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Agoghè per i Quartieri Spagnoli di Napoli

Giuseppe Ferraro e Maurizio de Giovanni


Favorire le alleanze dei luoghi della conoscenza per fare della Città una Scuola di Legami

Per la presentazione di Agochè, un nuovo e importante progetto nato da un’idea dell’associazione ‘Filosofia fuori le mura’, finanziato nell’ambito del PON Metro Napoli ‘Spazi di Innovazione Sociale – Percorsi di inclusione attiva’ – I Quartieri dell’innovazione, oggi 20 ottobre, ai Quartieri Spagnoli di Napoli, in largo Baracche vico Figurelle a Montecalvario n.6, si scelto di stare in piazza, tra la gente, poiché è per le strade che si svolgeranno le attività previste per contribuire al raggiungimento di un grado di consapevolezza e di educazione alle abilità sociali, attraverso postazioni etiche e di gruppi di lavoro gestiti dalla figura dei social trainer, innovativo profilo professionale che guida alle regole della cittadinanza attiva.

Il professor Giuseppe Ferraro, ideatore e fondatore della scuola ‘Filosofia fuori le mura’, gentile e disponibile comincia a raccontare:

La filosofia non deve essere un privilegio, come lo è stato finora, ognuno di noi deve avere il diritto di chiedersi il senso della propria vita, delle proprie scelte, della propria esistenza.

La filosofia interviene sull’esistenza non per individuare casi di patologie, casi clinici ma per guarire le persone sane. Noi guardiamo alla cura, come dicevano i buoni Greci, intesa come epimèleia, che non è altro che l’aver cura dell’altro.

Filosofia, perché ‘Fuori le mura’?

Perché la intendiamo come fuori le mura dell’accademia, cioè non reclusa. I filosofi, lo ricordiamo, a causa del loro pensiero, spesso, hanno fatto una brutta fine, bevendo la cicuta, bruciati o incarcerati.

Proprio per evitare problemi, Kant, ogni volta che scriveva, premetteva che avrebbe pubblicato solo cose che non avrebbero dato fastidio alle autorità del tempo.

Poi la filosofia è stata chiusa nelle accademie, circoscritta, messa in una sorta di reclusorio.

Ora, ‘Fuori le mura’ porta la filosofia nelle carceri, nelle strade, nelle scuole di periferia di questa città, lavora sui suoi confini. È giusto che se si occupa di questioni estreme deve essere portata sui luoghi estremi per sentire che cosa ha da dire, perché nel caso non avesse più nulla da trasmettere sarebbe meglio metterla via come un giocattolo rotto.

L’incontro di oggi è per far conoscere un interessante progetto, Agoghè; di cosa si tratta esattamente?

Agoghè è un’espressione greca che significa allenamento, addestramento. Il progetto è composto da due aspetti, le postazioni etiche, che sono un luogo di orientamento e consulenza, ed i social trainer.

La figura degli allenatori sociali, che è stata una mia idea, ha avuto subito una grande eco anche a livello europeo.

Noi viviamo in un tempo in cui regna la solitudine, che è espressione dell’isolamento, viviamo in una democrazia che richiede una responsabilità individuale, ma dove c’è ancora un profondo gap tra i diritti e le regole sociali. Viviamo in un Paese dove si reclamano i diritti, ma non si rispettano le regole. Dobbiamo far sì che si capisca che possiamo ottenere i nostri diritti solo rispettando certe regole.

Noi dobbiamo puntare a una comunità sociale per una società comune. Ognuno di noi ha un’idea personale e interiore della comunità. Ebbene, dobbiamo portare ad un livello di aggregazione sociale quello che sentiamo a livello di comunità. Dobbiamo lavorare sulle relazioni sociali.

E qui entrano in gioco i social trainer, giusto?

Certo. Essi sono degli allenatori, delle guide sociali, quelle che ti permettono l’orientamento. Stare insieme, per fare comunità sociale. Io non so quello che tu senti di questa città e tu non sai quello che sento io. Uniamoci e capiremo di più, acquisiremo competenze ed emozioni comuni.

L’avviso pubblico con scadenza alle ore 12:00 del 25 ottobre 2021 selezionerà cinque donne e uomini dai 18 e ai 35 anni, residenti o originari dei Quartieri Spagnoli.

I social trainer dopo essere stati formati nell’arco di due mesi da esperti del settore, opereranno sul territorio svolgendo azioni personalizzate all’aperto, nei luoghi turistici, nei vicoli, tra la gente dei Quartieri per ascoltare ed orientare.

Saranno ausiliari con competenze in ambiti diversi, educheranno alla cura dell’ambiente, a restituire fiducia nelle istituzioni, istruire al rispetto del bene comune e forniranno informazioni sulle opportunità di servizi e di diritti.

Sosterranno iniziative per l’inclusione lavorativa di fasce deboli, per creare reti territoriali e promuovere attività commerciali e artigianali a impatto sociale. Racconteranno la storia dei luoghi, i costumi e le abitudini con sportelli di ascolto e interventi itineranti.

Anche lo scrittore Maurizio de Giovanni ha accolto con grande interesse questa iniziativa sociale dal grande impatto intervenendo alla manifestazione di oggi.

Devo dire che c’è una fioritura di progetti, ce ne sono tanti ma non tutti sono orientati ad una crescita e ad un’idea di sviluppo.

I Quartieri Spagnoli sono una rete, lo sono da un punto di vista topografico, urbanistico, sentimentale e storico. Ma le nuove modalità di trasmissione, di comunicazione, stanno di fatto alterando questo status poiché con le connessioni, con l’utilizzo di un altro tipo di comunicazione che è virtuale, viene meno la comunicazione verbale, concreta, fisica, che è la caratteristica principale dei Quartieri Spagnoli.

Agoghè è un bel progetto poiché punta alla ricostruzione di questa rete. A far tornare il rione alla sua radice, che è quella di un’unica grande comunità, senza distinzioni sociali, di censo, di ceto.

Sin da prima della seconda guerra mondiale, è stato un luogo dove la comunicazione non era affatto e mai mediata, ma sempre diretta. Ora, invece, si corre il rischio dell’allontanamento progressivo della popolazione e, quindi, di una drammatica perdita d’identità. Il progetto Agochè sollecita e incentiva il ritorno a una identità forte.

Maurizio de Giovanni conclude poi con un invito alla gente, ai politici, ai napoletani tutti:

Non dimentichiamo mai le nostre peculiarità, l’unicità della nostra Napoli. Nella corsa a diventare una città, ‘normale’, non dobbiamo mai perdere di vista la nostra identità.

Noi dobbiamo certamente diventare una città europea, una capitale europea ma sempre mantenendo la nostra natura. Perderla, sarebbe imperdonabile.

 

Autore Antonella di Lello

Antonella di Lello, giornalista radiotelevisiva e sportiva, specialista in pubbliche relazioni. Etologa ed educatrice cinofila.

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