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Solo un pareggio

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calletiNon basta la splendida doppietta di Callejón per mettere in cassaforte il bottino pieno. Dopo quasi 80 minuti soporiferi, durante i quali le due squadre, quasi timorose, si sono studiate, gli uomini di Benitez per due volte hanno concesso ai nerazzurri di ritornare in parità.

Qualcuno vede il bicchiere mezzo pieno, ma forse è il caso di guardare all’altra metà vuota. L’anno scorso dopo un passo falso della Juventus, a Napoli avrebbero subito, in caso di pareggio, parlato di passo falso anche degli azzurri nella volta scudetto. Quest’anno – bisogna ammetterlo senza mezzi termini – la squadra azzurra si è staccata sin dall’inizio dal treno scudetto e nemmeno in caso di larga vittoria al San Siro avremmo potuto parlare di squadra attrezzata per il tricolore.

Il Napoli mostra i soliti limiti difensivi e di mentalità. Chi lotta per le posizioni di testa non può assolutamente concedere all’avversario, a maggior ragione se si tratta di una diretta concorrente al terzo posto come l’Inter, di rimettere il match in parità. Il 2-2 di San Siro sarebbe potuto essere considerato un buon risultato contro l’Inter dell’era Mourinho, ma non oggi, soprattutto considerando che per ben due volte si è passati in vantaggio. La squadra, pensando, al 90’, di avere il risultato in tasca, ha subito un chiaro calo psicologico. Va un plauso all’Inter, che, al contrario, ci ha creduto fino in fondo. Invece può ritenersi soddisfatto Mazzarri, che raccoglie un punto quasi insperato per come si era messa la partita.

HernanesInutile ribadire, come già sottolineato in tante altre occasioni, che la difesa è il tallone di Achille della squadra partenopea. Nonostante la buona prestazione di Koulibaly, vera e unica sorpresa del deludente calciomercato estivo, la squadra in fase difensiva non si mostra affidabile e gli esterni non riescono a coprire sempre bene, come in occasione del secondo gol dell’Inter, quando Zuniga inspiegabilmente non ha chiuso sul cross di Dodò.

Non intendiamo porre attenzione solo sugli aspetti negativi, in quanto si devono riconoscere, nonostante l’evidente fase di appannamento di Higuaín (spesso, però, poco servito dai compagni), anche gli aspetti positivi, come il potenziale offensivo, la crescita di David Lopez in mediana, le buone prove di Koulibaly. Non possiamo, però, non mettere il dito nella piaga, dimenticando che Hamšik non è mai ritornato trascinatore. Forse è il caso di iniziare a pensare che non sia il campione tanto osannato da tutti e insistentemente richiesto a Milano, sia dai nerazzurri che dai cugini rossoneri? O forse dobbiamo ritenere che nel modulo di Benitez non riesca ad esprimere le sue potenzialità ed abbia, invece, bisogno di giocare in posizione più arretrata? Dopo oltre un anno di gestione Benitez è chiaro che, se si vuole davvero puntare in alto, serve un cambiamento, non solo agendo sul mercato, come spesso abbiamo ribadito, ma anche nelle scelte tattiche.

 

 

Carmelo Cutolo

Autore Carmelo Cutolo

Carmelo Cutolo, giornalista pubblicista, dottore di ricerca in Filologia classica, docente di lettere nelle scuole di secondo grado, appassionato di poesia, di ciclismo e di calcio.