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La penicillina è napoletana

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Targa Vincenzo Tiberio


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Vincenzo Tiberio, medico molisano, impiantato a Napoli, anticipò la scoperta dalla penicillina 33 anni prima di Alexander Fleming

Cosa hanno in comune il medico, biologo e farmacologo scozzese Sir Alexander Fleming, premio Nobel per la medicina nel 1945, e Vincenzo Tiberio, militare, scienziato, uomo di mare e valente dottore?
Ve lo diciamo noi.

Se il britannico è ritenuto lo scopritore della penicillina, l’italiano, attento studioso del potere chemiotattico e battericida di alcuni estratti di muffe, con il lavoro sulla connessione funghi-antibiotici, precorse, di ben 33 anni, la scoperta della penicillina da parte del collega scozzese.

Fleming avrebbe conosciuto gli studi del medico molisano trapiantato a Napoli grazie ad una rivista scientifica che ne aveva pubblicato le esperienze.

Ma chi era Vincenzo Tiberio?

Vicenzo Tiberio
Vicenzo Tiberio

Nacque a Sepino, in provincia di Campobasso, nel 1869 e, dopo gli studi liceali, si trasferì per studiare medicina presso degli zii ad Arzano (NA), paese che, molti anni dopo sarebbe salito agli onori della fama per il libro di Marcello D’Orta ‘Io speriamo che me la cavo’.

Nel 1895 il nostro si accorse che ogni volta che il pozzo dell’abitazione in cui viveva veniva ripulito, tutta la famiglia era colpita da disturbi di salute. Da qui, arrivò la grande intuizione che lo portò a fare alcuni sperimenti in laboratorio proprio su quelle muffe che si formavano ed individuò il loro il potere in campo medico.

Sulla parete della casa in cui soggiornava, il Comune di Arzano, nel 2011, ha posto una targa che recita:

La città di Arzano
ricorda
lo scienziato e maggiore medico della
Regia Marina
Vincenzo Tiberio
Sepino (CB) 1869 – Napoli 1915
che per primo scoprì le proprietà antibiotiche delle muffe
osservando le pareti del posto di questa
casa
Delibera di Consiglio comunale n.53 del 28-5-2011

Nello stesso anno pubblicò l’esito dei suoi studi sulla rivista scientifica Annali d’Igiene Sperimentale, all’epoca tra le più importanti, con la supervisione dell’Istituto d’Igiene della Regia Università di Napoli.

Nell’articolo, intitolato ‘Sugli estratti di alcune muffe’, si poteva leggere:

L’autore ha osservata l’azione degli estratti acquosi del mucor mucedo, del Penicillium glaucum e dello aspergillus flavescens su alcuni schizomiceti patogeni e su alcuni saprofiti trovandoli forniti, specie quello dell’aspergillo, di notevole potere battericida.

Gli estratti acquosi sono risultati forniti di mediocre potere leucocitico, specialmente l’estratto di aspergillo. Nelle infezioni sperimentali con bacilio dell’ileotifo e vibrione del colera, solo quest’ultimo ha dato a dimostrare una certa azione immunizzante e curativa.

L’autore ascrive tale azione in parte al potere microbicida dei principi contenuti nelle muffe, ed in parte al potere della leucocitosi da questi prodotti.

Le sue intuizioni, sebbene innovative, non vennero comprese.

Chissà, forse se si fosse chiamato Vincent Tibery avrebbe avuto onore e gloria…

Si inserì con successo nel mondo accademico, prima come studente interno, poi, in qualità di assistente volontario e, successivamente, ordinario, con incarico rinnovabile annualmente, nell’Istituto di Patologia Medica Dimostrativa, diretto dal professor Gaetano Rummo, dove ebbe la possibilità di conoscere alcuni nei più stimati medici del periodo.

Oltre alla didattica, i compiti dell’Istituto includevano l’attività diagnostica e clinica presso un ambulatorio pubblico e l’incarico legato alla redazione del quotidiano scientifico ‘La Riforma Medica’, che conteneva articoli e recensioni di gran parte della letteratura medica mondiale e in cui Tiberio recensì oltre 180 lavori, molti dei quali tradotti dal francese, che conosceva perfettamente.

Arruolatosi nella Regia Marina, dal 1912 diresse il laboratorio biochimico dell’Ospedale militare alla Maddalena per poi rientrare a Napoli e dirigere il Gabinetto di Igiene e Batteriologia dell’Ospedale della Marina, dimostrando una visione straordinariamente precorritrice delle attuali norme di igiene e medicina preventiva.

In questi anni il medico decise di riprendere i suoi studi sugli antibiotici, ma, purtroppo, il 7 gennaio del 1915 venne stroncato da un infarto.

Una lapide commemorativa nel suo paese natale, Sepino, in provincia di Campobasso recita:

Primo nella scienza postumo nella fama.

Dopo la sua morte l’inglese Fleming venne a conoscenza dei suoi studi e nacque la penicillina.

Ai suoi studi sulle muffe è dedicato il documentario del 2010 ‘Vincenzo Tiberio, l’uomo che scoprì gli antibiotici’, sceneggiatura e regia di Claudio Rossi Massimi.

Nel 2014 l’Università degli Studi del Molise gli ha intitolato il Dipartimento di Medicina e Scienze della Salute.

Il 28 ottobre 2022 presso la sala convegni dell’Accademia dell’Alto Mare, nella base navale di via Acton, gli è stata intitolata l’infermeria della Marina Militare di Napoli; l’inaugurazione ha visto l’apposizione di una targa del 1961, già affissa nell’Ospedale della Reale Armata di Mare di Piedigrotta.

Targa a Vincenzo Tiberio - ph Marina Militare
Targa a Vincenzo Tiberio – ph Marina Militare

Naturalmente nessuno vuole sminuire il lavoro di Fleming e le tante vite salvate grazie alla penicillina, tuttavia un riconoscimento della comunità scientifica a Vincenzo Tiberio sarebbe doveroso, oltre all’intitolazione di una strada o una piazza nella città di Napoli.

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Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.