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Al via ‘Costruire Comunità’, ciclo di incontri al Museo Madre

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'Costruire Comunità'


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Ad inaugurare gli appuntamenti il 20 ottobre Anna Ferrino imprenditrice, collezionista, past president Fondazione Arte CRT

Riceviamo e pubblichiamo.

Il Madre, museo d’arte contemporanea della Regione Campania, accoglie Costruire comunità, un ciclo di dialoghi a cura di Monica Coretti, che spiega:

L’idea alla base degli incontri è di dare voce a personaggi del mondo dell’arte contemporanea che hanno contribuito con la propria vita, quindi con la propria opera d’arte, alla costruzione della visione del bene comune.

Raccontando il loro impegno nell’arte come cammino di vita e come strumento per Costruire comunità, si cercherà di sfatare luoghi comuni, di guardare le cose con uno sguardo altro.

Una prospettiva originale, che coinvolgerà di volta in volta personalità differenti: primo appuntamento giovedì 20 ottobre, alle ore 18:00, ingresso gratuito, con Anna Ferrino, imprenditrice, collezionista, past president Fondazione Arte CRT.

Nella conversazione, dal titolo ‘Arte espressione di impegno civile’, si parlerà di formazione, di come si diventa imprenditori, delle ragioni del collezionare; saranno posti interrogativi come la possibilità per una Fondazione bancaria di poter essere a servizio della società, e altro ancora.

Il format prevede altri tre incontri:
giovedì 24 novembre, Pejman Tadayon, artista iraniano
venerdì 20 gennaio, Micol Forti, curatrice della Collezione di Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani
giovedì 23 febbraio, Sabrina Mezzaqui, artista italiana

Note della curatrice

La civiltà post umana è già qui. L’avevano anticipata e vista, come sempre prima di noi, gli artisti e gli scienziati. Gli artisti denunciando la caduta della società verticale, del potere autoreferenziale e centralizzato, cercando di esprimere, attraverso simboli altri, mondi diversi possibili come singoli e come collettività.

Così gli artisti dell’Arte Povera, la Holzer e la Bourgeois solo per nominarne alcuni. C’è chi, provenendo da mondi non centrati solo sul sé, come in Europa, ha visto l’uomo immerso in ciò che lo circonda, mondo animale, vegetale e anche inanimato (William Kentridge, Igshaan Adams).

È l’Ubuntu africano, “io esisto perché tu esisti” dove il tu è l’altro da te, anche il paesaggio di cui si deve aver cura. Così, mentre gli scienziati lanciavano da tempo i loro allarmi, gli artisti ci mostravano con tutti i linguaggi possibili (pittura, installazioni, video, scultura, fotografia, disegno, teatro, cinema, musica) ciò che stava accadendo, accendendo scintille di speranza su futuri possibili, come ha così ben espresso Gianmaria Tosatti con l’opera del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia di quest’anno, Storia della notte e destino delle comete.

I personaggi che incidono nel mondo dell’arte, ci mostrano le luci possibili: facendo rete tra artisti, privati, istituzioni pubbliche, università; collaborando nell’utilizzo di forme espressive diverse, interpellando le comunità di appartenenza, coinvolgendo gli spettatori nelle loro narrazioni. Il “mondo post umano” è dove ciascuno fa parte di un tutto di cui è responsabile.

Museo di arte contemporanea è “museo vedetta” del sentire contemporaneo. Interpreta, coniuga e offre voce ai vari linguaggi che esprimono questo sentire e alle espressioni diverse che analizzano, processano e offrono uno sguardo nuovo sull’attuale.

Museo di arte contemporanea è accogliere la trasversalità propria dell’arte contemporanea, ma anche dei luoghi che si occupano di arte: musei, teatri, gallerie, università, banche, fondazioni, società di consulenza, mettendo i vari luoghi in comunicazione tra loro e con il territorio proprio ed altro, creando così uno spazio inclusivo, di riflessione e di cultura intesa come acquisizione della consapevolezza del ruolo che a ciascuno compete nella società.

Museo di arte contemporanea è “museo cattedrale”, del ritrovarsi, dell’ospitare e del sentire.

Museo di arte contemporanea è “museo piazza” dove ci si incontra, si discute, ma ci si diverte anche insieme.
Monica Coretti

 

 

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