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Al via a Padova la II edizione de ‘I Segni dell’anima’

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'I Segni dell'anima'


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In mostra nell’atrio di Palazzo Zuckermann, dal 17 al 23 giugno

Riceviamo e pubblichiamo.

Dopo il successo dello scorso anno, lunedì 17 giugno, alle ore 11:00 presso la Sala del Romanino del Museo Eremitani, verrà inaugurata ufficialmente la II edizione della mostra ‘I Segni dell’anima’, mostra allestita nell’atrio di Palazzo Zuckermann, dedicata quest’anno alla musica e alle suggestioni dell’acqua.
L’iniziativa, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune – Musei Civici di Padova, con il patrocinio del Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria del Triveneto, del Club per l’UNESCO, con il sostegno del Rotary Club Verona e Inner Wheel Club Padova, 2 C.A.R.F., raccoglie le opere dei detenuti coinvolti nel progetto ‘I Suoni della Bellezza’, laboratorio ideato dal M° Nicola Guerini che valorizza il percorso percettivo attraverso l’ascolto della musica: un ascolto che genera segni e narrazioni creative fissate sui fogli con l’uso dei colori.

Sono segni che parlano di dolore, di fallimento ma anche di commozione e sorrisi che si accendono come luci sul foglio diventando impronte di una rinascita.

Nicola Guerini, direttore d’orchestra e attivo divulgatore, da anni promuove l’ascolto della musica come esperienza immersiva negli istituti penitenziari, stimolando non solo la dimensione emozionale e istintiva del detenuto, ma anche coinvolgendolo in un approccio introspettivo basato sulla comprensione e l’interiorizzazione del percorso rieducativo vissuto in carcere.

Il progetto, sotto l’egida del Rotary Club Verona, è divenuto protocollo con il Provveditorato di Padova (2021) per 16 istituti penitenziari del Triveneto.

La mostra

‘I Segni dell’anima. La musica e le suggestioni dell’acqua’, aperta al pubblico fino alla mattina di domenica 23 giugno è stata realizzata con la curatela di Silvia Prelz, Maurizio Longhin e dello stesso Guerini, in collaborazione con Maurizio Bruno.

La mostra prevede l’esposizione di oltre 40 elaborati realizzati con tecnica mista, raccolti negli istituti penitenziari di Padova, di Treviso e quest’anno anche della Casa di reclusione femminile a Venezia, dove le detenute hanno prodotto disegni nati dall’ascolto immersivo di celebri pagine sinfoniche: un grande mosaico cromatico scaturito dalle note di Smetana, Ravel, Morricone, Debussy e molti altri, le cui tessere sono mappe emotive di un ‘sentire’ individuale e autentico.

Il visitatore sarà guidato dai gesti delle linee, dalla ricchezza cromatica delle forme, parole che raccontano il loro viaggio dentro al proprio mare interiore. Un luogo fatto di abissi ma anche di luci che si riflettono nelle trame specchiate.

Le opere, inoltre, saranno visibili nei dettagli su di un monitor, per offrire un’esperienza immersiva nel colore attraverso la suggestione dei suoni.

All’inaugurazione, oltre ad Andrea Colasio, Assessore alla Cultura Comune di Padova, e a Francesca Veronese, direttore dei Musei Civici, interverranno autorità e collaboratori del progetto tra cui il Senatore Andrea Ostellari, Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizi; la dott.ssa Rosella Santoro Provveditore Amm. Penitenziaria regionale per il Veneto – Friuli Venezia Giulia – Trentino Alto Adige; Tindara Inferrera, Responsabile rapporti istituzionali per il progetto I Suoni della Bellezza; il M° Nicola Guerini, Direttore d’orchestra e ideatore del laboratorio ‘I Suoni della Bellezza‘; il dott. Claudio Mazzeo, Direttore Casa di Reclusione di Padova; il dott. Alberto Quagliotto, Direttore della Casa Circondariale di Treviso; la dott.ssa Maria Grazia Bregoli, Direttrice della Casa di Reclusione femminile di Venezia. Modererà l’incontro Isabella Ottobre.

Al termine della inaugurazione in Sala del Romanino seguirà la visita alla mostra a Palazzo Zuckermann.

L’esposizione resterà aperta fino al mattino di domenica 23 giugno.

Ingresso libero.
Orario:
lunedì 10:00 – 13:30;
martedì – sabato 10:00 – 19:00;
domenica 10:00 – 13:30.

Dichiarazioni

Il Provveditore, dott.ssa Rosella Santoro, dichiara:

Ringrazio innanzitutto il Rotary Club di Verona e il Maestro Nicola Guerini, che coadiuvano con passione l’Amministrazione Penitenziaria nel suo mandato istituzionale di promozione di interventi tesi a ridurre il disagio e la sofferenza delle persone detenute.

Questa esperienza, ripetuta nel corso degli anni, offre la possibilità di esprimere e comunicare sentimenti ed emozioni attraverso il linguaggio musicale e pittorico, supportando la popolazione ristretta nel processo di adattamento alle difficoltà psicologiche che la reclusione comporta.

Il maestro Nicola Guerini dichiara:

La Musica è linguaggio universale che ci insegna a ri-conoscere il nostro patrimonio percettivo ed emozionale.

Il suo insegnamento più grande è l’ascolto, un ascolto che diventa esperienza immersiva individuale per nuovi percorsi di crescita consapevole.

Tindara Inferrera dichiara:

Credo fermamente in questo Progetto, poiché la musica tocca in maniera significativa l’anima, attraverso i pensieri e le emozioni che hanno la capacità di contribuire allo sviluppo educativo della nostra comunità, per una vita migliore.

La dott.ssa Maria Grazia Bregoli afferma:

Il carcere è uno spazio generalmente inteso come chiuso ma che tende all’apertura dei mondi interiori infiniti dei loro abitanti grazie all’arte.-

Il carcere diventa spazio del progetto creativo I Suoni della Bellezza, guidato dal maestro Nicola Guerini, che fa emergere la dimensione creativa di ogni essere umano che riscopre emozioni, che crea bellezza, che rigenera, che alimenta la speranza di una nuova vita.

Il dott. Alberto Quagliotto dichiara:

Nel luogo in cui i colori rischiano di diventare indistinti ed i suoni ribelli all’armonia, il recupero del senso dell’osservazione unito alla percezione della musica può diventare uno strumento di consapevolezza di un qualcosa che mai prima, nemmeno nella vita libera, si era avvertito: l’Uomo creatore di bellezza,… sì che ‘vostr’arte a Dio quasi è nepote’.

Il dott. Claudio Mazzeo dichiara:

Il progetto del maestro Guerini dimostra in maniera inequivocabile che anche in carcere luogo di sofferenza è possibile coniugare arte, sentimenti e in una parola bellezza.

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