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Viaggiare e cambiare luogo infonde nuovo vigore alla mente.
Seneca


Viaggiare è un’esperienza che ci porta a vedere e conoscere il mondo reale e a cui sono stati attribuiti nel corso del tempo innumerevoli significati. Anche oggi il viaggio viene vissuto e interpretato in modi completamente diversi.

La tendenza a viaggiare è una caratteristica dell’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra. È un modo di cambiare, una trasformazione che avviene attraverso la visione di nuovi luoghi e il contatto con persone e culture diverse. Può essere una maniera per migliorare la propria esistenza e posizione sociale, a volte è una fuga o la ricerca della libertà.

Nell’era di Internet, delle comunicazioni rapide, del turismo low cost, della più veloce tecnologia audio e video, quando il mondo, tutto il mondo, sembra a una manciata di minuti da noi, pronto a essere guardato, toccato e mangiato; in mezzo alla folla, armata di fotocamere per catturare nient’altro che uno scatto di cartoline già viste, calzata con scarpe comode per camminare lì dove non può non aver camminato, e pesante di souvenir riportati a casa come trofei, giunge, inaspettata, una domanda.

Esiste ancora il viaggio?

E che cos’è il viaggio?

Una presa di coscienza dell’altro, un’alterità che ci interpella e ci costringe al confronto, un’esperienza che non è possibile senza una frattura, un distacco da noi stessi.

Viaggiare non è mai stato così facile come oggi, eppure, raramente, ci si interroga sul suo valore. Spesso il viaggio si riduce a un semplice spostamento, a una dislocazione dei consumi e può indicare tanto una vacanza organizzata quanto gli spostamenti dei migranti.

Il desiderio di viaggiare non è innato, come dimostra l’odofobia, una paura che in molti hanno sviluppato, quella di abbandonare la propria zona di comfort. Addentrarsi alla scoperta di luoghi sconosciuti e fuori dal proprio controllo, talvolta, può generare ansia, stress e preoccupazione.

Infatti, prendere un treno o un aereo verso destinazioni sconosciute potrebbe far scaturire ansia e paura nella mente umana, rendendo il viaggio tutto fuorché un divertimento.

Tale fobia, che rientra nei disturbi d’ansia, può essere affrontata grazie a percorsi terapeutici o tecniche di rilassamento e respirazione. Se da un lato c’è chi ha paura di lasciare casa sua, dall’altro c’è chi teme proprio organizzare un viaggio.

Se il significato può essere più o meno chiaro, non è immediato sapere quale possa essere l’inventore del termine notriphobia, che, per certi versi, potrebbe sembrare anche una semplice trovata commerciale. La parola è la fusione della frase inglese no trip, ovvero ‘nessun viaggio’, e il termine di derivazione greca phobia, che indica, appunto, la paura. La notriphobia è la paura di non avere programmati futuri viaggi. Il vocabolo è una combinazione di tre parole: no-trip-phobia.

Fondamentalmente, si riferisce ai viaggiatori che si preoccupano di non avere già pianificato un viaggio, una destinazione da raggiungere con dettagli come il momento e il trasporto.

Secondo un sondaggio di PiratinViaggio, il 40% degli italiani sperimenta questa paura, anche se molti potrebbero non esserne nemmeno consapevoli.

Per il 60% dei partecipanti, viaggiare è una priorità, che permette di distendersi dallo stress dell’anno. Non sorprende che l’arrivo della notriphobia coincida spesso con l’inizio della stagione estiva, quando molti italiani prendono le ferie ed esplorano il mondo.

Purtroppo, fattori come i crescenti rincari possono impedire alle persone di pianificare viaggi, portando a questa paura. I più giovani, in particolare la generazione Z, nata tra il 1997 e il 2012, sembra soffrire maggiormente di notriphobia, con il 53% dei partecipanti al sondaggio appartenenti a questa fascia d’età.

Così, mentre l’87% dei connazionali si prepara a partire tra giugno e settembre, il 38% in agosto, nel 40% dei casi per una settimana, c’è chi teme di veder sfumare le vacanze per la mancata prenotazione: il 40%, che sale al 53%, per l’appunto, nella generazione Z.

Sono quindi i giovani nati tra il 1995 e il 2010 i più notriphobici, forse perché, come evidenzia il sondaggio, amano viaggiare e, per loro, la mancata partenza è quindi fonte di ansia, mentre già la prenotazione stessa rasserena.

Per non sbagliarsi, gli italiani prenotano allora 3 mesi prima della partenza, mentre 1 su 3 lo fa addirittura 3 – 6 mesi prima: sono i baby boomer, i nati tra il 1946 e il 1964.

Il last minute, invece, è poco amato; solo il 6% degli intervistati. Quindi, se ti senti ansioso per non avere programmati viaggi, sappi che non sei solo!

La notriphobia può essere affrontata con alcune strategie e cambiamenti di prospettiva. Qualcuno suggerisce che per superarla serva una forte capacità di visualizzare il futuro: immaginando le tue future destinazioni, fantasticando le esperienze e pianificando mentalmente i dettagli. Questo può aiutare a sentirsi più ottimista riguardo ai viaggi futuri.

O pianificando piccoli viaggi: anche se non ne hai un grande in programma, programma piccole gite o escursioni. Questi possono essere weekend fuori città o semplici passeggiate nella natura. L’importante è avere qualcosa da attendere.

Esplorando la tua zona: scoprendo luoghi nuovi nella tua stessa città o regione. Spesso ci sono tesori nascosti proprio sotto il nostro naso. Perlustrare il tuo territorio può essere altrettanto gratificante di intraprendere un viaggio lontano. Coltivando interessi locali: partecipando a eventi culturali, mostre d’arte, concerti o festival nelle vicinanze.

Questi possono darti la sensazione di essere in viaggio anche senza spostarti molto. Connettendo il proprio io con altri viaggiatori: unendosi a gruppi di turisti online o partecipando a incontri di appassionati. La condivisione con storie e piani con altre persone può alimentare la tua passione per l’esplorazione.

Alla fine, i viaggi non sono tutto: anche se questi sono meravigliosi, la vita quotidiana ha altrettante opportunità di gioia e crescita. Bisogna imparare a concentrarsi su altre passioni e interessi che ci rendono felice. Magari rivedendo i propri obiettivi finanziari: se i costi sono un ostacolo, va pianificato il proprio budget e risparmiando specificamente per le avventure future.

Avere un piano finanziario può ridurre l’ansia riguardo ai viaggi e le opportunità possono presentarsi all’improvviso. Per questo serve restare aperti a cambiamenti e nuove avventure, anche se non sono pianificate.

Il viaggio ha il potere di aprire gli orizzonti non solo fisici ma anche culturali dell’individuo, di permettergli di instaurare rapporti nuovi con quanto visto, di modificare la sua prospettiva sul mondo, di conoscere e capire; di cambiare, cioè, le sue aspettative, il bagaglio di conoscenze con cui era partito.

Il viaggio ha un forte ritorno causativo sui viaggiatori, ma anche sulla cultura che ne ha originato senso e modo attraverso la struttura – spazio, tempo e le tre fasi, i tre termini: partenza, transito, arrivo – e, quindi, su quel tipo di percezione che abbiamo chiamato culturale.

Esso è il motore stesso della storia umana grazie al suo potere di plasmare e definire persone, società, confini geografici, politici o culturali. Qualcuno attribuisce al viaggiare un forte valore allegorico, che diventa paradigma di ogni movimento, effettivo o simbolico poiché è un’esperienza essenzialmente e intrinsecamente umana, fin da quando il bambino acquisisce la locomozione nella prima infanzia.

Il viaggio è un giardino di simboli con cui si esprimono transizioni e trasformazioni di ogni genere, terreno comune di metafore, perché familiare a tutti gli esseri umani che si muovono, come lo è l’esperienza del corpo, del vento o della terra: ecco che il suo potere simbolico, di cui si era scritto prima, risiede nell’universalità dell’esperienza del movimento di cui il viaggio è espressione, messa in atto culturalmente e spazio – temporalmente situata.

Perché, alla fine, il viaggio, infatti, nelle sue fasi, partenza, percorso e arrivo, rende l’idea della ciclicità della vita e del suo dinamismo. È, quindi, un’esperienza interiore dell’individuo che richiama la circolarità della vita: la nascita, l’adolescenza, la fase adulta e la morte.

Per questo possiamo anche non avere piani per il futuro, ma la paura non è ammessa, e, se lo è, rientra nel grande piano della nostra vita. Fa parte del suo gioco, del suo viaggio.

La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte.
Omar Khayyam

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.