Site icon ExPartibus

A Napoli, stiamo lontano dagli iettatori…

Sciò Sciò ciuccive


Giovedì 27 febbraio il Presidente Francese Macron è stato in visita a Napoli. Il Presidente del Consiglio Conte nel corso della conferenza stampa di chiusura ha affermato:

Napoli oggi ci ha insegnato che questo momento non si affronta con la paura. Io e Macron siamo stati in città e non abbiamo trovato panico, ma gente in strada con spirito positivo.

Sciò sciò ciucciuvè, uocchio, maluocchio… funecelle all’uocchio… aglio, fravaglio, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape ‘e alice e cape d’aglio… diavulillo diavulillo, jesce a dint’o pertusillo… sciò sciò ciucciuvè… jatevenne, sciò sciò…

L’efficacia del famoso ritornello che Pappagone, il celebre personaggio napoletano impersonato da Peppino De Filippo, usava per scacciare le influenze negative dei tanti tristi predicatori di tragedie e sfortune, le cosiddette civette iettatrici, o come diciamo a Napoli: gli ‘occhi secchi’, tanto temuti dal superstizioso popolo napoletano, ha forse un fondamento scientifico?

Per verificare la domanda che mi pongo, mi faccio aiutare riportando alcuni passaggi tratti da testi scientifici.

Per la Scienza le “Civette iettatrici” potrebbero essere tutte quelle persone che si lamentano, chiacchierano senza un fine costruttivo o soluzioni propositive, diffondendo ‘energie negative’ in grado di influenzare gli stati psicofisici di chi gli sta vicino.

Vittorio Gallese neuroscienziato, uno dei maggiori studiosi dei ‘neuroni specchio’, spiega:

L’uomo è dotato di un’intelligenza emotiva, il cervello è programmato per emozionarsi perché le emozioni agiscono a livello neuronale e sono fondamentali per decodificare il mondo che ci circonda, orientando il nostro comportamento e le nostre relazioni sociali. Dunque l’empatia non è una attitudine caratteriale, ma un processo neuronale, influenzabile da fattori esterni.


Studi della Neurofisiologia stanno dimostrando, infatti, che

La capacità di parti del cervello umano di attivarsi alla percezione delle emozioni altrui, espresse con moti del volto, gesti e suoni; la capacità di codificare istantaneamente questa percezione in termini ‘viscero-motori’, rende ogni individuo in grado di agire in base a un meccanismo neurale per ottenere ciò che chiamiamo ‘partecipazione empatica’.

Dunque possiamo assumere un comportamento bio-sociale, ad un livello che precede la comunicazione linguistica, il quale caratterizza e soprattutto orienta le relazioni inter-individuali, che sono poi alla base dell’intero comportamento sociale (…) fino al punto di modificare i processi neuronali di una persona.
Giusti / Azzi in ‘Neuroscienze per la Psicoterapia’

È stato scientificamente provato, che alcune ‘risonanze empatiche’ (caratteristiche delle lamentele e delle chiacchiere) spengono letteralmente i neuroni dell’ippocampo, quelli che sono preposti anche alla risoluzione dei problemi.

Ancora, le ricerche in questo campo ci spiegano che rimanere esposti per più di trenta minuti ad ‘energie negative’ diffuse da persone fisicamente vicine che si lamentano, così come subire le notizie diffuse dai media che diffondono concetti che il nostro cervello codifica considerandole negative, provoca in alcuni soggetti effettivi danni a livello cerebrale.

A livello fisiologico, le cellule del nostro cervello se questo non è allenato sono più orientate a specializzarsi per elaborare contenuti di basso livello, perdendo nel tempo facoltà creative e la capacità di risolvere le situazioni critiche allo scopo di uscire dalle difficoltà mettendo in moto l’inventiva.

Pertanto, secondo queste ricerche, l’influenza di pensieri negativi, come, ad esempio, quelli correlati ad eventi di vita considerati sfortunati, alle crisi economiche, al lavoro che scarseggia, alla politica corrotta ed inefficiente, ad eventi terroristici o catastrofi naturali, nutre di “psico-energie negative” le persone predisposte: a livello psicologico si crea in queste persone un circolo vizioso per cui tali pensieri negativi diverranno l’unica realtà per loro possibile.

Emozioni e Coscienza sono impastate, nel bene o nel male!

Studi dei gruppi di ricerca diretti da Antonio Damasio, della Iowa University, e da Joseph LeDoux, della New York University, hanno ripetutamente dimostrato che i processi decisionali e quelli di memorizzazione, strettamente collegati tra loro, dipendono in modo determinante dal circuito limbico, e cioè dalle aree cerebrali che elaborano le emozioni fondamentali. I primi anni del nuovo secolo sono stati ricchi di studi sulla neurobiologia delle emozioni. Anche con l’esteso uso delle immagini cerebrali si è riusciti ad identificare le vie nervose che seguono le emozioni.
Si può così apprezzare il significato profondo dei meccanismi emozionali, la loro universalità, i loro essere innati e la loro diffusione ad altre specie animali, confermando così la sostanza del bellissimo, misconosciuto e spesso travisato, lavoro di Charles Darwin sull’espressione delle emozioni nell’uomo e negli altri animali. Le emozioni fondamentali incarnano la nostra storia evolutiva come mammiferi sociali, forniscono schemi ancestrali di risposta alle sfide ambientali, entrando nei processi decisionali che producono comportamenti. In questo senso, è scientificamente assodato che siamo un impasto di emozioni e coscienza.
Nel bene e nel male. Questo dato di fatto apre molti interrogativi non solo di tipo medico, e cioè relativi alla salute individuale, ma anche di tipo sociale e politico, e cioè relativi alle scelte delle nazioni e dei governi in merito alle relazioni tra i popoli e tra la nostra specie e gli ecosistemi terrestri.
Sponzilli / Di Paolo in ‘Le malattie tumorali’

La vera svolta in questo affascinante campo di studi avviene con l’introduzione delle tecnologie digitali per il neuroimaging ed il progresso della ricerca in campo biomedico.

Si sono identificati i collegamenti tra cervello, sistema endocrino e sistema immunitario. Questa vuol dire che le relazioni tra mente e corpo hanno abbandonato il terreno della congettura, del puro psicologismo. Adesso, non solo i canali di collegamento tra psiche e soma, ma anche le molecole mediatrici di questo rapporto sono state identificate.
P. Pancheri, M. Biondi: Università La Sapienza Roma

Noi abbiamo avuto la fortuna di vivere l’avventura scientifica della prima rivoluzione culturale della endocrinologia. Sino agli anni Sessanta la cultura medica generale avvolgeva in una nebbia esoterica gli studi sugli ormoni; la diagnostica era ancora largamente basata sull’osservazione descrittiva e l’impressione generale era che le malattie ‘ormonali’, prescindendo dalle tireopatie e dal diabete, fossero rare e, come tali, oggetto di curiosità o poco più. Mancava in sostanza una cultura biologica che recepisse quanto oggi, invece, sembra essere ovvio: l’esistenza di sistemi informativi cellulari integrati e interdipendenti, senza i quali l’organismo non può attuare il proprio programma genetico. Oggi, si sono identificati i collegamenti tra cervello, sistema endocrino e sistema immunitario. Sta sopravvenendo una seconda rivoluzione culturale, che coinvolge l’endocrinologia e, più in generale, i sistemi informativi dell’organismo. Stiamo realizzando che gli ormoni sono in realtà informatori complessi, versatili, pluripotenti, non riconducibili a una singola formula molecolare… né alle sole cellule endocrine; le loro omologie strutturali con prodotti di altri sistemi come le cito – linfochine (prodotti del sistema immunitario), i neuro-peptidi (prodotti del sistema nervoso), i fattori di crescita e di regolazione tessutale (prodotti ubiquitari), sono tali e tanti da far ritenere l’attività ormonale una sola delle potenziali funzioni.
P. Marrama, A. Angeli

In cosa consiste questa Rivoluzione Culturale?
Nell’assunto fondamentale che considera l’Uomo come una inscindibile unità psicofisica in una visione olistica del corpo umano. Nella consapevolezza che Mente e Corpo sono strettamente legati in virtù dell’unità psicofisica, perché esistono interconnessioni non solo nella relazione tra disturbo e la sua causa d’origine psichica, psicosomatica, ma anche nella regolazione del benessere di una persona.

Queste interconnessioni sono studiate dalla PsicoNeuroEndocrinoImmunologia, PNEI,

che è la scienza interdisciplinare che si occupa di fornire le basi biologiche della comunicazione bidirezionale fra i tre sistemi: endocrino, immunitario e neuropsicologico. Le basi teoriche e sperimentali della scienza PNEI rappresentano il cardine dell’interazione dell’assetto neuro-psicologico e psico – emotivo con la sfera chimico – fisica e organica della vita biologica, in condizioni fisiologiche e patologiche.

In astratto, si può affermare che un’efficace prevenzione delle malattie, in particolare di alcune, abbia luogo in prima battuta con un sistema di difesa PNEI performante e reattivo; oppure, si può affermare che lo stato psico-emotivo ed affettivo dell’individuo influenza o modifica il decorso di un evento patologico.
Bottaccioli in ‘PNEI, PsicoNeuroEndocrinoImmunologia’

Leggendo tra le righe di queste nozioni scientifiche mi sembra quasi di percepire delle rivelazioni, in chiave scientifica, a cavallo tra la Metafisica e la Filosofia degli antichi.

Platone, ad esempio, per spiegare la radice filosofica della scienza medica diceva che per mantenere il benessere della salute umana l’Uomo doveva porsi in sintonica armonia con l’Universo, con una visione del Mondo non semplicemente composta da aggregazioni meccaniche di enti ma come un Grande Organismo; Egli aveva individuato una dualità tra Mente e Corpo intrinsecamente legati in un rapporto di causa ed effetto.

Noi napoletani, campani, abbiamo profonde origini culturali negli antichi greci. Non è un caso che l’antica Elea, oggi Velia, sia stata la patria dell’Antica scuola medica eleatica, e che la prima ed importante scuola medica proto-moderna europea sia stata fondata a Salerno nel IX secolo.
Conte prende ad esempio il Napoletano per la sua filosofia di vita.

Noi ci sappiamo “arrangiare” perché nei momenti difficili non perdiamo la nostra creatività entrando in pericolosi circoli viziosi mentali per i quali i pensieri negativi sono per noi “l’unica realtà possibile”.

Noi i cattivi pensieri e soprattutto gli Iettatori li evitiamo.

Sciò sciò ciucciuvè…

Autore Vittorio Alberto Dublino

Vittorio Alberto Dublino, giornalista pubblicista, educatore socio-pedagogico lavora nel Marketing e nel Cinema come produttore effetti visivi digitali. Con il programma Umanesimo & Tecnologia inizia a fare ricerca sui fenomeni connessi alla Cultura digitale applicata all’Entertainment e sugli effetti del Digital Divide Culturale negli Immigrati Digitali. Con Rebel Alliance Empowering viene candidato più volte ai David di Donatello vincendo nel 2011 il premio per i Migliori Effetti Visivi Digitali. Introducendo il concetto di "Mediatore della Cultura Digitale" è stato incaricato docente in master-post laurea.

Exit mobile version