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Iohannes Factotum, l’anteprima

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Al Nuovo Teatro Sancarluccio un’anticipazione dell’opera di Roberto Russo

Il dibattito circa la paternità delle opere attribuite a William Shakespeare è sempre aperto e non manca di affascinare. Le teorie sono diverse, come i letterati e personaggi che critici e storici indicano come possibili autori. Nel novero di queste ricerche si inserisce, senza ombra di dubbio, Saul Gerevini, autore del libro dal titolo ‘William Shakespeare ovvero John Florio: un fiorentino alla conquista del mondo’.

Roberto Russo
Roberto Russo

 L’ipotesi stavolta riguarda da vicino l’Italia; a scrivere i capolavori attibuiti al Cigno dell’Avon sarebbe appunto un fiorentino il cui nome è sconosciuto ai molti: John Florio. Sebbene i suoi natali fossero londinesi, il padre, Michelangelo, era un coltissimo toscano di origine ebraica costretto a scappare dal suo paese e a trovare rifugio in Inghilterra. Durante il regno di Maria la sanguinaria trova riparo con la sua famiglia in
Svizzera, dove frequenta la prestigiosa università di Tubinga. Rientrato a Londra, grazie alle sue doti e al suo talento, John riesce ad accreditarsi negli ambienti nobiliari e culturali della capitale, dove diviene amico di personaggi quali Samuel Daniel e Giordano Bruno.

Gargiulo
Antonio Gargiulo

Proprio il nolano è uno dei quattro personaggi dello spettacolo messo in scena in anteprima lunedì 25 al Nuovo Teatro Sancarluccio, per la regia di Andrea Fiorillo. In effetti si tratta di un’anteprima dell’opera definitiva che dovrebbe vedere la luce l’anno prossimo.
Roberto Russo immagina un surreale procedimento giudiziario che dovrebbe finalmente accertare la verità circa l’opera shakespeariana.
Le due parti in causa sono gli stessi John Florio (Antonio Gargiulo) e William Shakespeare (Massimiliano Cataliotti). Avvocati difensori sono rispettivamente Giordano Bruno (Valerio Napoli) e l’Ombra (Lorena Leone).

Lorena Leone
Lorena Leone

Paradossalmente, secondo Russo, proprio l’unico riferimento ufficiale che permette l’identificazione di Shakespeare reca le tracce che conducono a Florio. Robert Greene, nella prefazione di una sua opera, si riferisce al Bardo apostrofandolo come Iohannes Factotum. Ma scavando nelle pieghe dello stesso scritto, e in base ad altri carteggi dell’epoca, emerge la figura dell’italiano.
I costumi di Annalisa Ciaramella sono semplici ma suggestivi e ben ideati.
Le interpretazioni sono magistrali e i quattro protagonisti perfettamente nella parte.
Lo scenario che emerge è suggestivo, arrivando ad ipotizzare Shakespeare come primo immenso esempio di autore collettivo, dove spicca sicuramente la brillante figura di Florio, letterato dotato di una cultura enciclopedica, ma in cui risalta anche la sensibilità interpretativa dell’attore di Stratford, capace di mediare l’alta composizione del toscano con il gusto dell’eterogeneo pubblico dell’epoca.

Andrea Fiorillo
Andrea Fiorillo

Ci sono, insomma, tutte le premesse per un’opera che immaginiamo non mancherà di rapire gli spettatori e di far parlare parecchio la critica, visto anche lo spinoso argomento trattato.
Per l’approfondimento delle documentazioni e delle tesi illustrate rimandiamo al sito di Gerevini sopra citato.
Il dibattito che segue, condotto da un impeccabile Gianmarco Cesario, come al solito perfettamente a suo agio nei panni del padrone di casa, è un interessante confronto tra l’autore, Roberto Russo, e il pubblico.

cesario
Gianmarco Cesario

Un quesito diventa immediatamente centrale: che senso ha, di fronte alla grandezza dell’opera, dare un nome all’autore? Le tesi sono, anche in questo caso, due.
Da un lato chi sostiene che l’opera sia così grande da essere sufficiente a se stessa, non avendo bisogno di altro, tantomeno dell’etichetta di un nome.
Dall’altra parte chi, come lo stesso Russo, invece, è convinto che conoscere l’autore, studiarne le vicissitudini e la personalità, possa arricchire l’approccio e lo studio delle opere.
Di solito non ci pronunciamo, preferiamo dare ai nostri lettori gli elementi per trarre da soli le proprie conclusioni, senza cercare in nessun modo di influenzarli.

Normalmente il nostro resoconto si fermerebbe a questo punto, ma stavolta ci prendiamo la licenza di dire la nostra, senza pretendere che possa essere nulla di perentorio, presentandola come quello che è, una semplice opinione, tale vogliamo che resti.
I motivi che a nostro parere dovrebbero spingere a cercare di fare luce sul vero autore del corpus Shakespeariano sono due.

Il primo è che la comprensione e lo studio di un’opera non può prescindere dalla contestualizzazione. Inquadrarla nell’epoca e nel luogo in cui è stata scritta di solito permette una più completa esegesi. Molte sfumature di senso, altrimenti, ne sarebbero smarrite.
Lo stesso discorso vale per l’autore; conoscerne la vita, la personalità, la psicologia non può che arricchire la visione complessiva dell’opera, contribuendo a chiarire sfumature e riferimenti che senza questo ulteriore lavoro sarebbero perduti.

Il secondo è di natura molto più generale. Ci schieriamo sempre e comunque dalla parte della verità. A prescindere da sterili polemiche e da inutili campanilismi, ciò che ci preme è l’onor del vero.

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.