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Nel silenzio di me

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Nel silenzio di me


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Incontrando i tuoi occhi, ritenni subito di essermi imbattuta nell’amore; sai, di quel sentimento che le ragazze avvertono come farfalle svolazzanti nella pancia; torpore rosaceo sul volto; colpi di cuore, che ti rammentano di avere un’anima pulsante.

Le prime carezze, i primi sospiri sui tuoi respiri, l’innocente concedersi della giovinezza inconsapevole, alla sfumatura di un amore acerbo e immaturo, ma pur sempre un amore.

Poi, col tempo, il mutamento.

Quelle mani, che in momenti ormai lontanissimi, mi avevano donato dolcezza e desiderio, mi recavano adesso VIOLENZA. La prima volta che lo hai fatto, hai spezzato in due tutti quanti i miei ricordi genuini di te; ciononostante, “ti ho perdonato”, ricercando nella mia mente ossessionata dalla tua presenza nella mia vita, una mera giustificazione di quel gesto che mai avrei creduto, potesse appartenerti.

Erano gli anni della mia giovinezza, e tu, pregno di quella rabbia viscerale, l’avevi spazzata via con quel primo, singolo, atto di pura e ingiustificata VIOLENZA!

Nel silenzio di me; mentre la mente cercava ad ogni costo di tenermi indissolubilmente legata a te, la spiritualità del mio cuore mirava già verso altri orizzonti di salvezza; lontano da tutto ciò che ti apparteneva e che poteva influire negativamente su di me.

Sappi che il cuore di una donna è tanto immenso quando ama davvero, ma può ridursi alla grandezza di un chicco di grano, quando la delusione di chi ha amato, lo avvolge fra i suoi veli oscuri.

Non è il dolore fisico quello che ferisce, bensì, quello che immeritatamente viene inferto all’anima: brucia, sanguina, si dispera. Quel mostro, con le sembianze di un “angelo” che avevi dentro di te, custodito come il più segreto e prezioso dei tesori, adesso te lo ritrovi fuori dal tuo essere, in una forma che mai avresti creduto potesse appartenergli e assumere: la VIOLENZA!

Eppure, andando a ritroso nei sentieri della mia memoria, mi ritrovo bambina, figlia di un padre che ha usato quelle mani per accarezzarmi, istruirmi, educarmi alla vita, nella pienezza autentica del vero Amore. Quel padre, che se oggi ti avesse innanzi, spazzerebbe via dal tuo animo deviato, con un solo sguardo riflesso nei tuoi occhi ingannevoli, ogni goccia di quella Violenza che tu hai usato su di me.

In realtà, probabilmente, nessun atto di misericordioso perdono è mai scaturito dal mio spirito, per ogni tuo atto di VIOLENZA: soltanto la parvenza di una patetica rassegnazione, che stava quasi annientandomi nell’impudicizia delle tue mani, ha velato tutto quell’umano scempio di emozioni, sentimenti e nuda crudeltà.

Eppure, “uomo”,piccolo come un infante, ma prigioniero della tua rabbiosa e insensata violenza, non sei riuscito ad andare oltre, perché ad un certo punto hai trovato l’invalicabile muro della mia dignità di DONNA!

Ed è stato in quel preciso istante che, in un “raggio di divina intuizione”, ho maturato la consapevolezza che io, proprio io, “uomo”, piccolo, piccolo, ti ho partorito, e sono stata madre di te che oggi, muti in oscura e ingiustificata VIOLENZA, tutto l’amore che incondizionatamente ti ho donato e che ti ho lasciato in memoria di me.

La paura non mi alberga più dentro; e del vento che hai seminato, non raccoglierai altro che tempesta.

E ricordati, “uomo, piccolo, piccolo”, che ciò che sono oggi, lo devo a me, a chi mi ha amato davvero, e alla memoria delle mie origini!

La bambina che sono stata, e che hai tentato in tutti i modi di violare nella sua essenza più pura, oggi è la donna che vedi riflessa nello specchio che ritrae la tua immagine, tanto mostruosa quanto patetica e svilente.

Si, è vero, sono diventata forte, nonostante tutte quante le mie innumerevoli cicatrici; nonostante tutte le mie antiche paure; e tutto ciò è accaduto, “nel silenzio di me”.

Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".