Home Rubriche Napoli nel Cinema ‘Gramigna – volevo una vita normale’ di Sebastiano Rizzo

‘Gramigna – volevo una vita normale’ di Sebastiano Rizzo

4089


Download PDF

‘Gramigna’ di Sebastiano Rizzo è un film che parla di cambiamento, di possibilità, di scelta, liberamente tratto dal libro-testimonianza di Michele Cucuzza e Luigi Di Cicco; e a quest’ultimo è ispirata la figura del protagonista.

Luigi Di Cicco con coraggio ha confidato la sua continua lotta interiore per sfuggire alle tentazioni, quelle di un bambino vissuto nel “male”; di come abbia dovuto toccare il fondo per poter riemergere; di come l’amore lo abbia salvato: quello della madre, una donna che ha sacrificato la sua vita, ma che ha lottato come una leonessa per tenere lontano il figlio da una strada senza uscita. La sua storia racconta la capacità che l’uomo ha di sfuggire al suo stesso destino e fare della propria vita un esempio da seguire.

A proposito di ‘Gramigna’ il regista Sebastiano Rizzo ha detto:

è un film di grande valore socio-culturale, nato con l’obiettivo di portarlo in tutte le scuole a scopo educativo e culturale. Un film che prende i giovani per mano e li guida, senza ipocrisia, senza filtri o menzogne, nelle tenebre del male – un male che rende l’esistenza stessa una galera – indispensabile per farli poi riemergere nella luce, di un riscatto possibile per tutti.

Un riscatto che genera libertà e regala così possibilità di: osare, ribellarsi, cambiare, fare, sognare, in una terra dove spesso i sogni restano intrappolati nell’adolescenza e si tramutano poi in rabbia, disillusione e rassegnazione.

Una frase storica e molto significativa di un film diretto dal maestro Francesco Rosi, diceva: “I personaggi e i fatti qui narrati sono immaginari; è autentica, invece, la realtà sociale e ambientale che li produce”.

Il film era ‘Le mani sulla Città’, opera d’impegno civile che, ancora oggi, è un capolavoro sociale, uno strumento atto a migliorare il nostro approccio alla vita e alla nostra terra. ‘Gramigna’ invece, è la testimonianza di una realtà tangibile, perché si può osare per cambiare e vincere il male.

‘Gramigna’ narra la storia di un ragazzino, Luigi, figlio di Diego, uno dei più potenti boss della malavita campana, che ancora oggi sta scontando l’ergastolo e che il figlio ha visto solo in galera. Luigi è costretto a fare i conti costantemente con una realtà che si divide tra bene e male e conteso tra “tentatori”, ricchi e persuasivi malavitosi, e “angeli custodi”, la madre Anna e Vittorio, l’amato allenatore di calcio.

Gli insegnamenti del padre, contrariamente a quanto potrebbe o dovrebbe avvenire, mettono in guardia il figlio dai rischi del malaffare, dalla pericolosità di cedere alle provocazioni e inoltre lo spronano a studiare e a lavorare, facendogli capire il valore della famiglia, della serenità e, soprattutto, della libertà. Ma il senso d’impotenza che Luigi prova ogni qual volta assiste all’umiliazione dei commercianti della sua terra da parte della malavita, fa crescere in lui un desiderio di riscatto per quella gente e quella terra.

Così, crescendo e lottando dolorosamente contro se stesso, vivendo costantemente in una profonda solitudine e rabbia ed emergendo da uno stato di depressione, riuscirà a risorgere e a estirpare dalla sua mente, come una Gramigna appunto, ogni forma di tentazione che potrebbe costargli quella libertà che conquisterà a sue spese, sperimentando il dolore e l’umiliazione del carcere: nulla può essere barattato se non con la stessa libertà.

Grazie, quindi, alla sua grande voglia di riscatto, diventerà un commerciante e si dedicherà con grande entusiasmo al riscatto civile, in particolare la sua attenzione si rivolgerà a quei commercianti che, più volte, aveva visto umiliati e feriti non solo nel corpo ma anche nella dignità, dalla sua stessa famiglia. Finalmente potrà fare qualcosa per loro, potrà lottare insieme a loro, contro la criminalità.

Ma non solo: lottare per il riscatto dei ragazzi del Sud, difendere quella bella terra “sfregiata” che resiste al potere della malavita, sperando che la sua storia possa essere da esempio ai tanti giovani, che sognano di estirpare, come lui, la gramigna dal loro “status” per diventare uomini migliori.

Se le lodi e i meriti per la riuscita di questo film vanno dati in primis giustamente al regista Sebastiano Rizzo e a Luigi Di Cicco che ha fortemente voluto che la sua storia venisse raccontata, c’è da fare un plauso doveroso ad un cast che è riuscito con intensità e realismo ad emozionare il pubblico attraverso interpretazioni crude e sincere.

Un bravissimo Gianluca Di Gennaro ha dimostrato la crescita e l’evoluzione che sta avendo come attore maturo per diventare una delle promesse del nuovo Cinema italiano; Teresa Saponangelo è una certezza in ogni ruolo che interpreta, che sia teatro o cinema non delude mai; a dir poco sorprendente Biagio Izzo che sveste i panni comici che lo hanno fatto conoscere in tutta Italia per rivestire un ruolo drammatico alquanto complicato, probabilmente il più difficile da quando fa l’attore, riuscendo nell’intento di far dimenticare la sua maschera comica impersonando il boss malavitoso padre del protagonista.

Tutto il gruppo di attori che circonda i personaggi principali eleva il livello qualitativo del film partendo dalla compianta Lucia Ragni, qui alla sua ultima interpretazione, fino a Enrico Lo Verso, da Ernesto Mahieux a Gianni Ferreri, da Mario Porfito ad Anna Capasso, da Ciro Petrone a Marianna Mercurio, poi Titti Cerrone, Veronica Montanino, Vincenzo Messina, Antonio Tallura fino a giungere al magistrato Nicola Graziano che ha accettato di prendere parte a ‘Gramigna’ per l’importanza che a suo parere può avere questo film sull’opinione pubblica.

Autore Paco De Renzis

Nato tra le braccia di Partenope e cresciuto alle falde del Vesuvio, inguaribile cinefilo dalla tenera età… per "colpa" delle visioni premature de 'Il Padrino' e della 'Trilogia del Dollaro' di Sergio Leone. Indole e animo partenopeo lo rendono fiero conterraneo di Totò e Troisi come di Francesco Rosi e Paolo Sorrentino. L’unico film che ancora detiene il record per averlo fatto addormentare al cinema è 'Il Signore degli Anelli', ma Tolkien comparendogli in sogno lo ha già perdonato dicendogli che per sua fortuna lui è morto molto tempo prima di vederlo. Da quando scrive della Settima Arte ha come missione la diffusione dei film del passato e "spingere" la gente ad andare al Cinema stimolandone la curiosità attraverso i suoi articoli… ma visto i dati sconfortanti degli incassi negli ultimi anni pare il suo impegno stia avendo esattamente l’effetto contrario. Incurante della povertà dei botteghini, vagamente preoccupato per le sue tasche vuote, imperterrito continua la missione da giornalista pubblicista.