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Bullismo, cyberbullismo e preadolescenti

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cyberbullismo


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Definire il bullismo non è compito semplice come potrebbe apparire a prima vista.

È un fenomeno che si manifesta in molteplici forme, tutte accomunate da una medesima intenzionalità nefasta, e della quale, spesso, sfugge l’aspetto essenziale, che configura reato e le pene previste dalle nostre normative non sono proprio bassissime.

Si tratta, comunque, di un insieme di atti persistenti e ruoli ben definiti di dominanza e sottomissione, volti ad infliggere danni sia psicologici che fisici a uno o più individui.

Le sue manifestazioni sono variegate, dall’aggressione fisica e verbale diretta all’ingegnosa aggressione relazionale, spesso orchestrata attraverso intermediari.

In questo già complesso quadro, l’avvento del cyberspazio ha gettato una nuova luce sul vecchio fenomeno del bullismo, portandolo al centro di una realtà digitale sempre più pervasiva.

Il cyberbullismo, come lo definiamo oggi, si distingue non solo per la sua natura tecnologica, ma anche per la sua duplice essenza.

Da un lato, sono gli strumenti digitali a fungere da arma, dall’altro, sono i luoghi virtuali di socializzazione a diventare il palcoscenico di questa crudele forma di prevaricazione.

In sintesi? L’arma per commettere atti di cyberbullismo è in mano degli aggressori e nelle tasche delle vittime ventiquattr’ore al giorno. Considerata anche l’assoluta assuefazione degli strumenti digitali da parte dei giovani, se non vera e propria dipendenza, ecco che si inizia ad avere un quadro chiaro della portata e degli effetti di questo fenomeno che, non dimentichiamo, ha determinato anche alcuni casi di suicidio.

Internet e i dispositivi elettronici si ergono, così, come nuovi complici nella perpetrazione del bullismo. Il loro potere di connessione, apparentemente innocuo, si trasforma in uno strumento di distruzione quando impiegato con malizia.

Il riferimento alla tecnologia è imprescindibile per comprendere appieno il fenomeno, ma non è esaustivo. Il cyberbullismo, infatti, è molto più di una semplice conseguenza della nostra dipendenza digitale; è un riflesso distorto della nostra società, in cui le barriere tra mondo reale e virtuale si assottigliano sempre di più.

In corrispondenza del periodo evolutivo della preadolescenza, si osserva, spesso, un picco di frequenza degli episodi di bullismo. Non solo la cronaca fornisce costantemente episodi anche aberranti all’interno delle scuole.

Secondo alcune rilevazioni sulla popolazione italiana, i preadolescenti risultano essere maggiormente e sistematicamente coinvolti dal fenomeno rispetto agli adolescenti.

Pertanto, il segmento evolutivo della preadolescenza si pone come momento di osservazione privilegiato, caratterizzato da due aspetti distinti: la frequente presenza di diverse forme di prevaricazione tradizionale e la transizione graduale verso forme prevaricatrici virtuali ed elettroniche, tipiche del cyberbullismo.

Anche se la preadolescenza non è teorizzata in modo univoco, è comunemente considerata una fase evolutiva di transizione verso l’adolescenza, che coinvolge soggetti tra i dieci e i quattordici anni.

La specificità di questa fase è principalmente legata al fatto che si tratta di un periodo di sviluppo contraddistinto da numerosi cambiamenti che avvengono nell’individuo quando egli non è ancora pienamente in grado di affrontarli ed elaborarli a livello psicologico.

In sintesi, questo quadro abbastanza a fosche tinte, ha come protagonisti, grazie anche alla pervasività dei social e di app dove la violenza è alla base di quello che vorrebbe essere un gioco, ragazzi nella piena fase della loro formazione e con una facile propensione all’emulazione di comportamenti di cui non riescono a comprendere il disvalore.

Da qui, anche, la scarsa propensione delle vittime a denunciare gli abusi che subiscono.

Il bullismo, sotto qualsiasi forma si manifesti, rimane un grave problema sociale, che richiede un impegno collettivo non semplice, in quanto, come detto, i giovani vivono connessi e attaccati agli strumenti digitali, che sono lo strumento ideale per commettere e subire atti di prevaricazione.

Consapevolezza, empatia e l’azione congiunta scuola famiglia potrebbero arginare il fenomeno, ma è intuitivo come sia una strada non semplice.

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Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.