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Cave toscane, Rossi: ‘Piano per riutilizzare residui di lavorazione’

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Enrico Rossi


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E una scuola per gli addetti

Riceviamo e pubblichiamo.

Il progetto straordinario sulla cave deve diventare qualcosa di stabile: nelle risorse ma soprattutto nel metodo.

Spiega Rossi:

Il lavoro di squadra che ha visto dal 2016 collaborare Regione, Procure, Arpat, Asl, carabinieri forestali e capitaneria di porto ha dato ottimi risultati. Sarebbe un peccato che non avesse continuità.

Chiosa il Procuratore di Lucca, Pietro Suchan:

Il progetto non solo ha aumentato quantità e qualità dei controlli.
Ha creato sensibilità diffuse, tra i lavoratori e gli imprenditori.

Aggiunge Rossi:

Ha portato ad elaborare, da problematicità emerse, linee guida condivise. Un valore aggiunto.

Così da Lucca – dove oggi 25 luglio si è fatto il punto sulle attività del protocollo firmato nel 2016, anche con il confronto con le parti sociali – il presidente della Toscana lancia l’idea: utilizzare le possibilità offerte anche dal regionalismo differenziato, su cui già è stata avanzata una proposta al governo, per rendere questo sistema cogente attraverso una legge.

Ma Rossi va oltre. Parla anche della necessità di

un piano cave che obblighi al riutilizzo dei residui di lavorazione

che possono essere le scaglie di marmo, la terra mista a sassi e magari anche la marmettola. Residui copiosi.

Dice:

Serve un piano che chiuda il cerchio dell’economia circolare: sarebbe un contributo alla salvaguardia dell’ambiente e alla sicurezza idrogeologica. Valorizzerebbe anche le cave stesse.

Rossi lancia anche la proposta di un istituto tecnico superiore, due anni post diploma come già ne esistono in altri distretti della Toscana, con programmi didattici concertati con gli imprenditori, ma vocato in questo caso alla lavorazione nelle cave e nei laboratori: trenta o quaranta diplomati l’anno, per qualificare l’occupazione in montagna e in azienda e creare

una classe dirigente intermedia con una maggiore sensibilità ambientale e sulla sicurezza.

Poi c’è il tema della concessioni. Il presidente non sarebbe contrario, dice, a vincolare il rinnovo del diritto d’uso e di scavo in cambio di precisi impegni.

Sottolinea:

Non sarei contrario se gli imprenditori presentano un piano industriale che valorizzi la salvaguardia dell’ambiente, la sicurezza e la creazione di posti di lavoro.

Un premio a fronte di uno sforzo ripetuto e continuo, a partire da chi ha già messo in campo azioni positive.

Conclude:

Su tutte e tre queste necessità sull’economia circolare, sulla formazione e sulla durata delle concessioni stiamo già discutendo e lavorando. Come giunta e come maggioranza.

Il cardine rimane la necessità di combinare l’attività estrattiva, che la Regione non vuol ridurre, con la la tutela dell’ambiente. Un sogno difficile ma non impossibile, per utilizzare le parole di Rossi, in cui

la ricchezza produce lavoro, sicuro, quella ricchezza viene anche redistribuita e la produzione rispetta ambiente e paesaggio.