“Qualcuno”, in un “altro tempo” ha detto:
Ad ogni uomo viene concessa una chiave, la stessa chiave apre le porte del paradiso e dell’inferno.
Non è una bugia millenaria, né trattasi di un inganno, ma semplicemente del libero arbitrio dell’Uomo che tenta di essere padrone del proprio destino.
Quando carne e spirito respirano all’unisono fuoco, non anelano ad altro che al refrigerio di un guizzo d’acqua di sorgente che li ristori; acqua e fuoco, tanto diversi nell’apparenza, quanto simili, se non identici nella loro più profonda sostanza.
Eppure, questi due elementi, fusi con la terra e pervasi di un soffio di vento, rendono l’Uomo un essere unico e irripetibile. Un atto autentico che non ha eguali, con un predominio assoluto su tutti gli altri esseri del pianeta.
La conoscenza, quella “reale”, comporta all’Uomo uno stato inevitabile di sofferenza e dolore, ma, in modo direttamente proporzionale, lo restituisce alla consapevolezza originaria, forgiandolo per la vita che sta vivendo e per tutte quelle ad essa parallele.
Non esiste ragione in tutto ciò, né tantomeno logica; ogni passo evolutivo è dovuto al grado d’intuizione che raggiunge nel corso della “relatività” del tempo fisico.
La presenza costante del “dubbio” lo pone in una continua altalenanza di similitudini e contrapposizioni, che tracciano innanzi a sé il percorso della ricerca interiore, agganciata inevitabilmente all’intuizione di quella esteriore a sé, o, per meglio dire, apparentemente tale.
Eppure, il momento critico della propria crescita, il punto nodale del passaggio dal vecchio al nuovo, l’Uomo lo riscopre innanzi al “bivio”.
Davanti a sé, egli pone l’albero della propria vita, con la profondità delle sue radici primordiali e l’intera ramificazione del suo divenire che, per natura “divina” proietta alla maestosità e infinità del cielo, che si aggancia alle maglie astrali del Cosmo.
Attraverso il proprio respiro percepisce la presenza di quelle “forme di energia” così tanto simili alla sua “essenza sottile” e che tentano, per mezzo di varchi dimensionali, di rendergli maggiormente “tangibile” l’esistenza degli “infiniti mondi”, che a causa della sua smodata materialità non riesce a “vedere” al di là del proprio naso!
E così, il “bivio” lo pone costantemente innanzi ad una scelta irrinunciabile; o l’una o l’altra strada e, a seconda di quella che deciderà di intraprendere, ci saranno delle conseguenze ben precise!
Libero da dogmi e futili illusioni, nella pienezza dei suoi poteri mentali e spirituali di cui nemmeno possiede integralità di cognizione, l’Uomo, innanzi al proprio albero della Vita, vede tracciate due strade, due percorsi completamente differenti e distanti l’uno dall’altro.
Cristo parlava di una strada “stretta”, in completa antitesi con quella “larga”; eppure, a volte, in entrambi i casi, si tratta di una scelta d’Amore che si differenzia soltanto nella destinazione del soggetto a cui ci si riferisce.
Il logorio del dubbio; la goccia perpetua e instancabile che fora la dura roccia; il “piacere” che in ogni sua sfaccettatura si antepone alla durezza del “sacrificio”: tutto ciò pone l’Uomo al centro del suo universo e lo induce ad una scelta; giusta o sbagliata che sia!
Chi è l’altro per giudicare un suo consimile?
Non esistono, in un solo punto infinitesimale del mondo, due uomini perfettamente identici: il “bivio”, e tutto ciò che il suo incontro comporta, li rende unici ed autentici con caratteristiche e peculiarità singolari e personali. Seppur figli della stessa madre e del medesimo padre, ognuno di essi ha una propria identità agganciata alla matrice originaria.
Il “bivio” trasforma il bambino in ragazzo, e muta quest’ultimo in Uomo: la ricerca interiore poi e l’indispensabile intuizione, rendono lo stesso un nuovo “saggio”.
Non esiste uomo senza il proprio “bivio” esistenziale. Guai all’essere vivente che cerca di aggirarlo: l’involuzione, l’asfissia emozionale e la perdita sgretolante della propria identità rappresentano le conseguenze di un tale atto di viltà verso sé stessi e la propria vita.
Ogni “bivio” attende l’incontro col proprio Uomo e soltanto la fusione alchemica e sinergica di essi, può tentare di restituire all’intera Umanità, la valenza e l’autenticità di un’oggettiva e reale identità, costituita sulla base di una solida e consolidata “memoria”, scaturita da una perenne e perpetua consequenzialità di “bivi”.
Autore Antonio Masullo
Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".