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Le famiglie vulnerabili

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A seguito della risoluzione 44/82 del 9 dicembre 1989, in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato l’Anno Internazionale della Famiglia, nel 1993 è stata istituita la Giornata Internazionale della Famiglia, che si celebra ogni 15 maggio per diffondere una maggiore consapevolezza a livello globale in merito ai processi sociali, economici e demografici che coinvolgono le famiglie nel mondo.

Pensare alla famiglia di oggi significa riferirsi ad un ‘qualcosa’ di profondamente diverso rispetto al passato. Quando si parla di famiglia l’immagine che prende forma nella nostra mente è quella di una coppia di genitori felici e sorridenti, che tengono per mano uno o più figli.

Ah quanto era bella la pubblicità di una azienda di merendine e biscotti, come ci illudeva…

Le rappresentazioni possono essere tante e soggettive ma di certo la famiglia è un concetto dal significato condiviso che, però, può anche dividere fortemente. Negli ultimi decenni le famiglie sono molto cambiate, sia nella loro struttura che nelle loro caratteristiche relazionali.

Rispetto alla struttura, la configurazione classica, detta ‘nucleare normo-costituita’, con un padre ed una madre sposati, conviventi e con dei figli, non rappresenta più la maggioranza numerica: oggi si crea una famiglia non solo e non per forza all’interno di un progetto di coppia eterosessuale e molte sono le possibili alternative, sempre più accettate socialmente.

In passato, in una famiglia cosiddetta rispettabile vi erano due regole fondamentali: i rapporti consentiti solo tra coniugi e il matrimonio considerato un’unione per la vita.

Insomma, possiamo dire che c’era una volta la «famiglia al singolare», centrata sull’autorità e il potere del padre nei confronti dei figli e della moglie; «precettata» a un buon funzionamento, almeno «agli occhi della gente», qualunque fosse il prezzo da pagare, da parte dei soggetti più deboli; valorizzata a parole con grande enfasi e retorica, ma abbandonata a se stessa in quanto a supporti, incentivi e servizi.

Alla realizzazione esistenziale dei suoi componenti, non parliamo della loro felicità, ai sentimenti che provavano gli uni per gli altri, alle modalità relazionali e comunicative che si attivavano nella quotidianità veniva attribuita scarsa importanza, mentre si sottolineava come prioritario e di massimo rilievo il ruolo della famiglia nel formare le nuove generazioni per la Patria, la Religione, la Famiglia, ovvero per i Valori che la cultura di quella società indicava come assoluti e indiscutibili, in quanto funzionali al suo assetto e alla sua omeostasi.

Si trattava di una famiglia stabile come istituzione, che, il più delle volte, offriva un’immagine, all’esterno, di serenità e di equilibrio, ma che, di frequente, custodiva al suo interno i drammi quotidiani che tanta letteratura e tanto teatro, tanti film e autobiografie, oltre alle narrazioni degli storici, ci hanno permesso di conoscere.

Certamente ci saranno stati casi, speriamo numerosi, di reale «buon funzionamento» di coppie e di famiglie, ma non perché quel modello di organizzazione o il complessivo atteggiamento del contesto li favorisse o li preparasse, dunque, non in termini di ripetitività e di trasferibilità educativa.

Ai tempi d’oggi sia l’una che l’altra ‘regola’ sono andate via via perdendo valore, come la famiglia di per sé. Si nota, infatti, come le persone abbiano già figli prima del matrimonio o, addirittura, come una coppia sposata si separi così facilmente dopo pochi anni.

Questo perché succede?

Perché la famiglia non assume più, per gran parte delle persone un significato tra quelli che dovrebbero essere di primaria importanza. Il lavoro, il denaro, i divertimenti, fanno sì che ci si dedichi di meno al nucleo familiare.

Questo è anche alla base del problema del numero dei figli. Molte coppie decidono di non voler avere figli e questo, secondo la mia opinione, perché c’è un crollo di responsabilità da parte dei genitori. Avere figli comporta, per l’appunto, una grande responsabilità e maturità e oggigiorno si preferisce ‘rinviare’ la cosa.

Di questi tempi, chi volesse fotografare la famiglia italiana, riscontrerebbe innanzitutto che l’immagine registra non più la famiglia al singolare, ma una pluralità di famiglie, fra cui quelle monoparentali, ricostituite, allargate e che sullo sfondo della foto si affacciano «coppie di fatto», etero o omosessuali, che rivendicano il loro diritto a un riconoscimento, giuridico, sociale e culturale, come altrettanti nuclei familiari.

C’è chi individua in questi ultimi aspetti l’espressione di una preoccupante problematicità e chi li indica come una minaccia per l’istituzione familiare di oggi; eppure, soggetti adulti legati da vincoli affettivi che intendono convivere stabilmente, ricevendo un civile riconoscimento da parte della comunità in cui sono inseriti, non dovrebbero risultare preoccupanti, tanto meno minacciosi, se non per chi privilegia l’ordine, la regola, la normalità come valori assoluti nella loro astrattezza, ignorando e rimuovendo i valori che richiamano alla comprensione amorevole degli altri e al rispetto delle loro differenze.

Oggi come oggi, la coppia assume le stesse responsabilità fuori e dentro la famiglia, occupandosi dei figli, della gestione domestica e del proprio lavoro con ruoli che diventano interscambiabili.

Questa nuova uguaglianza ha rotto i vecchi equilibri tra uomo e donna, costringendo a ripartire equamente le responsabilità e i doveri tra i due partner, che, a volte, incontrano difficoltà nell’occuparsi della crescita dei figli, considerando quanto tempo occupa l’ambito lavorativo in vista di una crescita economica. La famiglia moderna si allarga, consentendo l’entrata nel nucleo sia dei parenti prossimi che di nuove figure genitoriali.

La famiglia oggi non è né più né meno perfetta di quella di una volta: è diversa, perché le circostanze sono diverse.
Émile Durkheim

Lo abbiamo scritto sopra, le famiglie in tutto il mondo stanno cambiando, molte diventano più piccole, con l’aumentare del numero di quelle monoparentali.

Attualmente, il 65% di tutte le famiglie è composto da coppie che convivono con figli di qualsiasi età o da coppie che convivono con entrambi i bambini e da membri della famiglia allargata, come i nonni. La diminuzione del numero di famiglie allargate e il crescente numero di famiglie monoparentali mettono in risalto il tema della protezione sociale.

Non ultimo, le famiglie senza tetto sono in aumento: in alcuni paesi europei, ha superato costantemente il 20% della popolazione totale dei senzatetto.

Molti Paesi, nelle proprie leggi fondamentali, mettono al centro della società la famiglia, dedicandole alcuni articoli importanti e densi di grandi obiettivi morali e sostanziali ma, tuttavia, in un gran numero di essi le famiglie si trovano spesso abbandonate a se stesse in pessime condizioni economiche, culturali, sanitarie, lavorative e sotto molti altri aspetti.

Ad esempio, l’art. 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani sancisce che uomini e donne, in età adatta, hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all’atto del suo scioglimento.

È indubbio, quindi, che i connotati delle famiglie di oggi siano riconducibili, per molti versi, alle donne, ai loro cambiamenti, alle battaglie per i loro diritti, alla loro conquista di una coscienza di genere, alla possibilità di lavorare anche fuori casa, alla difficoltà di lavorare «anche» fuori casa.

Sono loro che rivendicano un senso al vivere insieme – da sposati o non – e lo cercano nella qualità delle relazioni, nei sentimenti, nella parità e conseguente mobilità dei ruoli, nel reciproco e sono prevalentemente loro che, in mancanza di queste condizioni, non accettano più, come in passato, di salvare le apparenze.

Anche a costo di sacrifici e di sofferenze enormi, scelgono di separarsi da mariti e compagni che mortificano la loro progettualità e realizzazione esistenziale; o meglio, a volte scelgono, altre volte sceglierebbero, se mariti e compagni lo permettessero.

Sono lontani i tempi in cui, nella famiglia, gli uomini regnavano sovrani ed esercitavano il loro potere, pressoché illimitato, come padri, oltre che come mariti; successivamente, a partire dalla metà del secolo scorso, hanno cominciato a ricoprire un ruolo genitoriale, di sostegno economico e di rapporto con il mondo esterno, accanto a quello esercitato dalla madre, in direzione prevalentemente affettiva e di cura.

Non riconoscere certe criticità renderebbe, però, il quadro non coerente e dinamico. Tra le principali difficoltà nell’esercizio della genitorialità vi sono le fasi di transizione legate all’eventuale insorgere di crisi della coppia, separazione/divorzio, perdita del lavoro, problematiche legate all’adolescenza dei figli, difficoltà economica, il carico assistenziale del nucleo famigliare nelle situazioni di disabilità o patologie dei figli un impegno sempre più elevato nei compiti di cura.

Spesso, le scarse reti di supporto sociali e familiari fanno emergere situazioni di rischio di isolamento sociale e di deprivazione sia del nucleo familiare sia dei figli. Il tema della vulnerabilità familiare richiama, inoltre, il fenomeno della negligenza e trascuratezza più o meno grave ,che può generare una carenza significativa o assenze di risposte adeguate allo sviluppo di un bambino.

È riconosciuto scientificamente che all’origine della negligenza vi è una disfunzionalità nelle relazioni tra genitori e figli, o tra chi svolge le funzioni genitoriali, e scarse o problematiche relazioni tra le famiglie e il mondo relazionale esterno.

Le famiglie e le relazioni che in esse si instaurano, sono l’elemento determinante nella crescita dei bambini soprattutto nei primi anni di vita ed è proprio in rapporto a quello che le famiglie sono o non sono in grado di dare che si strutturano in fasi molto precoci diseguaglianze di competenze fondamentali.

Un giorno farai per me cose che non avresti mai voluto fare. Questo è ciò che significa essere una famiglia.
Jonathan Safran Foer 

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.