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Benitez suona la carica

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Benitez MandorliniÈ molto delicato il momento che vive il Napoli, reduce dalla sconfitta in terra elvetica contro lo Young Boys. Dopo le critiche e le violente contestazioni alla società e al tecnico spagnolo, la squadra non può più sbagliare. Il campionato non è ancora entrato nel vivo e non tutto è perduto: almeno la terza posizione, valida per disputare i preliminari di Champions League è ancora raggiungibile e, almeno sulla carta, è alla portata del Napoli. Anche se gli azzurri non sono usciti rafforzati dalla campagna acquisti estiva, la squadra non risulta nemmeno indebolita, né le dirette concorrenti per la terza piazza sembrano disporre di una rosa più competitiva di quella azzurra.

Allora cosa non funziona nel Napoli quest’anno? Davvero la mancata qualificazione alla massima competizione europea ha avuto un contraccolpo psicologico così grave da minare seriamente il progetto Benitez? Forse il problema è proprio il fondamentalismo tattico dello spagnolo, che da quando è sulla panchina azzurra, non conosce altro modulo che il 4-2-3-1, con tutti i problemi che comporta se non si hanno a disposizione interpreti di attacco capaci di sacrificarsi anche in fase difensiva e soprattutto mediani e difensori di grandissima qualità. Non sono mancate parole in difesa di Benitez, che ha dalla sua parte certamente un curriculum favoloso: “Benitez vuole portare una mentalità europea ma in Italia siamo conservatori” ha tuonato Arrigo Sacchi, che negli anni 90′ attuando il calcio totale olandese portò il suo Milan sul tetto d’Europa. Alla luce degli ottimi risultati ottenuti lo scorso anno in Champions contro Arsenal e Borussia Dortmund avremmo potuto continuare a sperare in una rivoluzione calcistica e nell’attuazione, mai avvenuta nemmeno con Maradona nonostante la conquista della coppa Uefa, di un calcio europeo. Ma la notte di Bilbao racconta una storia diversa, mette in discussione un progetto che, mascherato dalla presenza di un allenatore che ha vinto tanto in Europa, in fondo non è sembrato mai così forte.

higuainBenitez, intanto, suona la carica e chiama all’appello Higuaín, non ancora a segno in campionato. Il top player argentino è davvero depresso perché non crede più nel progetto di De Laurentiis? Le voci che lo vorrebbero a Liverpool a fine stagione sono solo fantasie di mercato o c’è qualcosa di concreto?

Nella conferenza stampa di ieri Benitez ha continuato a minimizzare la crisi del Napoli, perché “ la squadra veniva da due vittorie e un pareggio esterno contro l’Inter, e una sconfitta esterna su un campo sintetico in Europa League ci può stare”. Oggi intanto lo attende una sfida molto ostica contro l’Hellas Verona di Mandorlini, che si presenta al San Paolo con 11 punti in classifica, proprio come il Napoli.

Il 4-3-3 di Mandorlini contro il solito 4-2-3-1 di Benitez: maggiore compattezza e intensità a centrocampo contro la spregiudicatezza tattica dello spagnolo. La sfida odierna non sarà certamente un verdetto, come tanti disfattisti, pronti a puntare il dito contro lo spagnolo, vorrebbero far credere, ma sarebbe un ulteriore indizio per capire finalmente che con il fanatismo tattico si va poco lontano e che, al contrario, i grandi allenatori, se vogliono continuare ad essere grandi non solo in virtù di un glorioso curriculum, dovrebbero adattare il modulo di gioco ai calciatori a disposizione.

 

 

Carmelo Cutolo

Autore Carmelo Cutolo

Carmelo Cutolo, giornalista pubblicista, dottore di ricerca in Filologia classica, docente di lettere nelle scuole di secondo grado, appassionato di poesia, di ciclismo e di calcio.