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Agromafie: a rischio economia e salute del Bel Paese

Agromafie


Anno 2010. Scandalo “mozzarelle blu”. Maxi sequestro di 70.000 mozzarelle ritirate dal mercato dopo la denuncia di alcuni consumatori che, all’apertura delle confezioni, si sono ritrovati mozzarelle dal colore blu per un effetto di ossidazione a contatto con l’ossigeno. La causa di tale fenomeno era un batterio non tossico chiamato pseudomonas  fluorescens.  Le mozzarelle incriminate venivano tutte dall’azienda tedesca “Milchwerk Jaeger Gmbh & Co” con stabilimenti anche a Treviso.

Anno 2012. Scandalo prodotti contraffatti con false etichette Made in Italy. Olio, pasta e vini spacciati per prelibatezze italiane e vendute a prezzi esorbitanti in Canada, America e Svezia. Jimmy Ghione, inviato di Striscia la Notizia, si occupa della vicenda. Ancora disponibili nell’archivio del famoso tg satirico i video mandati in onda fra novembre e dicembre 2012.

Anno 2013. 19 ottobre. Scandalo pomodori cinesi. Il Nucleo antifrodi del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari di Angri, in provincia di Salerno, sequestra circa un milione di barattoli da 150 grammi di doppio concentrato di pomodoro proveniente dalla  Cina e destinato al mercato estero. Tutti rigorosamente con il marchio Made in Italy. Il Bel Paese danneggiato e beffato, come emerge nel rapporto sulle Agromafie presentate da Coldiretti/Eurispes al X Forum agroalimentare di Cernobbio, dal momento che almeno un terzo dei prodotti venduti in Italia oppure esportati recano la dicitura Made in Italy nonostante le materie prime provengano da luoghi lontani. Ciò perché la legislazione lo consente; nelle etichette è obbligatorio, infatti, dichiarare il luogo di confezionamento, ma non quello di origine.

Anno 2013. Improvvisamente la Terra dei Fuochi diventa un caso clamoroso, un tema su cui indagare e uno scandalo per cui indignarsi, nonostante le prime denunce dei cittadini risalgano ad almeno 20 anni fa. Don Patriciello, il famoso parroco del comune di Caivano, si batte da anni per ricevere la dovuta attenzione e un valido aiuto da parte delle istituzioni ma senza ottenere risultati concreti. L’8 gennaio 2013 l’allora Ministro della Salute Balduzzi visita le terre contaminate della Campania ma afferma che “l’alto tasso di mortalità per tumori maligni dipende interamente dallo stile di vita della popolazione locale”.

Antonio Marfella, ricercatore di medici per l’ambiente, sostiene, inoltre, che “In Campania non è stato accertato scientificamente il collegamento tra inquinamento e patologie correlate perché, ad oggi, nessun’istituzione lo vuole cercare”.

2 ottobre 2013. Le Iene prendono a cuore la vicenda mandando in onda video shock, e da questo momento in poi sembra che finalmente le istituzioni, la politica e il mondo del giornalismo abbiano un reale interesse a far luce sulla questione rifiuti tossici in Campania. Ortaggi e frutta contaminati, falde acquifere contaminate, animali che si nutrono di erba contaminata, contaminando a loro volta il latte utilizzato per le celeberrime mozzarelle di Bufala e per i prodotti caseari famosi in tutto il mondo… carni contaminate, aria contaminata. Ogni singola cosa è contaminata in questa maledetta Terra dei Fuochi.

Anno 2013. 21 ottobre. Un nuovo allarme sugli alimenti tossici dalla provincia di Napoli. Stavolta sotto accusa è il pane. Che la camorra fosse coinvolta nella produzione di questo alimento e ne gestisse circa 1.500 forni clandestini, era cosa risaputa. La nuova scoperta fatta dai carabinieri del comando provinciale di Napoli consiste nella modalità con cui il pane veniva prodotto.  Per l’impasto solo scarto di farine; per alimentare il fuoco, pezzi di legno provenienti da mobili verniciati e con chiodi arrugginiti o, nel peggiore delle ipotesi, persino pezzi di bare. Il tutto, in ambienti decisamente malsani dal momento che nei vari laboratori sono stati rinvenuti escrementi di topo. Da non dimenticare un dettaglio importante: il pane era spesso venduto in strada a diretto contatto con lo smog. 50 le persone denunciate; 17 i forni posti sotto sequestro.

Troppi scandali in troppo poco tempo. Esiste un modo affinché i cittadini siano tutelati rispetto a ciò che inconsapevolmente hanno ingerito negli anni passati ? E rispetto a ciò che potrebbero ingerire in quelli a venire? Lo Stato italiano dovrebbe proteggere l’economia di un paese ormai in ginocchio e la salute di cittadini che, ignari di ciò che consumano a tavola, mettono a rischio il proprio benessere fisico ogni giorno. Invece la situazione peggiora e i dati sono sempre più allarmanti. Sergio Marini, presidente di Coldiretti,  nel rapporto Eurispes evidenzia che nel 2013 il giro d’affari delle agromafie è aumentato del 12 per cento arrivando a quasi 14 miliardi. Come considerarsi al sicuro se anche la fantasia dei contraffattori sembra davvero non conoscere limiti? Coldiretti ha scoperto, fra le tante invenzioni dei nostri cari agromafiosi, che è stato diffuso un kit, arrivato persino in Gran Bretagna, per la produzione non autorizzata di formaggi italiani protetti da marchi di qualità come parmigiano, mozzarella e pecorino romano. Nelle stalle, inoltre, gira un prodotto farmaceutico, un vaccino, capace di far apparire sani a ogni controllo veterinario capi di bestiame in realtà malati, con gravissime ripercussioni per la sicurezza dei consumatori.

E per quanto concerne i nostri terreni? Le istituzioni e gli organismi medici dovrebbero intervenire con azioni concrete che partano da un’opera di censimento dei terreni  e delle falde acquifere. Se alcuni studi rivelano che la contaminazione totale delle falde potrebbe verificarsi intorno al 2064 non tutto è perduto ma bisogna agire subito. Come? Un’azione di bonifica diventa fine a se stessa se le forze dell’ordine non iniziano ad arrestare le organizzazioni criminali che continuano a sversare ed incendiare rifiuti tossici di ogni genere. La tecnica di tali criminali è ampiamente spiegata nel docufilm “Biutiful cauntry” da Raffaele Del Giudice: una prima squadra sversa; una seconda squadra confonde i rifiuti tossici con altri rifiuti; una terza squadra incendia nelle ore piccole quando sanno di essere al riparo da occhi indiscreti. Una nuova legge che innalzi il minimo della pena per i reati ambientali, fra cui è classificato l’incendio sistematico di rifiuti tossici, è auspicabile e necessaria; bisogna munirsi di un serio ed efficace strumento di lotta per questo inquietante fenomeno. Poi la bonifica e la messa in sicurezza dei terreni. È possibile sì, ma bisogna partire subito. Altrimenti il territorio rimarrà nelle mani delle organizzazioni criminali che faranno il bello ed il cattivo tempo con uno Stato che non tutela  sia la parte sana del tessuto agro produttivo che la salute dei suoi cittadini.

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