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Fieracavalli con ‘Impronte Equine’ aiuta militari colpiti da PTSD

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'Impronte Equine'


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Presentato l’innovativo progetto di terapia assistita con i cavalli pensato per il personale militare

Riceviamo e pubblichiamo.

Una volta portavano in sella i soldati sui campi di battaglia, ora li aiutano a superare le esperienze negative vissute in missione.

A Fieracavalli, con il progetto ‘Impronte Equine’, il cavallo diventa un sostegno per curare il PTSD, un acronimo che identifica il disturbo da stress post traumatico, una condizione psicologica che può colpire il personale impegnato in operazioni militari.

L’iniziativa è stata presentata alla 126ª edizione del salone internazionale di riferimento per il mondo equestre, in programma fino a domenica a Veronafiere.

‘Impronte Equine’ è anche un ponte che unisce Italia e Stati Uniti: i promotori del nuovo protocollo di intervento assistito con il cavallo sono lo psicologo Michele Marconi, dell’Ospedale Santa Giuliana di Verona, e Giuliana Marple, docente dell’Università dello Utah.

Coinvolti come volontari, i militari americani di stanza a Camp Ederle, la base dell’Esercito degli Stati Uniti a Vicenza che ospita lo United States Army Africa, USARAF.

In queste giornate i soldati sono presenti al padiglione 11 di Fieracavalli e impegnati nelle dimostrazioni del nuovo metodo di ippoterapia: all’interno di un tondino con cavalli americani, ora dopo ora, si alternano in attività a terra che passano da lavori di contatto a momenti di mindfulness per connettersi tramite la respirazione, nel pieno rispetto degli spazi personali di uomo e animale.

Michele Marconi spiega:

Una delle più significative declinazioni degli interventi assistiti con gli animali riguarda la possibilità di aiutare le persone a ritrovare benessere e serenità, lavorando sugli aspetti emotivi.

Credo che, mai come in questo periodo storico, sia essenziale sostenere una categoria spesso dimenticata, come il personale militare, attraverso il supporto offerto dal rapporto unico con il cavallo.

È scientificamente dimostrato, infatti, che una relazione empatica guidata con questi animali, riesca a rallentare il battito cardiaco, favorendo processi di rigenerazione delle emozioni.