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Il nostro incontro più importante

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Il rapporto con noi stessi, amore o odio?

La vita è un costante susseguirsi di incontri. Incontriamo altre persone, ma anche oggetti, luoghi, situazioni. Alcuni sono banali, effimeri, non lasciano, almeno apparentemente, traccia nella nostra esistenza. Altri, invece, sono importanti, lasciano un segno indelebile, in qualche modo ci cambiano per sempre.
Appena nati incontriamo la realtà, il mondo ci si impone in modo violento, le percezioni sfumate del periodo pre-natale vengono sostituite da sensazioni forti; la stessa aria che per la prima volta entra nei nostri polmoni provoca il nostro primo pianto, sostanza tanto necessaria, tanto innocua, ma che in quel momento sembra rovente, urticante, nel nostro apparato respiratorio.

Subito dopo, se siamo fortunati, cominciamo ad incontrare le persone che saranno importanti nella nostra infanzia, in tutta la nostra vita.
Se siamo fortunati incontreremo i nostri genitori, gli altri famigliari, magari qualche fratello, gli amici di famiglia, ai quali probabilmente vorremo più bene di qualche parente anche stretto, che però incontreremo qualche volta all’anno, per qualche festa, in qualche cerimonia, gioiosa o triste che sia.

Più tardi può esserci l’incontro con un nuovo fratello o sorella. Questo sconosciuto con il quale dovremo dividere le attenzioni dei nostri cari, che all’inizio accoglieremo con fastidio, che con tutta probabilità diventerà il nostro compagno di giochi, di segreti, di confidenze; ma che potrebbe restare anche un estraneo per tutta la vita.

Prima o poi incontriamo la morte. Quella del vecchio parente, dell’animale domestico, della persona cara; da quel momento non potremo fare a meno di confrontarci con questa. Sarà il limite della nostra esistenza, delle persone che ci circondano.

Cominceremo ad incontrare modi di convivere con questa, di esorcizzarla, di superarla, di comprenderla, di rimuoverla; attraverso la religione, che ci promette un’anima immortale, paradisi o rinascite; attraverso percorsi esoterici, che nella ricorrenza di morti rituali ci fanno vedere la morte come una delle fasi di un ciclo, una fase certo importante, ma non l’ultima, perché il ciclo si ripete, è circolare, è l’eterno ritorno.

Cominciando a crescere gli incontri si moltiplicano, non solo persone, dicevamo, ma idee,
atmosfere, luoghi, situazioni, oggetti.

Incontriamo persone destinate a restare l’attimo, di cui incrociamo distrattamente lo sguardo camminando per strada; che ci vivono accanto per anni, pur restando poco più di un volto, senza nessun coinvolgimento emotivo; persone che ci fanno battere forte il cuore, che ci danno delle gioie enormi o delle enormi sofferenze; persone che ci piaceranno, con le quali stringeremo rapporti di amicizia; persone che non ci piaceranno, che ignoreremo, che eviteremo; persone con le quali entreremo in conflitto, per le quali proveremo astio, risentimento, odio; persone che ci faranno o alle quali faremo del bene, persone che ci faranno o alle quali faremo del male.

Incontreremo emozioni, forti intense, se saremo fortunati, perché forse si vive veramente solo quando si assapora la vita fino in fondo, solo se ci si lascia coinvolgere veramente in ogni cosa che facciamo, perché se anche ci si vuole sentire al di sopra delle passioni, bisogna averle conosciute; rideremo, soffriremo, piangeremo di dolore come di gioia; ci innamoreremo e proveremo le angosce dei sentimenti non corrisposti, ma saremo ricompensati dai momenti condivisi con le persone con le quali quei sentimenti saranno corrisposti, con la persona accanto alla quale potremo scegliere di passare la nostra vita.

Incontreremo idee, alcune che ci lasceranno indifferenti, altre che avverseremo con tutte le nostre forze, altre che ci resteranno dentro per sempre, che ci cambieranno la vita; ci potrà capitare di incontrare idee che per noi saranno tanto importanti da spingersi a sacrificare la nostra stessa vita per difenderle, anche solo per riuscire ad essere coerenti con queste.

Sono convinto che paradossalmente la vita di un uomo abbia tanto più valore quante più sono le cose per le quali sarebbe disposto a morire.
Chi non mette nulla al di sopra della sua stessa esistenza vale ben poco, poiché ciò significa che sarebbe disposto a tradire qualsiasi cosa, anche se stesso, messo di fronte alla possibilità della propria morte.
Eternità diverse – Pietro Riccio

Possiamo incontrare luoghi vicini ma anche lontani, simili o profondamente diversi da quelli in cui viviamo. Luoghi ai quali ci legheremo, dove sceglieremo di tornare; luoghi che magari ci faranno scegliere di mollare tutto perché ci sono entrati talmente dentro da farci desiderare di viverli ogni attimo, sia questa la casa dei nostri sogni, il quartiere, la città vicina, o il miraggio lontano di un paese esotico.

Incontreremo oggetti che terremo accanto perché ci ricordano delle persone care, dei momenti particolari, dei luoghi che abbiamo vissuto. Potrà essere la conchiglia raccolta in una spiaggia particolare, una lettera che ci riporta indietro nel tempo.

Ma, probabilmente l’incontro più importante, quello che avrà la possibilità di influenzare anche ogni altro incontro della nostra vita, è con noi stessi. Ad un certo punto della nostra infanzia prendiamo coscienza, di solito in modo più o meno netto, di essere, di esistere in maniera autonoma e distinta da tutto quello che ci circonda. Cominciamo a dividere il mondo tra noi e quello che è altro da noi. La cosa paradossale è che anche questo incontro può limitarsi ad una conoscenza superficiale, oltre a poter essere felice o infausto.

Secondo la psicologia dell’età evolutiva, soprattutto per autori come Piaget, cominciamo a percepirci come entità fisica. I bambini, fino alla pre-adolescenza, si definiscono in base alle loro caratteristiche somatiche, il colore degli occhi, dei capelli, l’altezza, ma anche l’età, nome e cognome. Poco prima del periodo dell’adolescenza comincia quella fase dello sviluppo che Piaget definisce come delle operazioni formali, in cui si comincia a definire se stessi in base a tratti che sono più intangibili, come il carattere, gli stati d’animo, le emozioni, delle caratteristiche esistenziali.

Paradossalmente, come dicevamo, anche il rapporto con se stessi può restare ad un livello
superficiale. Non è detto che la conoscenza debba essere per forza approfondita. Magari
resteremo per sempre, di fronte a noi stessi, un nome, un cognome, il colore degli occhi o dei capelli che con il tempo imbiancano.

O può essere faticosa, dolorosa, fastidiosa come conoscenza.
Possiamo essere tranquillamente una delle tante persone che ci sono indifferenti, o che non ci piacciono, come tante altre di quelle che incontriamo, con la semplice differenza che con le altre non siamo costretti a passare tanto tempo.
In certi casi finiamo per ignorarci, per darci per scontati, quasi dimenticandoci di essere, forse smettendo realmente di essere.

O in altri casi cerchiamo di vederci come quello che non siamo, cerchiamo di giocare dei ruoli ed una vita che non ci appartiene, di apparire qualcosa di diverso da quello che siamo, perché non ci piacciamo, per piacere agli altri o a qualcuno in particolare, o anche solo perché abbiamo smarrito il senso di chi siamo veramente, oppure non lo abbiamo mai scoperto.

A volte può capitare che ci piacciamo tanto poco al punto di odiare noi stessi, di farci del male, in modo più o meno consapevole, o anche inconsciamente.
Il rapporto con noi stessi cambia, evolve, può migliorare come peggiorare, e in base a questo può migliorare o peggiorare il rapporto che abbiamo con il mondo; si tratta del rapporto più importante, perché finisce per essere misura di ogni altro rapporto, di ogni altro incontro.

Se si finisce con l’essere estranei a se stessi, non si potrà che esserlo nei confronti di ciò che ci circonda. Se si è in conflitto con se stessi, si finisce con esserlo con tutto ciò che ci circonda, perché ovviamente la mediazione di ogni altro rapporto è il nostro Io.

Come ragione l’autocoscienza è infatti certa di se stessa come realtà, ossia è certa che ogni realtà non è niente di diverso da lei; il suo pensare è esso stesso, immediatamente, l’effettualità.
La ragione è la certezza della coscienza di essere ogni realtà.
Fenomenologia dello spirito – Georg Wilhelm Friedrich Hegel

Siamo noi stessi a fare il mondo che ci circonda e il modo in cui lo costruiremo dipende dal sé che abbiamo plasmato.

Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.