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AIDS, in Italia aumentano i contagi

1° dicembre Giornata mondiale contro l'AIDS


Dati OMS confermano oltre 3600 nuovi casi nel nostro Paese lo scorso anno

Nella Giornata Mondiale contro l’AIDS, indetta dal 1988 il 1 dicembre di ogni anno, è bene riportare l’attenzione su una malattia che non può essere debellata. Anzi. I dati in questo senso parlano chiaro: la sensazione che l’AIDS sia drasticamente calata a numeri modesti è stata smentita. Secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, nel 2014 i contagi accertati in Europa sono stati più di 142 mila, il picco più elevato dagli anni ’80.

L’esponente milanese del CDU Lorenzo Annoni, a questo proposito, sottolinea:

È questo un fulmine a ciel sereno che ci riporta duramente alla realtà, sottovalutata dal nostro fare occidentale e dalla frase, superficiale all’ennesima potenza, “tanto a noi non succede”. L’AIDS non è relegata solo al continente africano. Anche noi ne siamo interessati. Non a caso, i dati riportano una situazione allarmante: l’epidemia è in crescita, il numero di nuove diagnosi nel vecchio continente è più che raddoppiato negli ultimi 10 anni. Responsabile di ciò è la trasmissione eterosessuale, in special modo con condotte occasionali. Resta invece invariata quella inerente allo scambio di siringhe tra tossicodipendenti.

Il campanello d’allarme è suonato già da tempo anche in Italia: il nostro Paese risulta essere quello che presenta il più alto numero di contagi nell’Europa occidentale. In particolare, lo scorso anno sono stati diagnosticati 3.608 nuovi casi, di cui il 60% circa in stadio avanzato, quando la terapia antiretrovirale non è più così efficace.

Chiosa ancora l’esponente milanese del CDU Lorenzo Annoni:

Il dato più preoccupante riguarda però il 25% circa delle persone infette che non sa ancora di esserlo e che potrebbe trasmettere il virus inconsapevolmente. La strada migliore è quella della prevenzione attraverso la correzione dei propri comportamenti personali a rischio (promiscuità sessuale, scambio siringhe, rapporti occasionali). Allora che fare? Mi appello a tutte le istituzioni, dai comuni allo Stato Centrale: mettiamo in atto politiche che spieghino soprattutto ai giovani come evitare problemi, insegniamo loro a non contrarre l’AIDS, entriamo nelle scuole e teniamo degli incontri. Mettiamo in campo tutte le risorse a nostra disposizione. Lo stesso farà il CDU, che sta ragionando su come intervenire in merito.

Autore Giuseppina Iuliano

Giuseppina Iuliano, giornalista pubblicista, laureata in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli 'Federico II', esperta di relazioni pubbliche, marketing e comunicazione sociale.

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