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Alessandro Costa e la trasfigurazione della materia

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Alessandro Costa Senza titolo, 2016, olio su tela, 60 x 42 cm


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Il sanpietrino come oggetto ascensionale

Alessandro Costa è un artista contemporaneo nato a Palestrina (RM), il 12 maggio 1975. Dopo il conseguimento del diploma all’Istituto d’Arte di Pomezia (RM), prosegue la sua carriera artigiana da orologiaio e restauratore seguendo contemporaneamente un percorso artistico segnato da studio e ricerca costanti.

La mia curiosità nei suoi confronti nasce durante un breve soggiorno a Roma, al bivio tra l’Appia Antica e la via Ardeatina, punto esatto in cui, secondo la leggenda cristiana, Pietro ebbe in visione Gesù Cristo mentre scappava dalle persecuzioni di Nerone.

Domine, quo vadis?

È la domanda che il primo Papa della Chiesa Cattolica pose al figlio di Dio che, a sua volta rispose

Vengo a Roma a farmi crocifiggere di nuovo.

Dopo quell’accadimento, l’apostolo Pietro capì e tornò indietro per votarsi al martirio.

Su quel racconto dal sapore del mito, nacque una delle chiese più importanti e rappresentative del mondo cristiano e cattolico.

‘Domine, quo vadis?’, 2015, tecnica mista, 150 x 90 cm, è anche il titolo dell’opera di Alessandro Costa che, permanente all’interno della chiesa dal medesimo nome o anche Santa Maria in Palmis, cattura lungamente lo sguardo, senza mai stancarne la percezione. L’opera colpisce per l’efficacia del simbolismo, per il gioco sapiente tra luci e ombre e soprattutto per la straordinaria resa tridimensionale.

Al centro del pensiero artistico di Costa risiedono la dimensione atemporale della materia e, nella sua finitezza, l’oggetto a segnare il senso e la sua antitesi all’interno del contesto in cui è inserito.

Il sanpietrino ne è il protagonista indiscusso. Un cubo litico indistinto nella sua distesa, uno tra i tanti, tantissimi uguali, sui quali è segnato il passo della folla distratta e anonima e sulla cui superficie sempre grava il peso degli sguardi e dei percorsi, qualsiasi direzione essi imbocchino. E come nella folla, il sanpietrino è l’individuo solo e perduto, dissolto nella moltitudine.

Un blocco di leucitite il sampietrino o sanpietrino, che insieme ad altri, come un mosaico monocromo, ma reso vivo dalla polisemia della luce, riveste le strade e le piazze della capitale.

Roma è la città in cui Costa vive e svolge la sua attività di ricerca, che ispira i suoi moti artistici e fa vibrare i suoi stati d’animo. A veicolarli i tracciati stradali, i vicoli e le piazze che di sanpietrini sono l’assemblamento e dei viandanti gli infaticabili accompagnatori quotidiani.

Ogni giorno il sanpietrino assolve la funzione di piano d’appoggio e calpestio, di libero accompagnamento all’impeto del passo, in un rapporto ritmico e simbiotico tra chi marcia e il suo pavimento. Come un flusso, a cui non è data meta o destinazione, e nemmeno la direzione.

Sui blocchetti laziali vengono quotidianamente calpestati i diritti e la Carta Costituzionale, ‘Calpestati’,2013, olio su tavola, 20 x 20 cm; ‘Destituzione’,2014, olio su tela e matita, 40 x 30 cm; il sanpietrino però, può anche svincolarsi dal suo alloggiamento predefinito, liberarsi dall’incastro e diventare uno strumento di lotta. Simbolo rivoluzionario e di ribellione, il cubo di pietra è anche l’arma che spesso, in molti contesti di protesta, viene lanciato contro l’autorità prestabilita, contro l’abuso di potere e la repressione, in nome di una libertà non riconosciuta, ‘Segno libero’, 2015, olio su tela, 30 x 30 cm.

E come un prigioniero che riesce a liberarsi dalla gogna, il sanpietrino trova la sua liberazione e al tempo stesso la sua elevazione a simbolo dematerializzato nella seconda fase creativa e di maturazione di Alessandro Costa, ‘Senza titolo’,2015, olio su tela, 150 x 100 cm.

Dal 2015 in poi, l’artista lavora compulsivamente per sottrazione all’alleggerimento del cubo litico. La materia diventa spazio etereo all’interno del quale si staglia il segno stilizzato. Ripetuto costantemente sui materiali più disparati, il sanpietrino è ormai un simbolo, un timbro su carta stampata. Della realtà non si evince altro che un lontano rimando, Timbri, 2016, linoleografia su carta, 30 x 20.

L’oggetto è ormai all’apice di un percorso ascensionale verso la bidimensionalità e la funzione ne è completamente trasfigurata. La linea, grafema semplice, ne sancisce la perdita formale alla quale non può che corrispondere una totale perdita di senso, ‘Senza titolo’, 2016, olio su tela, 60 x 42 cm.

Non più passi grevi su percorsi irrisolti, il sanpietrino adesso è libero e fluttua leggero nello spazio a due dimensioni. ‘Senza titolo’, 2016, olio su tela, 120 x 100 cm.

Mostre personali recenti:
Febbraio 2016, espone presso la Chiesa di Sant’Anna e Morti, Deliceto (FG)
Visioni di Santi e amore mistico, a cura di Rocco Marino e Vincenzo Mazzarella
Giugno 2015, espone presso la chiesa Santa Lucia del Gonfalone, Roma
Storia di un anno, a cura di Vincenzo Mazzarella e Paolo Bielli
Dicembre 2014, espone presso Spazio 85, Roma
Falsa Civiltà, a cura di Romina Guidelli
Intervento critico Vincenzo Mazzarella
Marzo 2014, espone presso Camponeschi, Roma
per Eletronic Art Cafè a cura di Umberto Scrocca e Manuela Van
Settembre 2013, espone presso lo studio di via Monserrato 6a, Roma
Destini Comuni, a cura di Romina Guidelli

Mostre collettive recenti:
Settembre 2018, Galleria Monserratoarte900, Roma
Sotto il segno di Agostino, a cura di Vincenzo Mazzarella e Roberta Giulieni
Agosto 2016, espone presso il Museo civico C. G. Nicastro, Bovino (FG)
‘Dai frammenti del sacro alla ricomposizione del mito’, a cura di Rocco Marino e Vincenzo Mazzarella
Novembre 2015, espone presso il Museo delle Mura, Roma
Il Figliol Prodigo, a cura della Cooperativa Sociale Onlus Pronto Intervento Disagio,
Associazione radicale Nessuno Tocchi Caino e Galleria Arte Monserrato 900
In collaborazione con Roma Capitale
Maggio 2015, espone presso Galleria Banchi Vecchi, Roma
Together for the fine Art, a cura di Rossana Morreale e Cristina Sozio
Marzo 2015, espone presso Palazzetto Art Gallery, Roma
Tu quoque artisti per il cesaricidio, a cura di Palazzetto Art Gallery
testo di Vincenzo Mazzarella
Giugno 2014, espone presso Monserrato Arte 900, Roma
Lettera d’Amore, a cura di Vincenzo Mazzarella
Dicembre 2013, espone presso Studio 9, Roma
a cura di Arnaldo Romani Brizzi, Patrizia Rufini e Clara Picinini

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Autore Marilena Scuotto

Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.