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Economia del digitale? Meno umana e non partecipativa

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Economia del digitale


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La rivoluzione industriale alla fine del Settecento ha avuto inizio e si è sviluppata in contesti caratterizzati da vaste aree industriali, grandi capitali e un massiccio impiego di forza lavoro umana, anche con forme di sfruttamento.

Viceversa, la rivoluzione digitale ha avuto origine in ambienti molto diversi: i suoi primi passi significativi sono stati compiuti nei garage di casa e nelle stanze dei dormitori universitari.

Ciò è stato reso possibile dalla natura decentralizzata e accessibile delle tecnologie  ICT, che hanno permesso ad individui creativi e innovatori di sperimentare e sviluppare nuove idee, con mezzi relativamente limitati. E spesso da soli.

Inoltre, questa differenza negli ambienti di sviluppo riflette anche una variazione più ampia nell’approccio all’innovazione.

Mentre l’industrializzazione era spesso guidata da imprenditori, la rivoluzione digitale ha visto la partecipazione di soggetti appassionati e di talento, operanti, il più delle volte, in modo indipendente o in piccoli gruppi: l’era delle start-up si caratterizza anche per questo.

Probabilmente, ha contribuito ad una maggiore democratizzazione dell’innovazione e alla diffusione di nuove idee e tecniche in una gamma più ampia di settori e comunità, ma è stato perso l’aspetto collettivo della partecipazione.

Nell’epoca del digitale, le tecnologie avanzate stanno trasformando rapidamente il panorama economico, portando una serie di cambiamenti senza precedenti, anche a livello umano e relazionale.

Invero, dietro le promesse di efficienza ed innovazione, si nascondono delle domande cruciali sulla circostanza se l’ascesa delle tecnologie digitali renderà l’economia sempre meno umana.

E non stiamo parlando solo degli aspetti legati all’ideazione e alla produzione.

Uno dei tratti distintivi dell’economia digitale è la disintermediazione nel mercato del lavoro. Piattaforme online e app mobili stanno rivoluzionando il modo in cui le persone cercano lavoro e trovano opportunità di reddito.

Tale tendenza può anche portare ad una diminuzione dei tradizionali rapporti interpersonali. Usare sempre più le piattaforme digitali per trovare un’occupazione, spesso senza interagire direttamente con datori di lavoro o colleghi può generare una riduzione del senso di comunità e di appartenenza, con conseguenti impatti sulla coesione sociale e sulla solidarietà economica.

In parallelo alla disintermediazione, l’automazione sta modificando radicalmente i processi produttivi in molte industrie. Le tecnologie avanzate come l’Intelligenza artificiale e la robotica stanno sostituendo sempre più il lavoro umano in una vasta gamma di settori, dall’industria manifatturiera ai servizi.

Sebbene ciò possa portare ad una maggiore efficienza e produttività, solleva anche preoccupazioni riguardo alla perdita di posti di lavoro e alla disuguaglianza economica.

In un’economia sempre più automatizzata, gli individui potrebbero sentirsi sempre più distanziati dai processi produttivi, con possibili conseguenze sulla loro identità e sul proprio senso di realizzazione personale.

E pensiamo anche a categorie di lavoratori sempre più rare e che corrono il rischio di scomparire quali, ad esempio, le cassiere del supermercato e gli impiegati di sportello; figure con cui era possibile instaurare dei legami.

L’economia digitale offre anche opportunità significative per la partecipazione e la costruzione di comunità resilienti e le tecnologie digitali possono essere utilizzate per favorire la collaborazione e la condivisione delle risorse, consentendo di creare reti di supporto e solidarietà.

Ma sta avvenendo o stiamo andando, troppo velocemente e senza rendercene conto, verso una spersonalizzazione e una perdita dei legami interpersonali?

Noi viviamo al contrario un periodo in cui le tecnologie si sviluppano indipendentemente dai rapporti sociali e quindi si legano direttamente al mondo del consumo, eliminando sempre più il passaggio attraverso i rapporti sociali di produzione
Alain Touraine

Secondo il sociologo e filosofo francese, le tecnologie moderne si sviluppano spesso in modo indipendente dai rapporti sociali e si legano direttamente al mondo del consumo, eliminando progressivamente la necessità di passare attraverso i rapporti sociali di produzione tradizionali.

Si tratta di una trasformazione significativa nella struttura sociale e nell’economia, con implicazioni profonde per la nostra comprensione della società contemporanea, che può condurre ad una situazione in cui le dinamiche di produzione e consumo non sono necessariamente partecipative nel senso tradizionale.

In altre parole, le tecnologie moderne possono favorire un modello economico in cui la produzione e il consumo sono disaccoppiati dai tradizionali rapporti sociali di produzione.

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Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.