Solo la qualificazione alla Champions avrebbe potuto parzialmente salvare la stagione degli azzurri. Finisce, invece, nel peggiore dei modi la volata Champions: 3-1 a Torino, contro la rivale storica che può, in attesa della finale di Berlino, festeggiare il double, e addio alla Champions. Lunedì si giocherà il derby romano: solo la vittoria della Roma, a +4 dagli azzurri e ormai irraggiungibile, lascerebbe speranze al Napoli, rimasto a -3 dalla Lazio. A quel punto l’ultima di campionato al San Paolo contro la Lazio deciderebbe il destino del Napoli.
Calcoli, probabilmente inutili calcoli. Nessun risultato è scontato nel derby dell’Olimpico, ma è difficile, molto difficile, che la Lazio, tra le più in forma del campionato, perda nel derby.
Per il Napoli la stagione può considerarsi fallimentare: per il secondo anno consecutivo è fuori dall’Europa che conta, con implicazioni gravi sul piano economico. Il progetto, in altre parole, si ridimensionerà: via il tecnico spagnolo, in parte responsabile del fallimento, campagna acquisti in economia e via anche qualche campione, che difficilmente accetterà di non giocare in CL.
Le cause. Società, allenatore, calciatori. Tutti hanno le loro colpe. Gravi. La società ha sbagliato sin dalla campagna acquisti estiva: non ha puntellato la difesa, principale punto debole della squadra, non ha rinforzato il centrocampo, indebolendolo, invece, con la cessione di Behrami e Džemaili, due mediani certamente superiori ai vari Gargano, David López e Inler, uno dei più grandi flop dell’era De Laurentiis.
Se la società non ha messo a disposizione del tecnico una squadra all’altezza delle aspettative della piazza, lo spagnolo non ha saputo lavorare con gli uomini a sua disposizione. Il suo curriculum, ovunque e sempre osannato, è servito a ben poco. Eliminazione dalla Coppa Italia e dall’Europa League e una caterva di figuracce in campionato, anche ad opera di squadre di bassa classifica. Il suo fondamentalismo tattico lo condanna: un grande tecnico sa adattare il modulo agli avversari.
L’EL avrebbe potuto salvare la stagione, ma gli azzurri sono stati capaci di farsi eliminare da una squadra che Mourinho avrebbe consigliato di andare a cercare su Google. Non bastano assolutamente gli errori arbitrali, certamente gravi, a giustificare una squadra quasi priva di stimoli. Dopo Wolfsburg il popolo partenopeo si era illuso: la trasferta in terra tedesca, d’altra parte, dimostra che la squadra, quando mentalmente c’è, può battere anche avversari molto ostici. Dimostra che, al di là degli errori del tecnico, anche i calciatori sono responsabili delle numerose sconfitte contro avversari di bassa classifica e, infine, del tracollo.
Il futuro. Cosa aspettarsi adesso, dopo un’annata fallimentare? Se nell’ultima stagione si poté gioire per la Coppa Italia e l’accesso ai preliminari di CL, quest’anno ci si dovrà accontentare dell’accesso all’EL. La società deve ripartire, anche se sarà dura senza gli introiti della Champions, c’è un progetto da rifondare. Benitez quasi sicuramente andrà via, ma la sua partenza potrebbe essere l’indizio di un ridimensionamento del progetto. Innanzitutto con lui potrebbero venire non pochi mal di pancia ai big, in primis a Higuaín. Senza Champions non solo la piazza napoletana diviene poco appetibile ai top players, ma il calciomercato estivo sarà drasticamente ridotto. Se in vista del preliminare contro l’Athletic Bilbao la società non mosse un dito, come potranno adesso i tifosi sperare in un sontuoso mercato?
Carmelo Cutolo
Autore Carmelo Cutolo
Carmelo Cutolo, giornalista pubblicista, dottore di ricerca in Filologia classica, docente di lettere nelle scuole di secondo grado, appassionato di poesia, di ciclismo e di calcio.