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Sant’Aniello a Caponapoli, gioiello dalle mille vite

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Chiesa di Sant'Aniello a Caponapoli


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La chiesa monumentale, con le sue stratificazioni ben visibili, è come una radiografia di Napoli e della sua storia millenaria. Finalmente restituita alla collettività nel 2011

Tra i mille tesori nascosti, abbandonati o poco conosciuti della città di Napoli, abbiamo voluto puntare un faro sulla Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli, situata nel Largo omonimo, a due passi dal Museo Archeologico Nazionale.

Alla sommità della breve ma ripida salita del vico Sant’Aniello, che imbocchiamo da via Santa Maria di Costantinopoli, troviamo la chiesa alla nostra destra, ad angolo.

Dall’esterno, di primo acchito, è difficile intuirne le dimensioni e le stratificazioni che ne raccontano la storia secolare ma, guadagnati i dieci gradini che ci portano all’entrata e varcata la soglia, ci si rende subito conto di quanto sia straordinaria e complessa la storia che le pietre, le opere e l’atmosfera della chiesa ci tramandano.

Strettamente legata alle vicissitudini della vita di Sant’Agnello, vescovo di Napoli nel VI secolo d.C. e oggi settimo patrono della città, la storia della chiesa di Sant’Agnello Maggiore, com’è anche conosciuta, inizia quando, secondo la tradizione, i genitori del santo, Giovanna e Federico, vi andavano per chiedere la grazia di una gravidanza, che arrivò nell’anno 535, portando la nascita proprio del futuro santo.

A quel tempo, infatti, nel luogo non vi era la chiesa che conosciamo oggi, bensì una cappella con l’effigie della Vergine, protettrice delle donne sterili e delle gestanti, che vi si recavano per invocare protezione per i nascituri o sorte benigna nel concepimento.

In segno di devozione per la grazia ricevuta, Giovanna e Federico amplieranno la cappella, elevandola allo stato di vera e propria chiesa. Alla morte del santo, avvenuta nel 599, essa cambierà nome: Santa Maria del Settimo Cielo cederà il titolo a Sant’Aniello, che era già venerato come santo e compatrono di Napoli.

Tra il XV e il XVI secolo, l’area di Caponapoli fu interessata da un’intenso sviluppo edilizio, mentre a partire dal XVIII secolo si sono susseguite varie trasformazioni nella struttura; nello stesso periodo, le spoglie di Sant’Aniello furono rimosse per essere traslocate, verosimilmente, nella Cattedrale di Lucca.

Nel 1903, la chiesa scampò perfino al pericolo di un abbattimento, a causa di un piano di ristrutturazione della zona che, fortunatamente, non fu mai attuato; non evitò, invece, ingenti danni per i bombardamenti della seconda guerra mondiale, a causa dei quali il tetto crollò.

Da quel momento, la chiesa versò in stato d’abbandono e subì frequenti atti vandalici e saccheggi di opere e reperti fino a quando, nel 1963, furono avviati i lavori di restauro a cura della Soprintendenza.
Fu durante tale intervento che venne fatta la scoperta più emozionante: sotto la chiesa vennero trovati i resti dell’antica Neapolis.

Il segmento urbano di Caponapoli corrisponde, infatti, al punto più alto della città greca del VI secolo a.C., situata nell’area dell’Acropoli.
Si scopre, così, che già in quella fase storica nella zona sorgevano importanti edifici religiosi, per lo più dedicati al culto di Apollo, Cerere e Diana. Dalla sua posizione elevata rispetto al paesaggio circostante, deriva, evidentemente, il nome di Caponapoli.

Non è raro scoprire la secolare continuità nella vocazione sociale di una zona, ma è sempre affascinante: dove oggi sorge una chiesa cristiana, si erigevano, in passato, templi e luoghi di culto di un altro popolo, che venerava altri dèi.

Ma per la chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli non erano finiti i momenti difficili; il terremoto del 1980, infatti, assestò un nuovo duro colpo alla struttura, già provata dall’incuria e da una rinascita che stentava a compiersi.

Si dovrà attendere l’anno 2011 per vedere una svolta decisiva nelle sorti dell’importante chiesa. In questa data, infatti, la gestione della chiesa è affidata alla Curia Arcivescovile di Napoli dall’Agenzia del Demanio: viene così finalmente riaperta al pubblico, anche se le attente e minuziose operazioni di restauro continuano tutt’oggi.

Nel 2015, Legambiente Campania ha ricevuto dal Rettore della chiesa e dal Vicario alla Cultura della Curia di Napoli, un’importante investitura: quella di curare e promuovere le iniziative culturali legate alla chiesa monumentale, organizzando visite ed eventi che favoriscano la valorizzazione di uno dei più straordinari gioielli di Napoli.

Per ulteriori informazioni:
Legambiente Campania Onlus, Piazza Cavour, 168 – 80137 Napoli
Tel: 081 261 890 Fax: 081 261 542
Sito Web:
http://legambiente.campania.it/caponapoli/
Email: caponapoli@legambiente.campania.it

Autore Michele Ferigo

Michele Ferigo, napoletano, classe 1976, si occupa d’arte da sempre. È musicista, compositore, disegnatore e film-maker.