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Dignity

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Dignity


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Ti lancio una sfida: una parola che ultimamente rimbomba nella mia testa, nel mio cuore e nei miei rapporti sociali più di prima: La Dignità.

Le frasi che fanno da incipit a questo scritto sono di una mia assidua lettrice che, nel commentare un mio precedente articolo, mi “ha lanciato questa sfida”.

Tempo addietro, affrontai questa tematica in un mio romanzo e di “lei” parlavo così…:

…Ebbene sì, sono folle, retorico, scontato, falso moralista! Sono tutto quello che gli altri vogliono che io sia, ma ho un piccolo segreto: un piccolo cassetto, in mezzo a tanto marciume mentale e spirituale, che contiene un’essenza che si chiama dignità.

La dignità non si mescola alla superbia, né tanto meno all’orgoglio cieco e altezzoso.

La dignità è la soglia che un uomo non deve mai varcare a ritroso, illudendosi di proseguire il suo cammino.

La dignità si bagna nell’umiltà e si veste di trasparenza.

È consolatrice nelle battaglie contro le brutture della vita, ed è ausilio generoso nello sconforto.

La dignità è madre del rispetto vero, e matrigna del formalismo ipocrita e convenevole.
Accompagna il decoro, ma non se ne innamora.

La dignità è propria a sé stessa, ma al contempo la si eredita…

Non so se ha un colore la dignità, ma, seppure l’avesse, credo sarebbe una sfumatura tenue, genuina, maggiormente rappresentata da un lapis a pastello.

Ma cosa significa per me oggi la parola dignità?

Ha ancora un senso per il mio essere, nonostante tutto e dopo tante cose?
Simile ad “una sfumatura di genuino valore umano”, è rimasta silente nel mio segreto giardino spirituale.

Intoccabile è la dignità: come un fiore raro e pregiato che non facilmente si riproduce, nonostante la potenziale nutrita semenza.

In apparenza può apparire come un lago d’acqua cheta, ma se attaccata, minacciata, o in procinto di essere vilipesa, proprio quell’acqua cheta si muta in un mare impetuoso, congiunto ad una tempesta senza fine e di impronta irruente, che si scaglia contro chi ha avuto lo stupido ardire di pensare di violarla.

La dignità è un valore insito nella natura dell’Uomo, che emerge ogni qualvolta l’animo silente, si aggancia per qualche istante alla solitudine dello spirito, che riposa in ben altra “dimensione”.

Essa rappresenta uno dei rami della sua origine “divina” che, se reciso, può seriamente condurlo nel più oscuro e terminale oblio di se stesso.
La dignità rasserena e ripulisce dalle scorie il percorso esistenziale.

Non la si insegna, ma la si intuisce, ed è proprio in quegli istanti che l’Uomo comincia a crescere consapevolmente, in piena libertà psichica e spirituale.

Sottile, come un velo virginale, ma al contempo robusta e invalicabile come la più possente delle muraglie.

Essa è barlume di luce nel cammino retto e faro luminoso nel buio delle tenebre umane.
Non ha maschere la dignità, perché essa stessa è volto dell’Uomo e riflesso inalterato e indiscusso, del riverbero della Luce di Dio.

Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".