattoria San Carlo 17.

Benvenuti a bordo, gente: si parte! Sarà un bel viaggio, spero di divertirvi. Io mi sto già ammazzando di risate – e pure Nick, che secondo me alla Pizzeria Trattoria San Carlo 17 si troverà da Dio.

Autore William Silvestri

Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.

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