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Digitale: una metamorfosi senza ritorno – Parte uno

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Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto.


Chiedo scusa a Kafka se mi sono impossessato dell’inizio di uno dei suoi scritti più belli, ma credo sia il momento di riadattarlo alla nostra epoca storica: la rivoluzione digitale.

Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregorio Sansoni si trovò trasformato in un essere diverso rispetto a quello che era prima. Molto diverso.

Spense la sveglia che suonava dal suo smartphone. Voleva scendere dal letto per andare in bagno e prendere un caffè, ma una forza irresistibile lo trattenne al caldo del letto, dove lesse le ultime notizie, controllò i suoi status sui social, rispose ad una veloce mail di lavoro e a qualche buongiorno che era già giunto sui gruppi WhatsApp.

Poi disse ad alta voce:

Luisa, voglio il caffè tra sette minuti.

Aveva deciso di chiamare così il suo assistente virtuale, lo stesso nome della tata che lo accudiva da bambino.

Dopo essere uscito dal bagno, dove aveva ascoltato le ultime notizie su una piattaforma, in streaming, il caffè venne accompagnato da alcuni video divertenti su YouTube per iniziare bene la giornata.

Era il momento del risveglio e Gregorio avviò la app che, al suono di una musica orientale motivazionale, gli disse quali erano gli esercizi del giorno.

Era giunto il momento di andare a lavorare. Gregorio andò alla sua postazione e iniziò le pratiche di una normale giornata di banale routine lavorativa.

La connessione wi-fi gli fece arrivare le mail a cui rispondere, l’elenco delle operazioni da compiere e la sua cartella conteneva tutti i documenti necessari per quel giorno.

Alle undici una pausa caffè, durante la quale creò una storia su Instagram per criticare le scelte dell’allenatore della sua squadra del cuore la sera prima e pagò online due bollette, che scadevano proprio quel giorno. Glielo ricordò il calendario programmato che non perdeva un colpo.

Per la pausa pranzo controllò che cosa offrissero le varie app e decise che era il giorno adatto per farsi consegnare da Deliveroo un pranzo a base di sushi.

Mentre attendeva la consegna, ordinò sulla stessa piattaforma anche la spesa per la cena e alcuni oggetti che erano in offerta su Amazon e su EBay. Il giorno dopo avrebbe atteso la consegna a casa. Che gran cosa il telelavoro, pensò.

Terminato il pranzo si collegò a Zoom, dove era prevista una video call con i colleghi di un’altra divisione della sua azienda. Al termine un veloce briefing con il suo dirigente per la firma di un contratto da sottoscrivere digitalmente.

Terminato l’orario di lavoro, prenotò delle analisi, un normale checkup. Un messaggio del laboratorio gli comunicò che, a breve, avrebbe potuto fare tutto da casa: una banale puntura su un dito e dieci gocce di sangue su uno strumento di ultima generazione e risultati in tempo reale.

L’aperitivo di quella sera saltò. Due dei suoi amici avevano deciso di partecipare ad un campionato di videogiochi e la ragazza che avrebbe voluto frequentare aveva il corso di samba in diretta su TikTok con un’insegnante da Rio de Janeiro.

Gregorio Sansoni decise che avrebbe guardato una serie completa su Netflix e lo scrisse su Facebook, chiedendo consigli che fioccarono.

Trovò anche il tempo, mentre aspettava la consegna della spesa, di fare una partita a tennis tavolo con il suo solito avversario virtuale e riuscì anche a vincere.

Prima della cena seguì un video tutorial per rendere migliori la ricetta per gli spaghetti che avrebbe preparato e, mentre cucinava, ascoltò una lezione di catalano. Aveva deciso che sarebbe andato in vacanza a Barcellona e voleva essere pronto.

Dopo cena la serie che aveva scelto. Finalmente. Si guardò l’intera prima stagione, senza interruzioni e senza pubblicità.

Prima di andare a letto, però, si rese conto che qualcosa non andava.

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.