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A piccoli passi

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Comportati così, Lucilio mio, rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto, raccoglilo e fanne tesoro.

Convinciti che è proprio così, come ti scrivo: certi momenti ci vengono portati via, altri sottratti e altri ancora si perdono nel vento. Ma la cosa più vergognosa è perder tempo per negligenza.

Pensaci bene: della nostra esistenza buona parte si dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente e tutta quanta nell’agire diversamente dal dovuto.
Seneca 

Ciò che siamo e quello che otteniamo non è solo frutto delle nostre abilità innate, ma soprattutto del modo in cui ci approcciamo ai nostri obiettivi.

L’intelligenza, le qualità e le attitudini di base, i punti di debolezza, gli interessi e la stessa forma mentis con cui vediamo noi e il mondo non sono infatti da considerare come elementi ereditari ed immutabili, ma possono essere modificati col tempo e con l’impegno.

Il nostro sviluppo, il modo in cui interpretiamo le difficoltà e il modo per realizzare al meglio il nostro potenziale sono frutto di un impegno deliberato.

Si tratta di modificare la nostra forma mentis da statica a dinamica, ovvero di considerare che le capacità si possono acquisire e sviluppare lungo tutta la nostra vita, fino a raggiungere traguardi inaspettati.

E allora alzi la mano chi non ha mai dovuto superare un momento difficile o la fine di una storia d’amore, chi non si è mai sentito scoraggiato, demotivato o insicuro, chi non si è mai chiesto come smettere di crearsi problemi e poter finalmente raggiungere la felicità.

Il trucco è ribaltare la prospettiva, imparando a vedere le difficoltà e gli ostacoli come opportunità di crescita e di conoscenza di sé. Solo così si riesce a trasformare la sofferenza in un’occasione per migliorarsi e prendere in mano la propria vita, rivoluzionandola giorno dopo giorno.

Gioco forza diventa anche una questione di tempo. Che ci sfugge, ci inganna, ci mette il collare e ci porta dove vuole, illudendoci che siamo noi a dominarlo, quanto meno a decidere i suoi passi e a scandire ogni suo magico svolazzare.

Diciamo le cose come stanno: la durata media della vita umana è scandalosamente breve. Chi tra noi raggiungerà gli 80 anni avrà vissuto poco più di 4.000 settimane. Com’è possibile formulare piani ambiziosi in un lasso di tempo così effimero?

Lo spettro delle caselle di posta elettronica stracolme, della pila di abiti da stirare e delle vacanze da prenotare aleggia sopra di noi, spingendoci a compilare liste, piani, cartelle per ottimizzare il nostro tempo. Ma così finiamo per dimenticare il nocciolo della questione: come spendere al meglio le nostre giornate.

La brevità della vita umana ci induce necessariamente a mettere al centro dei nostri pensieri la gestione del tempo, il time management come dicono gli inglesi, escogitando stratagemmi che ci permettano di impiegarlo al meglio.

Ma siamo sicuri che massimizzare la nostra produttività, costruire la perfetta routine quotidiana, incastrare tutti gli appuntamenti sia la strada che conduce a vivere un’esistenza piena e significativa?

Se il tempo assomiglia ad un nastro trasportatore inarrestabile, diventare più produttivi significa aumentare la velocità del nastro, incrementando lo scoramento davanti a sempre nuove liste di cose da fare.

Finché, forse, non si ha un’illuminazione: il problema non sta nella finitezza del tempo, ma nella nostra ossessione di avere tutto sotto controllo, nell’illusione che sia possibile fare tutto e anche di più in un tempo finito, posponendo indefinitamente il momento in cui potremo goderci la vita.

Partendo da questa scintilla di consapevolezza, dobbiamo imparare a decostruire le cattive abitudini, nostre, certo, ma alimentate dal sistema in cui viviamo, e creare un percorso dove i concetti di fallimento strategico, per definire intere aree di vita in cui non ci aspettiamo di raggiungere l’eccellenza, evidenziando la valorizzazione dei traguardi anche piccoli, provando a ricercare dell’originalità nel quotidiano e allenandoci a ‘non fare niente’.

Queste potrebbero essere risposte brillanti e controcorrente alla tirannia delle lancette.

Il segreto è procedere a piccoli passi: smettere di auto-sabotarci, coltivando l’intelligenza emotiva e avvicinandoci alla nostra parte più autentica; provare a guardare la realtà da un’altra prospettiva; ascoltare e assecondare le effettive necessità del corpo e della mente; lasciarci alle spalle gli errori del passato e i comportamenti autolesionistici.

Riuscirci è davvero utile quando, per raggiungere un obiettivo o realizzare un desiderio, vogliamo comunicare in modo collaborativo e armonioso con le persone che ci circondano.

È facile, infatti, cadere nella trappola dell’adeguamento, perché saper prendere le distanze in modo appropriato dagli altri non è una dote innata.

Ecco che l’ossessione per gli obiettivi, invece di aiutarci a migliorare, rischia di diventare un’ulteriore fonte di stress e perfino di farci fallire. Perché, alla fine, noi non siamo i nostri obiettivi: siamo la somma delle nostre abitudini.

Per questo, è dalle abitudini di ogni giorno, e proprio dalle più piccole, quelle invisibili ma potenti come un atomo, che dobbiamo partire per imprimere alla nostra esistenza una nuova direzione.

Pare banale, ma il vero cambiamento non nasce da una singola grande svolta, ma dalla combinazione di tanti miglioramenti quasi impercettibili: un piccolo passo alla volta, un progresso quotidiano, mi verrebbe da dire, dell’uno per cento. Migliorare la gestione del tempo significa migliorare la gestione della nostra vita.

In altre parole, il tempo è la nostra risorsa più importante e se non sai gestirla, non puoi essere efficace ma, soprattutto, non puoi vivere bene. In un periodo storico in cui siamo bombardati di informazioni, imparare ad evitare le distrazioni e concentrarsi sui nostri obiettivi sembra una vera e propria impresa.

Oltretutto, questo non fa bene neanche alla nostra autostima. Ecco perché spesso parlare di ottimizzazione del tempo a noi italiani sembra un’espressione ansiogena, ma in realtà stiamo parlando di tutt’altro.

Ottimizzare e gestire il tempo non vuol dire diventare dei cyborg perfetti in grado di incastrare ogni singolo impegno al millesimo di secondo.

Vuol dire, innanzitutto, renderci conto che è arrivato il momento di riprenderci il nostro tempo, perché sprecarlo vuol dire sprecare la nostra esistenza.

Se il tempo è davvero la risorsa più preziosa a nostra disposizione, è arrivato il momento di trattarla come tale. Viviamo in un mondo di possibilità infinite, molte delle quali, però, non sono altro che becere distrazioni, che possono intaccare pesantemente il nostro conto corrente del tempo.

Bisogna fare piazza pulita, eliminare tutte queste distrazioni che incrostano la nave attraverso cui solchiamo il mare della vita. Se non gestiamo bene il nostro tempo, potremmo facilmente perdere energie e la qualità del nostro lavoro ne risentirebbe.

Ma se impariamo a prendere delle decisioni che ci consentano di ricavare il tempo necessario, siamo più propensi a svolgere i nostri compiti al massimo livello.

Molti di noi hanno una to do list che si riempie rapidamente con un mix di compiti importanti e meno importanti. Avere così tante cose sulla lista può portare ad un alto livello di ansia o scoraggiamento; quindi, è importante dare le giuste priorità al carico di lavoro, discriminando ciò che deve essere fatto ora da ciò che può aspettare o può essere delegato ad altri.

Si dovrebbe anche lasciare spazio per affrontare eventi imprevisti che inevitabilmente si verificheranno durante la giornata. Non importa quanto bene pianifichiamo il nostro programma, ci sarà sempre chi cercherà urgentemente la nostra attenzione su un problema.

La tentazione è dire ‘sì’ a tutti perché ovviamente non si vuole rischiare di deludere nessuno. Ma questo atteggiamento può causare stress e avere un effetto negativo sulla capacità di lavorare in modo produttivo.

Invece, è importante imparare a gestire le richieste in modo da mantenere buoni rapporti con gli altri ed evitando le conseguenze negative. Imparare a dire ‘no’ diplomaticamente aiuta, così come rinegoziare una tempistica realistica o il risultato finale.

Una buona gestione del tempo ci aiuta a rimanere concentrati e a mantenere un sano equilibrio tra vita professionale e vita privata.

Per quelli di noi costantemente schiacciati da pressioni e scadenze strette, la strada verso la libertà sta nel cambiare le abitudini in modo incrementale, il che è molto meno difficile di quanto immaginiamo.

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.