Home Toscana Regione Toscana Giani: Fare sempre più per combattere la piaga della violenza di genere

Giani: Fare sempre più per combattere la piaga della violenza di genere

124
violenza di genere


Download PDF

Gli interventi di Presidente, Assessori Spinelli, Nardini e Bezzini, e Capo di Gabinetto Manetti alla presentazione del Sedicesimo Rapporto

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

La violenza di genere è una vergogna inaccettabile. In Toscana stiamo facendo moltissimo per affrontare questa piaga, ma dobbiamo fare sempre di più, essere una avanguardia nel fare prevenzione e dare risposte.

Lo ha detto il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani intervenendo alla presentazione del Sedicesimo Rapporto sulla violenza di genere svoltasi oggi a Palazzo Strozzi Sacrati nell’ambito de La Toscana delle donne, e in cui sono intervenuti anche l’Assessore alle politiche sociali Serena Spinelli, l’Assessore a istruzione, formazione professionale, università e politiche di genere Alessandra Nardini, l’Assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, e la Capo di Gabinetto del Presidente Giani Cristina Manetti.

Giani ha aggiunto:

Io sono sempre attento al bilancio della Regione, ma in un ambito come questo, lo dico chiaramente, non c’è riserva alcuna sull’intervenire, sullo spendere e, accanto ai 25 centri anti violenza, alle 28 case rifugio e alla rete del codice rosa, vogliamo fare ancora tutto ciò che serve per una azione culturale e di sensibilizzazione, e per sostenere tutte le attività che si rendano necessarie.

L’Assessore alle politiche sociali Serena Spinelli ha evidenziato l’attività messa in atto dalla Regione per affrontare questa tematica:

L’impegno per rafforzare sempre di più la rete di protezione e messa in sicurezza delle donne è sempre stata una costante in Regione Toscana. Un percorso di presa in carico che vede una trasversalità di interventi tra i diversi Assessorati, in rete con tutti i soggetti coinvolti.

Lo abbiamo fatto con i Centri Antiviolenza e le Case rifugio, nodi centrali per l’accoglienza delle vittime e i percorsi di accompagnamento e autonomia, ma anche per l’attività di informazione e sensibilizzazione, con gli ambiti territoriali, i Comuni con i loro servizi sociali, per garantire anche i diritti dei minorenni coinvolti nelle situazioni di violenza.

Lo abbiamo fatto nei presidi sanitari con il Codice Rosa e negli interventi in emergenza del SEUS, ma anche con la formazione per gli operatori e le operatrici e nelle scuole, lo facciamo con i lavori dell’osservatorio, per promuovere un cambiamento culturale di cui, come ci dicono i dati del rapporto, continua ad esserci profondamente bisogno.

A proposito di dati l’Assessore ha voluto sottolineare come il problema della violenza di genere non sia legato alle dinamiche migratorie:

Secondo il rapporto il 77% dei femminicidi avvenuti in Toscana è opera di cittadini italiani.

Che siano gli immigrati a commettere reati di questo tipo è parte della narrazione del governo, e non trova alcun riscontro.

Dobbiamo dirci, invece, che gran parte delle persone che uccidono sono padri, compagni, ex fidanzati spesso italianissimi, spesso di buona famiglia, in cui si è innescato un meccanismo per cui il corpo della donna è un oggetto.

È questa la mentalità che dobbiamo combattere.

L’Assessore a istruzione, formazione professionale, università e politiche di genere Alessandra Nardini, sottolinea:

I numeri emersi dal rapporto rendono ancora più evidente che occorre proseguire con decisione il lavoro per prevenire e combattere la violenza contro le donne, partendo dalla consapevolezza che la violenza di genere non è un fatto privato, né un fenomeno emergenziale, né è legata all’immigrazione come anche in questi ultime giorni è stato sostenuto da esponenti del Governo nazionale, ma si tratta di un fenomeno trasversale, che può riguardare tutte, e strutturale, perché affonda le proprie radici nel rapporto storicamente diseguale tra uomini e donne, nella cultura patriarcale che è ancora radicata nella nostra società.

Occorre agire su due binari paralleli: da un lato sostenere le donne, le loro figlie e i loro figli nel percorso di uscita dalla violenza, ed in questo le reti antiviolenza territoriali, il cui fulcro sono i Centri Antiviolenza, che risultano fondamentali.

In questo percorso, per consentire alle donne di tornare pienamente libere e autonome è centrale garantire loro l’indipendenza economica e abitativa, favorendo dunque il loro inserimento o reinserimento lavorativo; in tal senso mi piace ricordare il bando triennale, finanziato con 3.5 milioni, che vede la collaborazione tra Centri antiviolenza e centri per l’impiego.

L’altro binario su cui lavorare è, senza dubbio, quello delle prevenzione, a partire dal promuovere quel cambiamento culturale, necessario e urgente, che ci consenta di affermare rispetto e parità, uguaglianza di diritti e di opportunità.

In questo le famiglie e la scuola giocano un ruolo importantissimo.
Sono da sempre convinta che l’aspetto educativo debba coinvolgere tutte le scuole, di ogni ordine e grado, anzi, che si debba partire addirittura dai nidi.

Educare al rispetto delle differenze tutte, alla parità, alla non violenza. Non è pensabile che questo tema lo si possa affrontare con percorsi facoltativi, in orario extracurriculare, rivolgendosi solo a studentesse e studenti delle scuole secondarie di secondo grado. Significa non avere contezza di ciò di cui si parla, come quando si nega che il problema alla base di questo fenomeno sia il patriarcato.

Occorre superare pregiudizi, destrutturare stereotipi e ruoli di genere, che sono terreno fertile per disuguaglianze, discriminazioni e violenza contro le donne. È con questa convinzione che in questa legislatura abbiamo insistito moltissimo sull’aspetto educativo, sia nei nostri Progetti Educativi Zonali, sia attaverso percorsi di formazione per chi lavora nelle nostre scuole e nei nostri nidi, sia, soprattutto, attraverso il rifinanziamento, reso stabile, della legge regionale 16/2009 ‘Cittadinanza di genere’ attraverso cui stiamo mettendo in campo tantissimi percorsi di sensibilizzazione nelle scuole dei vari territori toscani.

In ultimo, voglio rivolgere un appello agli uomini, affinché siano al nostro fianco in questa battaglia, affinché non restino indifferenti, ma siano disponibili anche a mettersi in discussione e ci aiutino a cambiate la cultura del nostro Paese.

L’Assessore al diritto alla salute e alla sanità Simone Bezzini ha sottolineato l’attività che viene svolta in ambito sanitario davanti alla violenza di genere.

Il grande lavoro di squadra per affrontare la violenza di genere che coinvolge la Regione, nelle sue diverse articolazioni, l’ANCI e altre realtà associative, vede in prima linea anche tutto l’ambito sanitario.

C’è il codice rosa, esperienza pilota a livello nazionale e che puntiamo a innovare ulteriormente, c’è l’attività della rete consultoriale, c’è tutto il campo della costruzione di nuovi modelli di assistenza sanitaria, socio sanitaria e sociale, pensiamo ai medici di famiglia, o alle case di comunità, luoghi dove non solo si erogano prestazioni sanitarie, ma che devono diventare anche funzionali alle attività di prevenzione, di educazione e di cultura.

Tutte queste aree di attività servono sia a contrastare il fenomeno della violenza di genere, sia a mettere in atto una adeguata presa in cura quando il fenomeno si manifesta.

Cristina Manetti, Capo di Gabinetto del Presidente Giani, ha infine evidenziato il ruolo dell’iniziativa di oggi nell’ambito de La Toscana delle donne.

La Toscana delle donne nasce soprattutto per iniziative come quella di oggi, che ha un valore centrale nel nostro percorso.

Infatti, se non promuoviamo un profondo cambiamento culturale, se non entriamo nella scuole, se non lavoriamo anche con gli adulti per cercare di combattere stereotipi purtroppo ancora presenti, i dati che il rapporto ci mostra non scenderanno.

Dobbiamo promuovere un cambiamento di mentalità e di cultura attraverso incontri, attraverso attività artistiche e educative, attraverso politiche che rendano la donna più consapevole, più forte, più libera e in grado riconoscere tutte quelle forme di violenza, anche più insidiose e meno evidenti. La Toscana delle donne si muove pienamente in questa direzione.