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Slow Food Italia su caporalato e morte di Satnam Singh

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Nappini: Il caporalato è la prevedibile conseguenza di un sistema che produce schiavitù, sfruttamento e morte in nome del profitto

Riceviamo e pubblichiamo.

Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia, afferma:

La morte di Satnam Singh è solo l’ultima atroce tragedia, conseguenza di un sistema che produce schiavitù, sfruttamento e morte, insieme alla narrazione che lo sostiene in nome del profitto, che chiede di massimizzare la produzione al minor costo possibile, e del consumo.

Noi crediamo sia urgente essere onesti e mettere in discussione questo paradigma, perché se non lo contrastiamo, accettiamo lo sfruttamento degli esseri umani, degli animali, delle risorse naturali da parte dei grandi gruppi economici.

Accettiamo lo spreco e la fame. Accettiamo il degrado ambientale e sociale a cui siamo arrivati.

Abbiamo visto la piaga dei prezzi al ribasso dietro alla morte di Singh. I dati confermano che lo sfruttamento detta legge nell’agricoltura italiana: nel 2023, nelle 222 ispezioni condotte dall’agenzia governativa nel Lazio, il tasso di irregolarità rilevato è pari al 64,5%, con 608 casi di caporalato accertati.

I grandi assenti sono le catene di distribuzione, i grandi supermercati, la Gdo che vendono a prezzi irrisori e determinando i parametri del mercato. Prezzi sempre più bassi per andare incontro alle esigenze dei consumatori. Ma davvero?

In realtà, i prezzi al consumo per i lavoratori dipendenti, dal 2015 al 2024, sono aumentati del 58,9%, con in primo piano il comparto alimentare. Lo stato del Largo Consumo in Italia di NielsenIQ evidenzia come la GDO abbia registrato un fatturato di 9,9 miliardi di euro a dicembre 2023, valore cresciuto del 4,3% in un anno.

Dal 2021 la Direzione antimafia di Milano ha eseguito sequestri per più di mezzo miliardo di euro per frodi fiscali: coinvolte importanti società operanti nella GDO, come Esselunga, Carrefour Italia e Lidl, oltre ad aziende che operano nel campo della logistica.

Per la Procura :

è sufficiente sostituire ‘manodopera meridionale’ con ‘lavoratori extracomunitari’ e si toccherà con mano un fenomeno di sfruttamento che va avanti da anni e che coinvolge lavoratori in condizioni di fragilità.

Un sistema che avvantaggia la GDO e l’industria agroalimentare, non i cittadini. Non i contadini.

Nappini conclude:

Da tempo evidenziamo i paradossi di un sistema alimentare basato sul profitto e che tollera l’iniquità.

Servono impegni concreti sul piano normativo, serve una mobilitazione popolare a fianco dei lavoratori sfruttati, serve una cultura nuova che restituisca valore al cibo e alla vita stessa.

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