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Il fronte Oriente – Occidente, e la storia continua…

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La specie umana vuole fare la guerra, combattere con i propri simili per vari motivi, per aggressione o difesa di qualcosa o qualcuno

Tra gli eventi storici ricorrenti le guerre dominano i testi che riportano gli accadimenti delle vicende umane.

Vuoi per quante ne siano state combattute nel mondo, vuoi per quanta morte e desolazione abbiano lasciato sul loro percorso.

Fenomeni collettivi di violenza armata fra gruppi organizzati, le guerre, alla fine dei conti, restituiscono un identico esito.

Che siano combattute tra Stati, o che si tratti di guerre civili, coloniali, di liberazione da oppressori, dittature, schiavitù, o forme organizzate alla destabilizzazione sociale quali il terrorismo, hanno tracciato solchi indelebili nella specie umana.

L’uomo pare fuori di senno quando perde il senso della misura che dovrebbe essergli innato per mantenere un solido equilibrio esistenziale con i propri simili, consapevole dell’importanza di vivere in armonia con ciò che ci circonda, appianare le divergenze, non trascendere dai limiti, alla ricerca di una stabile serenità.

Si fa invece ricorso alla guerra per risolvere controversie, conquistare territori, creare imperialismi e totalitarismi.

In ultima istanza, si consolida la contrapposizione aggressore – aggredito, creando instabilità che genera violenza.

L’elemento di contrasto è la realizzazione dei propri fini, che talvolta può rendere indefinibile chi sia l’aggressore o l’aggredito, ognuno osservando il proprio punto di vista.

Accade così che persino la storia prescinda da una stesura obiettiva, strettamente correlata al contesto epocale degli accadimenti, scevra da inquinanti revisionismi, introducendo ‘personalizzazioni’ per tendere a specifiche interpretazioni dei fattori determinanti.

La Storia è l’insegnamento aneddotico per eccellenza e, dal punto di vita didattico, è accettabile fondarne i fatti partendo dai personaggi che li hanno generati.

Ma i ritocchi dei significati sui quali sono basati compromettono il fine ultimo del suo magistero, che è proprio l’insegnamento della storia e non il raggiungimento di altri fini mediante esso, incidendo, pertanto, sul credo collettivo delle generazioni future, che saranno inconsapevolmente orientate verso distorte direzioni.

Ai giorni nostri si stendono pagine di storia che vedono il mondo diviso in due. Occidente e Oriente, compenetrati da reciproci fabbisogni commerciali e interessi finanziari, ambiscono alla conquista dei corrispettivi mercati.

L’invasione di uno straniero da parte di fronti opposti, come di fatto lo sono Oriente e Occidente, comporta il rafforzamento del potere di uno nei confronti dell’altro, ampliandone il dominio e creando una relazione di dipendenza del dominato rispetto al dominante.

Abbiamo sperimentato più volte quanto l’Italia dipenda dalle forniture petrolchimiche di altri Paesi, che, per qualsivoglia ragione, possono decidere di chiudere i rubinetti.

In questo caso noi siamo appiedati, al buio e al freddo, come accaduto nel 1973 per l’Austerity conseguente allo scoppio della guerra del Kippur fra stati arabi e Israele. Allora l’OPEC, il ‘cartello’ degli esportatori di petrolio, decise l’embargo alla vendita di petrolio ai Paesi occidentali che sostenevano Israele.

Oppure, con la drastica riduzione delle forniture di gas naturale dalla Russia conseguente al conflitto con l’Ucraina, che conducono ad un calo delle attività economiche e ad una forte crescita dei prezzi energetici.

Dall’estremo oriente, la Cina attua la logica dell’espansionismo, conquistando una buona fetta di mercati africani.

Riporta un’agenzia AGI di maggio 2023:

Il commercio tra Cina e Africa ha raggiunto i 94,4 miliardi di dollari nei primi quattro mesi del 2023, con un aumento dell’8,9% rispetto allo stesso periodo del 2022, secondo i dati diffusi dall’Amministrazione generale delle dogane cinesi.

Ciò che distingue la Cina verso la conquista dei mercati africani è il trattamento rivolto anche al più piccolo paese africano senza distinzione di governance, leadership, dimensioni, opportunità economiche.

La seconda economia mondiale non scherza neppure in Italia, acquisendo da tempo, e non per rivenderle, le maggiori industrie che sono state un fiore all’occhiello del boom economico e non solo.

Un po’ tutti fanno shopping di aziende italiane, senza esclusione di colpi verso qualsiasi settore, dal Food al Lusso, dall’industria alla cantieristica e nel mondo dello sport.

Forse in Europa è proprio l’Italia il Paese più gettonato, possibile sintomo di debolezza imprenditoriale, eccessiva esposizione finanziaria e pressione fiscale, che solo le grandi multinazionali riescono a reggere con consistenti piani finanziari a medio – lungo termine tali da rendere accattivante il ritorno dell’investimento e con successivi ottimi ricavi.

È evidente quanto l’espansione orientale stia muovendosi verso 2 continenti, Europa e Africa, marciando a suon di acquisizioni a botte di miliardi.

Nel mercato globale, Oriente e Occidente si fronteggiano con strumenti economico – finanziari e chi prevarrà avrà il maggior controllo e potere.

Non si tratta di una guerra nel senso proprio del temine. Ma certamente è una conquista di territori sul campo commerciale tale da procurare l’espansione del dominio sino alla costituzione di un impero geografico a sfondo finanziario.

Le evoluzioni belliche con interventi militari, che, purtroppo, insanguinano una parte rilevante dell’umanità, alimentano il rischio di degenerazione allargata.

Massivi gruppi armati organizzati generano violenti fenomeni collettivi i quali, come accade ordinariamente nelle guerre, ricadono sulle popolazioni che subiscono non solo la violenza delle armi da fuoco e delle esplosioni provocate da missili e droni a carica distruttiva, ma anche fisica, senza esclusione di colpi propagati con stupri a donne e bambine, poi uccise dopo l’abuso sessuale.

Corpi esanimi abbandonati, che rilasciano il proprio sangue sulla madre terra, anime spente con il seme del male degli stupratori, che, dietro al simbolo della propria nazione, si abbandonano alla più bassa meschinità che il genere umano è in grado di profondere.

In nome di cosa si affermi il bisogno di violentare sessualmente durante le guerre non è dato di sapere.

Sono le accademie militari che insegnano tale ulteriore forma di violenza? Oppure è il singolo uomo che libera il peggio di sé stesso approfittando della totale libertà detenuta e concessa dalle circostanze belliche, abbandonandosi ad ogni recondita bassezza probabilmente insita sin dalla nascita, per lasciarla esplodere dietro allo stordimento delle sostanze stupefacenti elargite ai militari per infondere il coraggio delle proprie nefandezze, senza limiti, perché non è abbastanza fare saltare cervelli a colpi di mitra, prima di tutto viene l’abuso corporale?

Sta di fatto che, dalla fine della seconda guerra mondiale, mai come ora ci siamo avvicinati ad un aperto scontro militare sul fronte medio -orientale.

È di pochi giorni fa la notizia dall’agenzia ANSA che annuncia l’avvio dell’esercitazione ‘Steadfast Defender 2024’, il piano di difesa della NATO, che rafforzerà la struttura delle forze difensive del territorio dell’alleanza transatlantica, dimostrando l’unità nella salvaguardia dell’Europa in uno scenario configurato in risposta ad una minaccia militare proveniente dalla Russia:

È la più imponente esercitazione degli ultimi decenni, che coinvolge 90mila uomini, alla quale contribuiscono tutti i 31 Paesi alleati e la Svezia, non ancora parte dell’alleanza.

Secondo il Presidente del Comitato militare della NATO, l’Ammiraglio Rob Bauer:

Le opinioni pubbliche dei Paesi che compongono la NATO devono capire che non si può più dare la pace per scontata nei prossimi anni, e che la guerra è un fenomeno che coinvolge tutta la società, che deve sostenere i militari con uomini e mezzi.

Nel commentare la pubblicazione dei piani militari tedeschi di un possibile scontro con la Russia a est, Bauer ha detto:

Non mi pare una novità, Mosca per noi è una minaccia e proprio per questo abbiamo sviluppato contromisure.

Bauer aggiunge che la Russia ha aumentato la produzione di missili molto di più del fabbisogno per la guerra in Ucraina, inoltre:

Mosca sta ricevendo missili dalla Nord Corea e ci aspettiamo che li riceva anche dall’Iran, benché al momento non abbiamo ancora osservato tali forniture.

Il grosso dell’esercitazione si terrà nel quadrante Germania – Polonia – Baltico, ovvero dove si trova il Corridoio Suwalki, uno dei punti più deboli dell’alleanza rispetto ad una possibile offensiva russa.

Si tratta di una stretta striscia di terra strategica lunga 104 kmm che separa l’exclave russa di Kaliningrad dalla Bielorussia, al confine tra Polonia e Lituania.

In caso di offensiva russa contro la NATO, a Mosca basterebbe prenderne il controllo per isolare i Paesi Baltici e le forze Nato presenti in Estonia, Lettonia e Lituania dal resto dell’Alleanza.

Altri 20mila uomini provenienti dai Paesi alleati sono previsti per la ‘Nordic Response’, altra esercitazione, proseguimento naturale della ‘Steadfast Defender 2024’, che avverrà nel nord della Norvegia, della Svezia e della Finlandia, nonché nei corrispondenti spazi aerei e marittimi.

La storia si ripete ormai da millenni. L’umanità è soggetta ad inevitabile destino che la induce alla bramosia di conquista per estendere il proprio dominio. Logiche espansionistiche per detenere potere territoriale ed economico – finanziario.

E poi?

Quale sarà il fine ultimo se, dopo esserci sbranati, non rimarrà altro che un territorio desolato, senza più confini e una folla sperduta, che vagherà senza meta alla ricerca di risorse per la sopravvivenza?

Auspichiamo che prevalga sempre il timore di non superare il limite dell’uso incontrollato degli arsenali nucleari.

Anche solo il timore, poiché il buon senso, che dovrebbe essere il fattore di contenimento di prevaricazione e violenza, pare che non sia parte in causa per una porzione considerevole dell’umanità, perlomeno quella che può decidere di trascendere da una pacifica esistenza umana abbandonandosi alla distruzione.

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Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.