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Fidem

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Fidem


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Stavolta son venuto a cercarti io: eri finita sotto una spessa coltre di passione e tormento, asfissiata quasi, da lacci di seta ardente e infuocata, che non ti davano luce.
Ti ho intravista, così come ci si accorge del raggio di luna che buca le nuvole oscure del cielo della notte e arriva dritto al mare.

Flebile, come il riverbero di una religiosa candela; forte e sostenuta, come l’energia primordiale che la sostiene.

Il buio in cui eri finita te l’ho dipinto io, tutto intorno; giorno per giorno, ora dopo ora, da quando non ho avuto la forza, né il coraggio di cancellare quel momento dal calendario dal mio passato.

Uno sguardo spirituale può essere molto pericoloso e ti può legare per sempre; eppure, la valenza di un dorato anello, sfiorato dal vibrato delle parole sussurrate da un amore autentico e incondizionato è ben superiore ed ha la forza di spazzare via ogni malombra, dalla purezza di un cuore rivoluzionario, saldo e fecondo, di emozioni e sentimento.

Dicono di te che sei cieca, sorda, che contieni il nulla di un credo che nessuno ricerca veramente e, pertanto, nella fisica realtà, tu non esisti! Chi ti ha conosciuto sa bene che questa è l’oscura menzogna di chi è così intriso nella propria materia da non essere capace di aver cognizione di te.

Vivi perennemente nella dimensione spirituale e soltanto quando il “simile a Dio” ti accoglie nel proprio cuore, allora riesci ad originare quella luce salvifica che ristora l’anima, facendone vibrare lo spirito a monte di essa e, al contempo, donando conforto all’Uomo.

Ho battuto colpi e colpi alla tua porta chiusa, ma nessun cenno di apertura mi hai concesso.

Mi hai piegato, sotto il peso di un dolore che ho formato con le mie stesse mani, il mio stesso edulcorato volere e poi, dopo tanto rumore, il silenzio oscuro del mio spirito.
Il non contatto con chi ha deciso di me uomo e vivente, in questo mondo preso dalle sue infinite e vecchie e giovani storie.

Smarrire la via maestra, ti rende ramingo e solingo sul volto della terra che non attende altro che di inghiottirti nel fuoco di se stessa, dopo averti masticato ben bene tra le sue fauci ataviche.

Oscurare il proprio obiettivo ti rende debole e vulnerabile e quella terra, in cui tanto confidavi un attimo prima, inizia a tremare e a farti vacillare, cercando, poi, di tirarti giù nell’oblio che ti sei costruito nella tua mente.

Non esistono suggerimenti, né consigli per poterti ritrovare: devi soltanto fare i conti con te stesso, dopo aver avuto il primo coraggio di guardarti negli occhi e accettare i tuoi limiti, i tuoi errori, le tue sciagurate cadute.

Mi hai insegnato a cadere; e hai lasciato che mi facessi del male; non ti sei anteposta a me, schermandomi da quel dolore e hai fatto sì che da solo mi rimettessi in piedi e iniziassi il mio ennesimo viaggio verso di te.

Non hai avuto pietà, né misericordia: gli errori si accettano, si digeriscono e bisogna pagarne il dovuto tributo: non esistono alternative, la strada è unica e impervia.

La consapevolezza la raggiungi attraverso il dolore; se ti rifiuti di affrontarlo ti rifiuti di vivere. Non si esiste, ma si vive, in modo perpetuo, in un tempo presente, e del passato e del futuro non puoi farne che un sospiro su un respiro.

Quando mi son convinto di dover riprendere la strada maestra, dopo che hai distrutto con il tuo silenzio il mio orgoglioso ego, mi hai finalmente concesso un cenno di te.

Ho avvertito il tuo calore luminoso; mi hai ricoperto della tua dorata polvere spirituale e rendendomi nuovamente recettivo, con voce amorevole e sapiente, mi hai semplicemente sussurrato:

muta l’amore e ne sarai rinnovato!

Chiudendo gli occhi alla realtà che mi circonda, ho sorriso e mi sono abbandonato a te, “fidem”, come un tempo.

E ho ricominciato a credere!

Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".