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Lettera al mio Spirito

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Nell’ultimo angolo di notte mi sono rifugiato, e da lì, ho finalmente cominciato a scriverti. Sei stato tu a decidere di quest’ennesima esperienza umana; e dal tuo stato reale e presente, posto al di là dell’Eterno Invisibile, mi hai rispedito nuovamente in questo mondo. Hai voluto rimetterti in gioco; e, per questo, mi hai donato ancora vita e anima.

Mio Spirito, tu che provieni dal diretto Amore di Dio, hai sacrificato ancora una volta la purezza della tua essenza per appesantirti sotto il giogo di questo mondo e rendermi vivente tra chi non ha cognizione, né consapevolezza del valore supremo di ogni singola esperienza umana. Per tutto questo, io ti scrivo.

Attraverso gli elementi della natura hai reclamato la mia attenzione verso me stesso: e, dopo anni, ho deciso di tornare a respirare, rivelando della potenza del tributo della prova.

C’è stato un tempo di oscurità nel mio percorso umano, in cui, il dolore della perdita di affetti a me cari e indispensabili, mi aveva travolto in un baratro di profonda disperazione. Giovane e acerbo mi aggrappai ad un seme di fede; e da esso venne fuori una quercia di forza e potenza che tutt’ora mi ristora e mi rinfranca quando mi riparo all’ombra della sua chioma folta e possente. Eppure, non tutti sanno della verità di questo dono!

Nel punto più profondo e oscuro di quel dolore, fui lasciato da solo assieme ai miei ricordi: le lacrime mi accompagnavano nel ciclo naturale di quei giorni, mentre la paura e il coraggio si dichiaravano guerra per ogni centimetro del mio percorso. Chi avrebbe dovuto donare amore, si ritirò; chi credette di infonderlo, se lo mangiò disumanamente con la brutalità del potere della lingua. Non c’è memoria in me, di quel periodo, di un singolo atto d’amore puro e incondizionato, che risanasse le piaghe di quel martirio spirituale.

Mio Spirito, tu che provieni dall’Eterno, sai bene che non v’è ombra di menzogna o di rancore fra i codici velati di queste scarne parole; eppure, approvi che la verità sia rivelata: ho rischiato di indurire il mio cuore, e se ciò non è avvenuto è per amore autentico di donna, che è riuscito a squarciare la membrana di solitudine che mi teneva rilegato dentro le particelle della pochezza della mia stessa materia.

Nello specchiarmi adesso negli occhi della mia progenie rivedo il mio cammino e un velo di tristezza cala sul mio cuore, salvato dal rogo della rabbia e dell’odio: e, per questo, per diradare ogni tenebra passata, dal mio vero e perpetuo presente, ho acconsentito ad ascoltarti e a proferirti, che per ciò che mi è accaduto, e che per volontà karmica ho vissuto, non esistono colpevoli, né carnefici, ma soltanto figure sbiadite nella mia memoria spirituale che amai un tempo e che, oggi, ho posto in un limbo di quiete, affinché la distanza emotiva ne salvasse la parvenza di un rapporto, meramente umano.

Non condanno né addebito colpe ad ognuno di loro, ma è giunta l’ora che si sappia che la loro indifferenza, la loro pochezza di spirito, la loro viltà di incontrarsi con il mio dolore di quel preciso momento storico, hanno reso possente e austera la nuova costituzione naturale del mio cambiamento.

Quando ciò accade; quando cioè avviene che l’anima di un uomo venga così messa alla prova da chi ama, è inevitabile che il proprio cuore muti nella forma e nella sostanza e, varcata la soglia più alta di disperato dolore, cominci per pro – azione, ad andare avanti come un treno in corsa, senza più voltarsi indietro. E, da questo momento in poi, le distanze aumentano, e saranno sempre maggiori, perché chi spezza le catene una volta, non se le fa più mettere!

Sovviene adesso alla mia memoria spirituale, che qualcuno, non molto tempo fa, a cui ho tentato di donare incondizionatamente, conoscenza e pura fratellanza, mi ha rivelato sarcasticamente che la mia estrema emotività sbatte contro la razionalità dell’altr e ciò fa sorridere.

Mio Spirito, tu che conosci il valore autentico e la realtà animica di quell’antica promessa, sai bene che la mia non è estrema emotività, di cui ho perso le vestigia anni or sono, ma soltanto volontà di entrare in sinergia con un altro essere che si riteneva simile alla propria essenza e con cui si sarebbe potuto percorrere un sentiero nuovo e autentico: ma ciò non è avvenuto; e non per un’emotività estrema che gratuitamente mi si è addebitata, ma soltanto perché l’altro non possiede il medesimo grado di consapevolezza spirituale che gli avrebbe consentito un graduale, ma oggettivo, aumento della sua conoscenza.

Ma nemmeno di questo vi è colpa alcuna: ognuno ha il suo cammino e ha, al contempo, il dovere di prendere la sua personale direzione.

Mio Spirito, è a te che ritorno con tutta la consistenza della mia anima e, al contempo, con i limiti della mia umana materia; in te solo ripongo ognuna di queste verità rilevate con la promessa di non caricarle più gravosamente nella mia mente, che, ora come non mai, deve giungere libera e serena alle prossime mete terrene.

Nel “giusto tempo” adempirò al programma originario e il valore della tua conoscenza sarà alimentato da questa esperienza umana, finalizzata ad un’espansione di “luce” verso il prossimo e l’umano divenire.

L’importanza della scelta, nel concetto indefettibile del giusto tempo.

Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".