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Abreazione o purificazione?

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Abreazione o purificazione?


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Energia Cosmica o Emozioni Represse?

Quando suo fratello morì in un incidente stradale, Mario si ammutolì di colpo e, totalmente frastornato, come catapultato in un altro mondo, non riuscì nemmeno a piangere.
Visse per mesi in uno stato di apatia interiore, incapace di provare emozioni.
Fino a quando incontrò il Reiki e, durante un’iniziazione, rivivendo il tragico evento, scoppiò a piangere.

Chi si informa tramite le solite ricerche in Internet parla di energia cosmica, di luce magica ed esoterica che opera per mezzo delle mani del cosiddetto Master, ma tutto questo è solo simbolico.

Infatti, quando un flusso di emozioni, come quelle vissute, per esempio, a causa di un trauma affettivo, non riesce a trovare sfogo, la compressione di tale stato può sfociare in disturbi dal carattere patologico, di piccola, media o grande portata.

In psicologia si usa il verbo abreagire in relazione a qualcuno che riesce ad esternare, a liberare o lasciar fluire ed espandere in qualche modo, una o più reazioni emotivo – affettive in seguito ad uno o più eventi toccanti.

Ciò che permette l’abreazione, perciò, non ha davvero a che fare con il trasferimento di una particolare energia cosmica da maestro ad allievo, quanto, invece, con le condizioni socio – affettive che si vengono a creare durante il percorso di insegnamento, apprendimento e con l’aiuto simbolico che prende il nome di iniziazione.

Quando sentiamo dire:

Era tanto che non piangevo, con il Reiki ci sono riuscito!

non si tratta di un’esclamazione dovuta ad un atto dal carattere magico – esoterico, poiché il pianto si sarebbe potuto manifestare anche dopo aver visto un film, ascoltato una particolare canzone, durante una funzione religiosa, di fronte ad un dipinto, ad un tramonto o in qualunque altra occasione nella quale il flusso delle emozioni represse avrebbe potuto trovare una via di uscita.

Il percorso Reiki, quindi, può diventare sicuramente di valido aiuto, oltre che per lenire lo stress, anche per tutti coloro che abbiano la necessità di esprimere “sentimenti” che, per un certo periodo di tempo, breve o lungo non importa, siano rimasti soppressi e, di conseguenza, intrappolati nell’inconscio.

Il termine abreazione fu coniato da Freud e Breuer nel 1895, a significare una reazione inconscia necessaria all’elaborazione, con finalità positive, di un particolare stato d’animo.

Far credere agli allievi Reiki che si tratti di un evento esoterico significa “lasciarli indietro”, cioè non metterli al corrente degli studi a carattere psicologico e sociologico riguardo alla necessità dei simboli, quindi anche dei riti simbolici, nell’arco di tutta la storia umana.

Secondo Jung, la persona che non abreagisce vive un fenomeno di contrasto tra quella che è la sua personalità e la mancata accettazione del trauma vissuto.

Vero è che in Oriente si faccia uso del termine “purificazione” ma, d’altro canto, ciò che viene diffuso in Internet e che è possibile ritrovare su molti testi di livello mediocre, ha a che fare con interpretazioni fallaci e per nulla veritiere in merito ai ritualismi asiatici e ai loro scopi.

Purificarsi non significa che siete sporchi e che vi dovete ripulire da chissà che, quanto piuttosto l’atto di liberare, con serenità, ciò che è stato compresso e intrappolato nel silenzio dell’inconscio, preparandolo per la sua messa in onda.

Nelle Filosofie più profonde, che non si basano su concetti superstiziosi, un rituale di purificazione, perciò, non è altro che un metodo per prendere contatto con la parte più recondita del nostro essere.

Anche nell’Antica Grecia, i filosofi così insegnavano ai propri seguaci:

Prima di tutto conoscete voi stessi!

e sapevano perfettamente che non sia possibile attingere ad alcuna sapienza su quel che noi siamo affidandoci solo alla parte superficiale della nostra mente, cioè al nostro conscio.

Il percorso Reiki, perciò, è un viaggio che inizia da te stesso e finisce con te stesso.

Non ci sono altri pianeti da esplorare, energie cosmiche da sondare, esoterismi da rivelare.

Ci sei tu, davanti ad uno specchio più lucido, per poterti vedere ed accogliere con maggiore affetto.

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Autore natyan

natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.