Le piante che popolano oggi la terraferma vengono dal mare, così come gli animali, ma soltanto nel cretaceo inferiore, 130/80 milioni di anni fa, le angiosperme cominciarono a colonizzare la terra, per diventare, infine, nel cretaceo superiore, 70-75 milioni di anni fa, le forme vegetali più diffuse e più evolute.
Oggi le angiosperme dominano la vita terrestre sul nostro pianeta.
Calcolate in circa 300.000 specie, stima in difetto, costituiscono il gruppo di piante più numeroso, crescono in ambienti estremamente diversificati, mostrano la più ampia varietà di comportamenti, si presentano in una moltitudine di forme più eterogenea di qualsiasi altro gruppo di piante vascolari.
Per dimensioni le angiosperme spaziano dalle minuscole lenticchie d’acqua, 5-6 mm, fino ai giganteschi eucalipti alti fino a 100 metri.
Piante angiosperme sono quelle con fiori e con ovulo racchiuso dall’ovario e quindi, a fecondazione avvenuta, con seme protetto dal frutto.
L’organo caratteristico delle angiosperme, l’ovario, si è probabilmente formato attraverso le seguenti fasi:
gli ovuli dapprima laterali alla nervatura principale di una foglia (a), si sarebbero poi piegati su se stessi (b), alla fine anche la foglia si sarebbe ripiegata così da costituire un primitivo e rudimentale ovario (c).
Questo sistema riproduttivo più efficace indusse una maggiore competitività e assicurò, quindi, una maggiore diffusione delle specie.
Contrariamente alle angiosperme ricordiamo che invece gimnosperme sono le piante con ovuolo nudo, non racchiuse dall’ovario, prevalentemente conifere.
Per milioni di anni le piante del carbonifero, 280-300 milioni di anni fa, non hanno avuto un organo fiorale.
La sua comparsa è il risultato di una spinta evolutiva prodotta da forze ambientali indirizzate ad un sempre maggiore e proficuo adattamento.
Evoluzione significa che sotto l’azione di forze ambientali, gli organismi si rendono più adatti al loro ambiente specifico.
Ma cosa si intende, esattamente, per adattarsi all’ambiente circostante? Vuol dire avere le maggiori e le migliori probabilità di riprodursi in modo che, non il singolo individuo, ma il gruppo, la specie, possa riprodursi, accrescersi e diffondersi.
Autore Antonio Ceglie
Antonio Ceglie, curioso appassionato di erbe e piante spontanee, quelle che la gente di solito e sbrigativamente, chiama "erbacce". Curatore per ExPartibus di una rubrica, non specialistica, relativa a questi "compagni di vita", le piante appunto, con cui conviviamo da migliaia di anni, senza, per questo, conoscerle veramente. Anche se non mi illudo di essere un divulgatore brillante, cercherò piuttosto, me lo auguro, di solleticare la curiosità del potenziale lettore interessato, offrendogli qualche spunto di carattere storico, culinario, o sanitario relativo alle piante stesse.