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Esoterismo culinario

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Esoterismo culinario


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Lo scopo è tentare di guardare l’ambiente gastronomico e le vivande con occhi un po’ diversi.
Iniziamo con gli strumenti.

Ad esempio Guanti e Grembiule, simboli del Lavoro nel Tempio, riportano anche al lavoro pratico in cucina, direi perfino per scopi concettuali simili.

Il Regolo è simbolo di misura ed è sicuramente fondamentale concetto anche in gastronomia per regolare appropriatamente tempi, forze e dosaggi degli ingredienti, al pari della bilancia, che deriva dal termine latino libella, che, inevitabilmente, richiama la Livella.

Credo che ci siano molte altre simbologie associabili, ma lascio al lettore edotto le altre eventuali.

Continuando con gli strumenti, come i 3 maglietti, cucchiai e mestoli ideali in cucina dovrebbero essere fatti dello stesso legno, cioè di ulivo o, meglio, di bosso, poiché non reagiscono chimicamente con i prodotti in cui vengono immersi, sono ottimi isolanti e sono anche di semplice pulizia.

Sperimentare in cucinare ha una fortissima assonanza con il Lavoro operativo; la manualità artigiana che sta all’origine del concetto di Costruzione ha una corrispondenza col cucinare, attività che mi stimola il pensare lento e profondo.

In queste pratiche è possibile scorgere molte virtù umane ed emozioni come è possibile sviluppare creatività, sensibilità, fantasia, improvvisazione, intelligenza.

Amalgamando i quattro componenti fondamentali – terra, aria, acqua e fuoco  e, attraverso curiosità e conoscenza si trova un’armonia.

Trasformare, quindi, gli elementi in qualcosa di diverso e mediante le corrispondenti quattro forze – freddo, secco, umido, caldo -, con le quali vengono classificati e poi abbinati i cibi, è come partire dalla natura e tendere sempre più alla perfezione.

Dunque, realizzare i giusti equilibri, dove ogni ingrediente ha la propria funzione e posizione, per raggiungere l’equilibrio migliore possibile.

Armonia ed equilibrio portano, inesorabilmente, anche verso la Bellezza.

La bellezza della presentazione del piatto, la disposizione del cibo, che poi è una componente della sua bontà e dell’apprezzamento del commensale.

Anche l’occhio vuole la sua parte!
Insomma, con l’azione della Forza di volontà, l’Uomo è alla ricerca costante dell’Armonia, verso la Bellezza e, avvicinandosi alla perfezione, genera Saggezza! E credo che l’Uomo possa esprimerlo in ogni sua attività.

Pertanto, non solo come professione culinaria, ma per me anche scienza esoterica, mezzo di speculazione e percorso di crescita e miglioramento personale.

La magia alchemica gastronomica è espressione di connubio tra cibo crudo, femminile – lunare -, in quanto natura, e il cotto, maschile – solare -, in quanto cultura – Rebis.

Ad esempio, è possibile citare il mistero alchemico di trasmutazione che vede il vino dall’uva o il pane dal grano, prodotti che saranno trattati in un prossimo articolo, non a caso entrambi simboli iniziatici importantissimi.

E allora possiamo chiederci: perché non il sangue dal cibo che ingeriamo?

La preparazione del cibo utilizza un metodo ed è un rito antico e la gastronomia è un’importante manifestazione del sapere, con ricette come rituali, per la continuità di memoria – vedi le celebrazioni ad esempio – e, quindi, di Tradizione che si tramanda, basata su regole antiche, altro parallelo interessante per chi ha il giusto orientamento, tant’è che, originariamente, i cuochi erano denominati i maestri del fuoco, al pari degli alchimisti, i filosofi del fuoco.

Peraltro, fin dalle sue origini, la cucina ha assunto caratteri divini e magici: in greco cuoco si dice appunto mageiros, come sacerdote.

Un piatto, in fondo, non è forse un simbolo che di fatto porta in sé tutta la Saggezza e tutta la magia di arcaiche conoscenze superiori di antichi maestri?

Le ricette sono certamente il risultato di lunghi ed approfonditi studi e di riti antichi con gesti compiuti all’infinito e, quindi, sempre più perfezionati, espressione di gusti e di culture millenarie.

Maestri che, nei secoli, hanno appreso competenze per contrapporre e congiungere elementi grezzi e realizzare quell’alchimia che conferisce grandiosità, quel tocco di qualità che solo a quel grado si raggiunge dopo aver pazientemente sgrossato e levigato la Pietra Grezza.

La gastronomia non la vedo solo come compito domestico, ma una delle grandi arti, aggiungerei scientifica, di alto livello intellettuale, come percorso di conoscenza.

E conoscere e mangiare penso siano fatti dello stesso impasto, come svelano infinite metafore: divorare un libro, assimilare idee, digerire un concetto, masticare un po’ di latino, aver sete di sapere…

Nondimeno ravvedo delle corrispondenze tra preparare cibi e strutturare pensieri, attività che distinguono l’uomo dagli altri esseri viventi.

L’abilità di contrapporre, separare e congiungere elementi in un universo ordinato secondo leggi logiche e rituali precisi, dove influiscono, tra l’altro, il carattere personale e il proprio bagaglio culturale.

In entrambi riscopro i concetti di costruzione, accrescimento, trasformazione, riparazione, rinnovamento. Anche Platone, pur non avendo a simpatia i piaceri in generale, incluso quelli culinari, paragona la fame, il buco nello stomaco, all’ignoranza come vuoto dell’anima.

Il collegamento, poi, è anche fisico: mi viene in mente che, attraverso la bocca, esprimiamo i pensieri, ma con questa mangiamo pure e la nostra lingua serve a parlare, ma, parimenti, a degustare; è, dunque, luogo di passaggio dove si incrocia ciò che entra, cibo, con ciò che esce, parole.

Il cibo alimenta ciò che siamo allora?

Costruiamo alfabeti alimentari e cuciniamo parole anche: le diverse regionalità, ad esempio, si manifestano soprattutto per aspetti dialettali e alimentari, che procedono quasi sempre in parallelo.

Peraltro, la gastronomia ha relazioni molto strette con aspetti sfaccettati dell’umanità, che partono dall’antropologia e includono la sociologia, la storia…

In questa rubrica non è trascurabile che la volgarizzazione, in una cucina al buio, spesso limita all’atto animale del mangiare, relegando la funzione solo alla sazietà materiale o a soddisfare la gola, preferendo quantità a qualità, e non a nutrire la mente e, in qualche modo, anche lo spirito.

Anzi, proprio perché profanamente è andato scemando l’aspetto mistico, vorrei alimentare qui la fiamma della Luce che mostra anche per questo argomento Forza, Bellezza e Saggezza.

Capita spesso di sentire parlare di energie e, magari, di avvertirle anche, come una forza misteriosa alimentata in molti modi. Ogni cosa è espressione di energia, sta a noi coglierla: e la cucina non può essere considerata un mezzo per far giungere dal cuoco ai commensali la Forza di un’energia positiva, un alito di vita, un atto d’amore?

Personalmente mi alleno gaudente a trasmutare il cibo materiale in alimento anche spirituale, perché sono convinto che l’entusiasmo e la voglia appunto di compensare i propri ospiti lascerà sempre qualcosa d’invisibile, ma comunque percepibile ai più attenti e sensibili…

Cerco di dimostrare sempre ai miei invitati la condivisione come fine – giacché, in genere, non cucino mai solo per me stesso – e la mia soddisfazione di aver preparato qualcosa per loro, come dono d’amore.

D’altronde, abbiam già visto, qual è l’origine della parola agape.

Qui non è nemmeno possibile tralasciare che, per la buona riuscita del convivio, si presume né sontuoso né chiassoso, bisogna far sì che l’eleganza contribuisca, anche perché non bisogna inseguire lusso, opulenza e ostentazione, senza però impedirci di circondarci del necessario benessere e del gradevole ambiente che permette di godere di quei piacevoli momenti.

La tavola, quella sulla quale si degustano i risultati culinari, orizzontale e normalmente livellata perfettamente, la interpreto come simbolo di un universo intorno al quale ci si siede sullo stesso piano, tutti uguali e in equilibrio; in consonanza e col piacere di stare spensierati e liberi a scambiare idee e uniti per rafforzare i legami. In Eggregore.

Condividere il pasto è una lingua universale ed è sempre stato un atto delicato ed intimo, che sugella relazione, pace e amore.

Il complesso dei Simboli esotericamente genera un effetto che non è la loro sommatoria. Per la gastronomia immagino sia simile: gli ingredienti, come i simboli esoterici, hanno una molteplicità infinita di comprensioni e i risultati sono del tutto soggettivi; lo dimostra la quantità illimitata di pietanze diverse sparse nel mondo.

Credo di aver percorso fin qui un tracciato per dire che, infine, la cucina, per me, è uno spazio esoterico, che favorisce concentrazione introspettiva e meditazione perfino; e che il cibo è fonte di vita e, nel mio particolare modo di concepirla, l’arte culinaria è anche mezzo per comprendere che la nutrizione deve accendere nell’Uomo una consapevolezza dell’Essere, che dovrebbe realizzare, così, un rapporto armonico con sé stesso, con la Natura e con l’eterna fonte di Energia del Creato.

Ma, in realtà, il mistero non va spiegato, ma com|preso.

L’Uomo per intuire la Vita nella sua totale ed infinita grandezza dovrebbe concepire la sua relazione con la sorgente infinita di vita e cioè che è un ex-seme diventato albero e ricordare che nessuna pianta conserva il seme che l’ha germinata, come nessun animale porta con sé il suo uovo o le altre tracce della sua nascita.

Prendo l’arte Gastronomica, con la G maiuscola, come uno strumento di rivelazione, una lente speciale per conoscere e tentare di intravedere aspetti invisibili della vita e del cosmo, perché credo che, se eseguita con acutezza, si può arrivare al fatto che, in realtà, ciò che dovrebbe cuocere simbolicamente è l’Uomo stesso, nel suo insieme di corpo, mente e spirito.

Il percorso dove ci porterà?

Stay tuned! Restate sintonizzati e direi anche sincronizzati!

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Autore Investigatore Culinario

Investigatore Culinario. Ingegnere dedito da trent'anni alle investigazioni private e all’intelligence, da sempre amante della lettura, che si diletta talvolta a scrivere. Attratto dall'esoterismo e dai significati nascosti, ha una spiccata passione anche per la cucina e, nel corso di molti anni, ha fatto una profonda ricerca per rintracciare qualità nelle materie prime e nei prodotti, andando a scoprire anche persone e luoghi laddove potesse essere riscontrata quella genuina passione e poter degustare bontà e ingegni culinari.