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Diario di un’archeologa, parte quarta

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Sono passati quasi tre mesi dal mio arrivo qui, al Passo Cento Croci, e dal rinvenimento del termine di confine nessuna altra evidenza storica o archeologica è emersa.

Abbiamo quasi finito le fondazioni dei sei aerogeneratori ed è cominciato lo scavo del cavidotto interrato che convoglierà l’energia prodotta fino alla Sottostazione Utente per la sua trasformazione e redistribuzione attraverso la rete nazionale.

Percorreremo circa due chilometri e mezzo, dei quali i primi novecento metri attraversano un fitto bosco esterno al parco.

È il bosco delle meraviglie. Avvisto animali ogni giorno, la luce rende i colori vividi e brillanti. Di funghi esiste una varietà incredibile e mi diverte raccoglierli e studiarli. Alcuni commestibili sono riuscita anche a mangiarli.

Nonostante  archeologicamente non riesca ad individuare tracce, probabilmente a causa dell’alta quota, circa mille e duecento metri sul livello del mare, poco favorevole all’insediamento umano, dal punto di vista paesaggistico e naturalistico imparo molto ogni giorno. Non sono cresciuta in montagna né tanto meno sono mai stata a stretto contatto con il sistema del bosco. E per me è tutto sorprendente.

Cerco di apprendere le cose che posso lasciandomi attraversare e guidare dai segni naturali. Sento il senso d’orientamento più acuito, una prontezza maggiore all’inconveniente, la concentrazione più forte, un’attenzione più alta al particolare, uso di più l’olfatto, vista e udito sono sempre in allerta.

Se vuoi proteggerti in ambiente naturale, devi imparare a conoscerlo e ad entrare in sintonia con esso.

L’invasione dell’uomo è ormai ovunque evidente e pervasiva, ma qui la natura risponde in maniera altrettanto forte e sicuramente più intelligente. Ho visto bottiglie e lattine trasformate in sostegni per arbusti dalle radici fragili, famiglie di rane utilizzare coperchi di plastica come conche, scarpe da ginnastica diventare dei piccoli ecosistemi boschivi.
La natura, inesorabilmente, si riappropria dei suoi spazi e ne rimodella i contorni.

Mentre cammino e mi faccio strada tra i rami e le foglie penso spesso alla mitologia, da quella celtica a quella classica, a tutti gli artisti, poeti e scrittori che nei secoli sono stati ispirati dal Bosco come topos simbolico e antropologico, come manifestazione del divino, o ancora, come viatico naturale tra Terra e Cielo.

E in tutte le accezioni, in tutte le culture il Bosco e i suoi abitanti, le sue divinità reincarnano gli aspetti, positivi e negativi, del sentire e dell’agire umano. Attraverso la magia, la bellezza e la brutalità, gli esseri del Bosco mostrano sempre una dualità contraddistinta dalla scissione tra l’uomo e la bestia che ne permea la fisicità e il carattere.

Il dio greco Pan, potente e selvaggio, possedeva gambe e corna di capra, busto umano, volto barbuto. Molto abile e agile, con indosso una pelle di cerbiatto, vagava nel bosco suonando e danzando o inseguendo le ninfe.

Mi vengono in mente le Alseidi, ninfe di incommensurabile bellezza che usavano, però, terrorizzare  gli attraversatori delle selve.

Il mondo dei boschi o quello semplicemente naturale ha destato paura e fascino nell’animo umano in ogni tempo, tanto da scatenare desiderio di predominio su ciò che spesso risultasse incomprensibile.

Le nostre città, per esempio, sono l’emblema dell’alienazione e dell’estraniazione dell’uomo dal mondo naturale, a sacrificio di un’esistenza strettamente a contatto con la bellezza estatica della natura. E sono convinta che non si sia stati abbastanza consapevoli riguardo alle conseguenze che questa distanza tuttora comporti.

Dobbiamo tornare necessariamente a discutere e a ridisegnare il rapporto uomo-natura, oggi più che mai. In piena crisi climatica non ci resta altro da fare.

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Autore Marilena Scuotto

Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.