‘A morte ‘o ssaje ched”e? …è una livella.
‘Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’o punto
c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme:
tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?
Totò – ‘A livella
La livella da un lato simboleggia la costruzione del proprio impianto spirituale in una scala sempre maggiore di elevazione, dall’altro, invece, indica il destino che accomuna tutti gli individui al trapasso, da cui nessun uomo può sottrarsi.
In senso più ampio, ci insegna che tutti gli abitanti della Terra derivano dalla stessa stirpe, partecipano all’unisono ai ritmi naturali, condividendo la stessa speranza: quella di un’altra vita dopo la morte.
Nessuno stato di superiorità ci deve far dimenticare che siamo tutti figli dello stesso Dio. Così, colui che è posizionato sul gradino più basso della scala gerarchica, quando giungerà il momento della Grande Livellatrice, ovvero la dipartita terrena, avrà ugual titolo di chi è posto sul gradino più alto annullando, di fatto, ogni tipo di distinzione, fatta eccezione per la bontà e la virtù.
Nella vita di un uomo è possibile morire due volte, l’una quando il nostro corpo si disgiunge dal cosiddetto spirito vitale e si corrompe rapidamente, trasformandosi in cenere, l’altra quando si attraversa il sipario di fuoco che separa il profano dal sacro e si diventa Iniziati.
Il mondo è governato da segni e simboli, non da leggi e frasi.
Confucio
La parola “simbolo” deriva dal greco “symbolon”, termine che rappresentava un oggetto – o segno di riconoscimento – formato da due metà di un “intero” spezzato: le due parti, una volta accostate, ricomponevano integralmente l’originario.
Nel peculiare percorso di “studio” massonico è necessario distinguere tra allegoria, emblema e simbolo.
L’allegoria, etimologicamente, significa “parlare in altro modo”: è una storia nella quale il significato che si vuol trasmettere è immediatamente percepibile ed è ricavabile attraverso un procedimento logico e razionale. Il mito di Hiram è l’allegoria massonica per eccellenza ma non l’unica: ad esempio, altre Obbedienze seguono il mito Noachita o Osirideo.
L’emblema, a sua volta, è la rappresentazione di un’idea: ad esempio, il cavallo lo è della velocità e della forza, la volpe dell’astuzia e così via.
Il simbolo appartiene ad una categoria senz’altro più vasta delle precedenti: è un oggetto concreto, animale o persona, che, attraverso un procedimento intuitivo, consente di stabilire un rapporto necessario e organico, istantaneo e alogico, comunque soggettivo, tra lo stesso oggetto ed il suo “altro” significato.
La sua comprensione risulta essere in stretto rapporto con le conoscenze già in possesso dell’osservatore, tanto che si può dire che il esso muti il proprio significato a seconda di chi lo esamina. In Massoneria il simbolo è una costante: bisogna, quindi, pazientare e studiare al fine di penetrarne il significato esoterico.
La livella, intesa in questo caso alle sue estreme conseguenze, indica la vacuità delle passioni profane e della ricerca del benessere materiale fine a se stesso, è la necessità di concentrarsi sul valore supremo della conoscenza e sulla ricerca della comune natura umana, che è la scintilla di divino che ciascuno di noi possiede.
In tal senso corrisponde perfettamente al filo a piombo, emblema della ricerca, in profondità, della verità, della saldezza, dell’equilibrio.
Il filo a piombo e la livella danno rispettivamente la Verticale e l’Orizzontale: nel loro dualismo rappresentano l’Attivo e il Passivo e, quindi, le due polarità universali di movimento ed azione, da una parte, e di inerzia e riposo, dall’altra.
Nello specifico, il primo denota, inoltre, un elemento di equilibrio interiore e, costituendo una linea verticale idealmente infinita, traccia la via che conduce alla perfezione e alla ricerca del trascendente, la seconda il comune destino del decesso ed ammonisce gli uomini a prepararsi all’inevitabile arrivo della Grande Livellatrice.
La “Morte” è ineluttabilmente collegata alla “Vita”, ciclo talora raffigurato come una ruota. Un continuo rinascere e morire sino a quando si acquista consapevolezza e si raggiunge il Nirvana, quindi la trasmigrazione dell’anima.
Come l’acqua diventa vapore e poi ridiventa acqua, così il nostro corpo al trapasso fisico va in decomposizione, fornendo sostanze che, a loro volta, daranno nuova vita e nuovi frutti.
San Francesco la chiamava “Sorella Morte”; il Principe de Curtis, alias Totò, “Livella”, perché giunto il momento essa non guarda ad età, colore della pelle, idee politiche o religiose, bellezza, né, quantomeno, la dimensione del portafoglio.
Davanti alla Nera Signora siamo tutti livellati, tutti uguali.
Essa incarna anche la vera “giustizia”: l’unico vero senso e scopo della nostra esistenza.
Nel corso della nostra vita quante batoste e delusioni abbiamo avuto?
Chi di noi, dopo una delusione, non si è sentito morire, per poi, piano piano, con il tempo, superare questo momento “Rinascendo a Nuova Vita”?
Il concetto di Morte è strettamente legato alla Rinascita, al ri-uscire a rimettersi in gioco, al ri-uscire a rimettersi in discussione.
Perciò, stamme a ssenti… nun fa’ ‘o restivo,
suppuorteme vicino, che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie… appartenimmo à morte!
Totò – ‘A livella
Autore Rosmunda Cristiano
Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.