L’umanità prima di iniziare a scrivere o a fare graffiti aveva come unico strumento la parola. Veniva usata per raccontare storie, avvenimenti e tramandare le conoscenze di generazione in generazione.
Ora che siamo avanti millenni da quel momento siamo arrivati al punto tale da considerare parte di noi un marchio con il quale sentiamo di condividere qualcosa di importante.
Un’idea, un valore o una filosofia.
La naturale conseguenza di questo avvenimento è la curiosità di sapere come questo accade.
La parola chiave in questo caso è storytelling.
Chiunque ami lo sport e lo pratichi sa cosa vuol dire la Nike quando utilizza il motto:
Just do it.
Dietro quel motto, in inglese Clame, vi è una Missione aziendale, metterti in condizione di praticare lo sport nel migliore dei modi. Tu devi solo iniziare.
Ecco che da decenni la Nike utilizza testimonial di vario tipo per raccontarsi, raccontando le loro storie.
Anche questo è storytelling.
A proposito, quest’anno sono 30 anni che la Nike lo utilizza per le sue campagne.
Ecco la prima pubblicità in cui appare il motto:
Lo Storytelling Aziendale
Lo storytelling aziendale consiste nel raccontare la storia della propria azienda attraverso quella che ne è stata la visione iniziale, la mission e il modo in cui si attuano.
Questa narrazione deve trascendere dalla promozione classica, non deve essere una marketta e non deve promuovere sfacciatamente i propri prodotti o servizi.
Oggi poi, la narrazione deve essere adattata a quelli che sono i nuovi canoni di comunicazione sul web, dunque suscitare attenzione raccontando la propria storia per andare a toccare le corde emotive del proprio target di mercato.
Ciò è possibile soltanto attraverso una attenta e pianificata strategia di comunicazione digitale.
Perché un’azienda dovrebbe raccontarsi per fare branding?
Come concettualmente esposto da Philip Kotler, uno dei maggiori esperti mondiali nelle strategie di marketing e pioniere del marketing sociale, il marketing 3.0 è relazionale e prevede l’instaurazione di un rapporto con i propri clienti.
Siamo ormai già alla versione 4.0 e Kotler mostra come si è passati dal tradizionale al digitale.
Nel passaggio dal tradizionale al digitale sono cambiati i media, le piattaforme ed i momenti durante la fase del processo di acquisto con cui si entra in relazione con i potenziali clienti ma i concetti e le modalità restano sostanzialmente invariati.
Lo storytelling è uno degli strumenti più interessanti ed utili affinché le aziende, anche locali, possano iniziare ad instaurare una relazione con i propri clienti acquisiti e da acquisire.
In un articolo dedicato allo storytelling in ambito aziendale, è stato chiesto ad Andrea Fontana, autore di ‘Manuale di storytelling. Raccontare con efficacia prodotti, marchi e identità d’impresa’, A. Fontana, Rizzoli Etas, 2009, tra i massimi esperti di storytelling quali fossero i requisiti fondamentali per essere un narratore d’eccellenza, egli ha risposto:
Bisogna avere competenze specifiche, articolate e rodate in anni di studio e lavoro.
Un narratore eccellente scrive libri magari ma non fa Corporate Storytelling.Per fare storytelling d’impresa, innanzitutto bisogna essere strateghi aziendali e del racconto e avere competenze di direzione aziendale.
Poi bisogna saper scrivere narrativamente, inoltre occorre saper creare immaginari visivi con tutto quello che questa attività comporta e, infine, bisogna avere competenze di design narrativo dei media.
Come si può capire un narratore così non esiste in una singola professionalità e non è più nemmeno un narratore, ma un esperto di scienze narrative che applica queste discipline alle diverse funzioni aziendali.
Ciò significa che lo storytelling d’impresa è una attività tendenzialmente di gruppo o di team.
Risulta evidente quindi che o si ha un team di professionisti con cui collaborare all’interno della propria azienda o ci si affida a qualche azienda esperta del settore.
Però.
Un modo di riuscire a fare storytelling aziendale autonomamente e low cost esiste.
Consiste in una serie di cose che si possono iniziare a fare già da subito in attesa di formare un team o approfondire l’argomento per implementarlo all’interno della propria azienda.
- Cercare di individuare una audience tipo, in modo da delineare abitudini, preferenze e poter sapere quale parte del web frequentano.
- Iniziare un monitoraggio del web.
Youtube, Social network, Blog, Forum per cercare informazioni sull’azienda, sulle proprie iniziative di marketing e quelle della concorrenza, cercando di scoprire cosa ne pensano i clienti. - Usare internet come un focus group.
Serve a valutare la percezione che i clienti hanno della nostra azienda anche a confronto con i concorrenti è un’opportunità per le proprie attività di comunicazioni social. - Integrare online e offline.
Magari un’azienda o un’attività locale non un brand così sviluppato da avere un TAM TAM mediatico tale da rendere evidente una percezione lato utente del marchio, dunque è bene riuscire ad integrare i pochi risultati in termini di monitoraggio online con le informazioni che si possono ottenere con il rapporto diretto con i clienti, magari in negozio.
Questi sono solo 4 punti per iniziare ma è concreto l’invito a studiare ed approfondire l’argomento vista la sua rilevanza strategica.
Ormai i mercati sono conversazioni.
Ne sono una prova tangibile le recensioni online ed il valore e la rilevanza che hanno raggiunto nella vita di tutti i giorni.
È necessario dunque riuscire a far in modo che i clienti abbiano la voglia e siano ben disponibili a sponsorizzare la nostra professionalità, disponibilità e qualità di servizio o prodotto.
Quindi condividere con i clienti una visione, una filosofia o dei valori farà in modo che questo naturale processo di “sponsorizzazione volontaria” da parte dei nostri clienti porti a migliorare la nostra reputazione anche online, favorendo la possibilità di intercettare nuovi clienti.
Ma questa è un’altra storia, ve la racconto nel prossimo articolo.
Autore Giuseppe Schettino
Giuseppe Schettino, nato a Napoli ed emigrato in provincia di Roma, ho fatto del mondo Web e di Google il mio mondo. Adoro le sfide e Google, l’indicizzazione dei motori di ricerca ed il mondo della comunicazione sono la mia sfida più grande.